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na indagine ha certificato che «i quindicenni italiani sono bocciati in lettura. Uno studente su quattro ha difficoltà a comprendere il significato di un testo di media lunghezza».
Ma anche fra gli adulti la situazione si fa preoccupante. «Analfabeti si (ri)diventa!».
A furia di leggere sul digitale tanti testi brevi (messaggi, email, ma anche notizie flash), e a furia di scrivere messaggi senza punteggiatura, ma pieni di faccine e di sigle (o addirittura dettati a voce), disimpariamo a leggere e a scrivere.
Consumiamo ogni giorno migliaia di parole, ma la qualità media della lettura è scarsa, e così il nostro cervello resta “in superficie”.
Ed ecco, allora, il tragico destino del Verbo di Dio, che abbiamo ascoltato nel Vangelo: «Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto».
Rischiamo di non poter accogliere Cristo, perché non sappiamo più leggere; non sappiamo più ascoltare.
Tragico destino della Parola di Dio: ha creato i cieli, ed è stata respinta sulla terra. Ha creato tutto, ma è caduta nel vuoto tra gli uomini.
Tanti uomini hanno avuto e hanno il coraggio di dire: «Dio non serve a nulla!». Oppure si ricordano di lui nei casi disperati, o lo chiamano a gettone con preghiere meccaniche.
«Viviamo in un’epoca nella quale la parola è troppo spesso violenta, aggressiva, addirittura brutale» (cardinale Gianfranco Ravasi).
Ma quella Parola, come ci ricorda san Paolo nella seconda lettura, ci ha «predestinati a essere figli adottivi di un Dio immenso e creatore».
Per ringraziare Dio di questa sua predilezione nei nostri riguardi, impegniamoci ad ascoltare la Parola di Dio, a meditarla, ad assaporarla, perché porti veramente frutto nella nostra vita.
Il Vangelo in tasca, di Leonardo Sapienza