L’inferno è solipsistico Solo aprirsi all’altro rende liberi

Quel che ci unisce è la ricerca della fraternità

23 dicembre 2021

Pubblichiamo un articolo tratto dal sito della rivista «Vita e Pensiero».

Ogni persona umana è una piccola verticale precaria definita sull'orizzontalità della terra. Nessuna di queste piccole verticali sta in piedi da sola, in isolamento. Riusciamo a reggerci grazie agli altri.

Ora, questa reciproca interdipendenza non va intesa come un difetto, come una limitazione, come qualcosa di negativo, ma piuttosto come un regalo, una fortuna: dipendere l’uno dall'altro è un dono.

L’inferno è solipsistico e narcisistico. Cos'è la fraternità? Bene, non solo il riconoscimento di questa reciproca interdipendenza, ma, soprattutto, la sua coltivazione. Si potrebbe anche dire qualcosa di paradossale come questo: la fraternità è la coltura della fraternità. Le espressioni più evidenti di questa coltivazione hanno un carattere generativo: quando siamo capaci di più rispetto, più comunione, più giustizia, più amicizia, più amore...

Ma non è meno importante ciò che accade dal punto di vista della limitazione: coltivare la fraternità è anche non fare del male, non dominare là dove si potrebbe dominare, non appropriarsi di ciò di cui ci si potrebbe appropriare, non occupare o prendere più di quanto sia necessario... In breve: non danneggiare gli altri; mantenere la vigilanza necessaria per evitare a tutti i costi il momento della disumanità. L'umanità consiste nell’evitare la disumanità.

Quindi, coltivare la fraternità è un movimento circolare che va dal non fare del male a generare legami di rispetto e di amore e da qui, di nuovo, a non fare del male.

Lo sforzo quotidiano di questo impegno va celebrato nelle festività, cioè nei momenti in cui si canta e si rinnova la più grande delle celebrazioni: il vivere vicino a quelli che vivono.

Celebriamo il vivere insieme a quelli che vivono, e festeggiamo, anche, il vivere vicino al ricordo di quelli che hanno vissuto.

Ciò che ci unisce nella celebrazione è il mistero della nascita: l'inizio assoluto. Principio inspiegabile; meraviglia e mistero della vita. Ci incontriamo essendo stati inizio e continuando a essere inizio in modo diacronico. L’esperienza di essere nel mondo è associata a questo incontrarci qui, avendo cominciato e continuando a cominciare.

Nell’essere venuti alla vita c'è qualcosa di più sorprendente e definitivo che nell'essere destinati a morire. Alla celebrazione segue la preghiera della speranza: ci sia pace; quella del pane quotidiano; quella del suono della pioggia del mattino; quella di tutti; e la tua. Non parlo di quella quiete tesa che ci rimane addosso quando siamo liberi dagli impegni, intendo proprio parlare di pace delle persone. Di ogni persona, di ogni anima. La pace, soprattutto, delle persone che non hanno avuto pace.

Tutto ciò che è importante (alto, divino) è lì: nella coltivazione della fraternità, nella celebrazione dell’inizio e nella preghiera della pace. Tutto questo, insieme, è ciò che vibra nel mistero del Natale.

di Josep Maria Esquirol