Il saluto del decano

Tutti fratelli e casa comune: un messaggio
di alto valore politico

 Il saluto del decano degli ambasciatori  QUO-006
10 gennaio 2022

Pubblichiamo il testo italiano del saluto pronunciato in francese all’inizio dell’u- dienza dal decano del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, l’amba- sciatore di Cipro, Georgios F. Poulides.

Santissimo Padre, sono profondamente onorato di presentarle, ancora una volta, in qualità di decano del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, i nostri migliori auguri di buona salute e di proficua prosecuzione della sua missione apostolica.

Mi permetta di esprimere la gioia di poter vivere insieme il consueto momento d’incontro che riempie i nostri cuori di speranza e mostra al mondo, simbolicamente, i rappresentanti degli Stati raccolti attorno al Santo Padre. L’anno della pandemia che si protrae ha visto la sua figura prodigarsi incessantemente a favore della pace, della costruzione del dialogo, della difesa dell’ambiente e della protezione dei nostri simili più deboli e indifesi. In ogni modo “opportune et inopportune”, ha comunicato instancabilmente che non ci si salva da soli. Come da lei indicato nell’enciclica Fratelli tutti la pandemia è indubbiamente la prova del nostro tempo nella quale nessuno può isolarsi né come individuo né come collettività. Dalla crisi sanitaria dovuta al Covid-19 non è possibile uscire ritrovando la normalità perduta con le sue ineguaglianze e sofferenze ma cercando soluzioni nuove che facciano cambiare i nostri stili di vita. Con Fratelli tutti, lei ha proposto una profonda “rivoluzione” della fraternità, di cui tutti possiamo essere attori: i singoli come gli Stati.

Essere fratelli vuol dire avere una casa comune. È un messaggio che lei ha esplicitato anche nell’enciclica Laudato si’ del 2015. E ce n’era bisogno! Il suo messaggio, in questi anni, ha contribuito a preparare il terreno fertile per un cambio di approccio della politica ambientale, tema dominante della Conferenza delle parti dell’Onu, meglio conosciuta come Cop26, tenutasi a Glasgow nell’anno appena trascorso. Conscio che il problema può essere risolto solo attraverso la collaborazione di tutti, lei ha lanciato e firmato in Vaticano lo scorso 4 ottobre, un appello congiunto rivolto ai partecipanti alla Cop26, insieme con decine di autorità religiose e scientifiche, nel quale si chiede l’adozione di un’educazione all’ecologia integrale che favorisca un modello culturale incentrato sulla fraternità. Tutti fratelli e casa comune! È un messaggio che ognuno può comprendere e che ha un alto valore morale e politico. Santo Padre, lei chiede un urgente cambio di rotta passando dalla “cultura dello scarto” a una “cultura della cura della casa comune”, poiché i giovani «non avranno un pianeta diverso da quello che lasciamo noi a loro [...] Questo è il momento della decisione che dia loro motivi di fiducia nel futuro» (Messaggio al sig. Alok Sharma, Presidente della Cop26, 29 ottobre 2021).

Santo Padre, vorrei ricordare a questo consesso le sue parole pronunciate nel messaggio per il lancio del Patto educativo globale del 2019: «Ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo per far maturare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente». La forza di tale messaggio di pace riecheggia ogni anno di più. Davanti all’emergere di nuove sofferenze e all’aggravamento di vecchi drammi, lei non offre semplicistiche soluzioni dall’orizzonte limitato ma ci invita a edificare una pace duratura. Ciascuno di noi è, e deve sentirsi, protagonista nella costruzione di un mondo pacificato concentrando le nostre azioni in tre direttrici da lei individuate e ben definite: incentivare il dialogo tra le generazioni realizzando progetti condivisi; promuovere l’educazione come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo; garantire condizioni di lavoro che realizzino la dignità umana (cfr Messaggio per la 55a Giornata Mondiale della Pace celebrata il 1° gennaio 2022).

