Gli auguri ai dipendenti vaticani

La famiglia è il luogo dove si sperimenta la Provvidenza

 La famiglia è il luogo dove si sperimenta la Provvidenza  QUO-292
23 dicembre 2021

«Come ci insegna la storia di Giuseppe e Maria, la famiglia è il luogo privilegiato in cui si sperimenta la Provvidenza di Dio»: lo ha sottolineato il Papa nel discorso rivolto ai dipendenti vaticani incontrati stamane, giovedì 23 dicembre, nell’Aula Paolo vi per il tradizionale scambio degli auguri di Natale.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Ringraziamo Dio che ci fa ritrovare per farci gli auguri di buon Natale. Di cuore lo auguro a voi, papà, mamme, figli, nonni, e a tutti i vostri cari. Che Gesù possa nascere nei vostri cuori e nelle vostre famiglie. E come nasce Gesù? Nell’amore. Non c’è un’altra strada. Lo dice anche un famoso canto sacro: “Dov’è carità e amore, lì c’è Dio”. Lì nasce Dio, nasce dove l’amore si fa concreto, si fa vicinanza, si fa tenerezza, si fa compassione. Lì c’è Dio.

Se, per esempio, in famiglia c’è il nonno o la nonna che non può più uscire facilmente, allora andiamo a trovarlo o a trovarla, con le attenzioni che la pandemia richiede, ma andiamo, non lasciamoli soli. E se non possiamo andare, facciamo una telefonata e parliamo un po’. Ma soprattutto, appena possibile, andiamoci, e stiamo un po’ con lui o con lei. Su questo dei nonni mi fermo un po’, perché in questa cultura dello scarto i nonni si scartano tanto. “Sì, stanno bene, stanno lì...”: non entrano nella vita. A me viene in mente una cosa che, da bambino, una delle mie nonne mi ha raccontato. C’era una famiglia dove il nonno abitava con loro e il nonno invecchiava. E poi, a pranzo o a cena, quando prendeva la minestra, si sporcava. E a un certo punto, il papà disse: “Non possiamo vivere così, perché non possiamo invitare amici, con il nonno... Farò in modo che il nonno mangi e ceni in cucina. Gli farò un bel tavolino”. E così è successo. Una settimana dopo, torna a casa e trova il figlio di dieci anni che gioca con il legno, i chiodi, il martello... “Cosa stai facendo?” — “Un tavolino, papà” — “Ma perché?” — “Per te, per quando sarai vecchio”. Non dimentichiamo che quello che noi seminiamo i nostri figli lo faranno con noi. Per favore, non trascurare i nonni, non trascurare gli anziani: sono la saggezza. “Sì, ma lui mi ha fatto la vita impossibile...”. Perdona, dimentica, come Dio perdonerà te. Ma non dimenticare gli anziani, perché questa cultura dello scarto li lascia da parte, sempre. Scusatemi, ma a me sta a cuore parlare dei nonni, e vorrei che tutti andassimo su questa strada.

Carissimi, vorrei augurarvi che il Natale vi porti un po’ di serenità, specialmente se state vivendo un periodo pesante, con preoccupazioni... Ogni famiglia ne ha, ma a volte ci sono situazioni più difficili. Prego perché chi ne ha più bisogno riceva il dono della serenità, personale e familiare. La pandemia ha causato molti problemi alle famiglie, problemi sia economici, sia psicologici. Penso ai ragazzi, agli adolescenti, che hanno risentito in modo particolare dei periodi di isolamento e di didattica a distanza. Ma ogni età ha avuto i suoi disagi con la pandemia.

E per quanto riguarda il lavoro, come vi dicevo un anno fa, abbiamo cercato di garantire l’occupazione; ci siamo impegnati a non lasciare nessuno senza lavoro. Certo, la gestione del periodo di chiusura non è stata facile; so che c’è stato qualche problema, lo so; spero che si possano trovare soluzioni soddisfacenti attraverso il dialogo, cercando di venirsi incontro, sempre nel rispetto dei diritti dei lavoratori e del bene comune.

Chiediamo per questo l’intercessione di San Giuseppe: lui è “competente” nel campo del lavoro! Ma non solo. Anzi, in realtà, lui è prima di tutto il custode di Gesù e della Vergine Maria. E perciò è anche il patrono della Chiesa. Come sapete, tutto quest’anno è stato dedicato a San Giuseppe: ne sono stato molto contento, e spero che vi abbia aiutato a sentirlo più vicino, più presente nella vostra vita, nelle vostre famiglie. A lui potete affidare certe situazioni un po’ complicate, in cui ci si accorge che le nostre forze non bastano, che non ci sono soluzioni a portata di mano. Allora potete rivolgervi a San Giuseppe, nella preghiera. Lui è uno di poche parole — nel Vangelo non parla mai, non ci sono parole di Giuseppe —, di poche parole ma di molti fatti. Provate. Un uomo che ascolta la volontà di Dio e la mette in pratica, senza tentennamenti. Io lo prego sempre, per questo bisogno, quell’altro, quell’altro, e lui sempre risponde.

E sapete in che modo Dio gli rivelava la sua volontà? Nel sonno, mentre lui dormiva. Questo è un fatto raccontato dai Vangeli, e ha anche un senso simbolico: non si tratta solo di sogni in senso psicologico, ma di rivelazioni del disegno divino, che lui riceveva nel sonno e poi, al risveglio, subito realizzava. Lo vediamo quattro volte: la prima, quando deve prendere in sposa Maria; la seconda, quando Erode minaccia la vita di Gesù e bisogna fuggire in Egitto; la terza, quando è il momento di tornare in patria; e la quarta, quando si tratta di stabilirsi a Nazaret. Tutte queste “indicazioni di percorso”, il Signore le ha date a Giuseppe in sogno, mediante un angelo. Ma non erano fantasie, allucinazioni, al contrario, erano messaggi ben aderenti alla realtà, destinati a guidare il cammino della Santa Famiglia. Erano la manifestazione della Provvidenza di Dio.

E su questa parola, Provvidenza, fermiamoci un momento. Come ci insegna la storia di Giuseppe e Maria, la famiglia è il luogo privilegiato in cui si sperimenta la Provvidenza di Dio. Perciò voglio augurare anche a voi, a ciascuna delle vostre famiglie, proprio questo: di fare esperienza della mano paterna di Dio che guida i nostri passi sulle sue vie, per il bene degli sposi, per il bene dei figli, per il bene di tutta la famiglia. Non sempre i disegni di Dio sono chiari; spesso si manifestano con il tempo, richiedono pazienza; richiedono soprattutto fede, tanta fiducia che Dio vuole solo e sempre il bene, il maggior bene per noi e i nostri cari. E allora bisogna fare come San Giuseppe: abbandonarsi a Dio – questo significa il sonno – per ricevere i suoi messaggi.

Io prego per voi. Pregate anche voi gli uni per gli altri, così la comunità di lavoro si consolida, si fa più unita. Vi ringrazio di essere venuti a questo incontro. Prego San Giuseppe e prego la Madonna che vi accompagnino nel vostro cammino, e Gesù, il Salvatore, riempia di gioia e di pace i vostri cuori e le vostre case. A tutti voi e alle vostre famiglie, auguro Buon Natale. E vi ringrazio per tutto il lavoro che fate qui: grazie tante!