La valigia pronta

23 dicembre 2021

Nei  primi 9 mesi  del 2021 le  nascite  in Italia sono  12.500 in meno  rispetto allo stesso periodo del 2020,  un calo quasi doppio rispetto a quanto osservato tra gennaio e settembre dell’anno precedente. Ancora un record negativo, dunque, per la natalità nel Paese. È quanto emerge dal bollettino dell’Istat  Natalità e fecondità della popolazione residente 2020. «Nel 2020 i nati sono 404.892 (-15 mila sul 2019). Il calo
(-2,5% nei primi 10 mesi dell’anno) si è accentuato a novembre (-8,3% rispetto allo stesso mese del 2019) e dicembre (-10,7%), mesi in cui si cominciano a contare le nascite concepite all’inizio dell’ondata epidemica».

Non è forse anche questo (a suo modo ovviamente) un bollettino di morte?

I bambini sono sulla bocca di tutti ma nella testa di pochi.

La loro “tutela” è un argomento poco funzionante nei fatti ma estremamente funzionale per fare bella figura in società.

Adoriamo occuparci dei bambini a patto che questi si paghino il viaggio da soli.

Nelle pieghe del nostro tempo infatti un bambino esiste a partire dalla sala parto.

Dimentichiamo il viaggio, lunghissimo, impervio, sempre più spesso rimandato, che devono affrontare per arrivare alla notte nella quale i loro genitori lo concepiranno.

“In dolce attesa” si dice, in maniera un po’ stucchevole, di una coppia che aspetta un bambino. Per i bambini invece l’attesa non è dolce.

I genitori attendono nove mesi, i bambini molto di più, sono i viaggiatori in perenne ritardo e molti di loro non finiranno mai quel tragitto. Quelli che ce la fanno arrivano felici ma sfiniti.

Il lavoro che manca, la casa che non c’è, la pandemia… tante sono le preoccupazioni che colpiscono le coppie e talvolta le scoraggiano nell’avere figli.

Sono tutti argomenti reali, dolorosi e contingenti.

Ripeto, reali, dolorosi e contingenti.

Ma sapete perché funzionano?

Perché, così come per le vacanze o magari la revisione auto, programmiamo il loro arrivo.

Perché trattiamo i bambini come un piano e non come un destino.

Alcuni sostengono che se aspettiamo il “momento giusto” il bambino non arriverà mai.

Credo si tratti di una prospettiva sbagliata che non va confutata ma semplicemente ribaltata.

Qualunque momento per l’arrivo di un bambino è quello giusto.

Una frase apparentemente banale, molto “semplice da dire” più complessa se la rapportiamo alle contingenze.

Ma le contingenze hanno un punto debole: nascono dalla paura.

Cosa può nascere da ciò che spaventa?

“Nascere” e “paura” sono parole che faticano ad abitare lo stesso ragionamento, una confuta l’altra. Una delle due tenderà a prevalere.

Non viviamo sulla Luna, l’arrivo di un bambino richiede un sistema di supporto alla genitorialità sul quale si sta lavorando ma, probabilmente, non si è ancora fatto abbastanza.

Non intendiamo solo di sostegno economico (peraltro importantissimo) ma di tutta quella rete di strumenti e servizi che risultano altrettanto fondamentali per crescere un figlio.

Sotto questo aspetto certe regioni sono più fortunate di altre ma il problema di fondo rimane.

Perché programmare un figlio? In base a quale calcolo il momento sarà (o meno) propizio?

Chi valuta l’esattezza di quel calcolo?

Ma soprattutto, che rapporto può esserci fra la vita e il calcolarla?

Una coppia che si ama è già in tre. Fin da quel presentimento che il bene scrive in bella calligrafia nel nostro sangue, passando per la fatica quotidiana fatta di autobus, uffici e sere con cibi surgelati.

Per tutte quelle ore che sembrano peggiori di quelle brutte, ovvero quelle vuote, apparentemente senza senso, non siamo soli.

In nessuno di quei giorni nostro figlio ci ha lasciati soli.

Che si tratti della nostra miseria, dei nostri guai o magari di quella luce che, di quando in quando, ci sembra ancora di emettere; ogni bambino merita di potersene sincerare di persona.

“Che faccia avrebbe un figlio con te?” ci domandiamo, segretamente, senza dirlo alla persona che stiamo fissando. È il primo modo di dirle “ti amo”.

A quella domanda la risposta esiste già, ha la valigia in mano e un biglietto senza la data.

di Cristiano Governa