Santo Padre, la sua straordinaria sensibilità al disagio umano e alla instabilità sociale è apparsa con forza nel suo viaggio nel cuore dell’Europa, in Slovacchia. Qui ha difeso la dignità e il diritto al lavoro con parole che mi permetto di condividere: «Come senza pane non c’è nutrimento, senza lavoro non c’è dignità» (Incontro con le autorità, la società civile e il Corpo diplomatico, Palazzo presidenziale, Bratislava, 13 settembre 2021). Lei invita a costruire società giuste e solidali basate sul lavoro affinché «nessuno si senta emarginato e si veda costretto a lasciare la famiglia e la terra di origine in cerca di maggiori fortune» (ibid.). Laddove queste condizioni sono ancora da costruire è necessario che il mondo non si volti dall’altra parte.

Forte è stato il suo appello, Santo Padre, lanciato durante il suo “pellegrinaggio alle sorgenti della fraternità e umanità” a Cipro e in Grecia, a favore dell’integrazione dei migranti: «il mare che molti popoli abbraccia, con i suoi porti aperti ricorda che le sorgenti del vivere insieme stanno nell’accoglienza reciproca» (Videomessaggio in occasione del viaggio apostolico a Cipro e in Grecia, 29 novembre 2021). La Santità Vostra, a Cipro, ha esortato la comunità internazionale affinché rifugga dalla tentazione di erigere i «muri della paura» e ha auspicato che l’isola, crocevia delle civiltà, possa divenire «un cantiere di pace» (Incontro con le autorità, la società civile e il Corpo diplomatico, Palazzo presidenziale, Nicosia, 2 dicembre 2021). Sono stato testimone diretto del suo viaggio apostolico a Cipro, maggioritariamente ortodossa, e ho potuto constatare come la sua presenza non solo susciti entusiasmo, ma unisca e dia speranza. In Grecia ha focalizzato l’attenzione sull’importanza dell’accoglienza, perché quando si tratta di migranti, rifugiati e profughi, in gioco ci sono vite umane, e ha sottolineato che «quando i poveri vengono respinti, si respinge la pace» (Visita ai rifugiati, Mytilene, 5 dicembre 2021).

Pace e dialogo sono state al centro anche del suo primo storico viaggio in Iraq dove, nell’alveo dell’enciclica Fratelli tutti, ha posto l’accento sul concetto e la prassi della fraternità, proseguendo contestualmente il percorso tracciato dal Documento sulla Fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi. Santo Padre, in occasione dell’incontro con le autorità al Palazzo presidenziale di Baghdad lo scorso marzo, lei ha ricordato che «una società che porta l’impronta dell’unità fraterna è una società i cui membri vivono tra loro in solidarietà», ma ha anche lanciato un appello alla comunità internazionale affinché «non faccia mancare la mano tesa dell’amicizia e dell’impegno costruttivo» per il mantenimento della pace.

Santo Padre, mi permetta di riconoscere il suo impegno a favore della valorizzazione delle donne e il riconoscimento del ruolo attivo della donna nella società e nella costruzione della storia dell’umanità. Faccio mie le sue parole: «Dobbiamo lottare per la dignità delle donne: sono coloro che portano avanti la storia» (Conferenza stampa durante il volo di ritorno, viaggio apostolico in Iraq, 8 marzo 2021).

Abbiamo constatato in lei, Padre Santo, un coraggio evangelico che ci ispira. Davanti al Colosseo, il 7 ottobre 2021, nella cerimonia interreligiosa organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, quasi guardando il mondo futuro, lei ebbe a dire: «Questo è il vero coraggio, il coraggio della compassione, che fa andare oltre il quieto vivere, oltre il non mi riguarda e il non mi appartiene. Per non lasciare che la vita dei popoli si riduca a un gioco tra potenti. No, la vita dei popoli non è un gioco, è cosa seria e riguarda tutti». Sono parole che ispirano il suo ministero, ma anche la nostra azione di diplomatici e di famiglia diplomatica. Vogliamo tutti condividere il suo coraggio, testimoniando che la vita dei popoli è cosa seria e ci riguarda tutti.

Santo Padre, la prego di accettare i più fervidi auguri di buon anno e di buona salute. Tengo a ringraziarla a nome della famiglia diplomatica presso la Santa Sede che rappresento in veste di decano, per la forza che ci ha trasmesso nell’anno appena trascorso.

Grazie, Santo Padre, per la sua opera instancabile, speranza per tanti popoli, tanti uomini e donne.