Due documenti della Pontificia Accademia per la vita e della Commissione vaticana covid-19

L’attenzione della Chiesa ai bambini in tempo di pandemia

22 dicembre 2021

«Lasciamo che i bambini vadano a scuola»: parafrasando l’evangelico «lasciate che i bimbi vengano a me», la Pontificia Accademia per la vita (Pav) lancia un rinnovato appello per questo Natale ancora segnato dal coronavirus. Lo fa attraverso la nota La pandemia e la sfida dell’educazione - Bambini e adolescenti al tempo del covid-19 pubblicata oggi, 22 dicembre, giorno in cui viene diffuso anche un analogo documento, datato giovedì 15, a cura della Commissione vaticana covid-19 — istituita dal Papa in seno al Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale — intitolato Bambini e covid-19 - Le vittime più vulnerabili della pandemia.

La nota della Pav

«La Chiesa cattolica indica l’urgenza di rimuovere pesanti ostacoli che impediscono un sano e positivo inserimento dei bambini e degli adolescenti nella società — spiega la Pav —. I ragazzi devono frequentare la scuola». Ecco allora l’auspicio, modellato sulle parole di Cristo, «lasciamo che la scuola sia un ambiente sano» e «che i più piccoli abbiano buoni maestri, capaci di pazienza e di ascolto».

Inoltre, chiede la nota, occorre «sentire prepotente nei cuori — e nell’azione pastorale — la spinta a portare i più giovani da Gesù. Lasciamo che vadano a Lui con le loro domande». Del resto, «includere le risposte a tali interrogativi nei cammini di iniziazione alla fede è un’opportunità».

Il documento si apre con la descrizione di quella che è stata chiamata una “pandemia parallela”. Infatti sebbene sui minori l’impatto delle manifestazioni cliniche sia contenuto, lo stress psicologico provoca disagi e patologie, con conseguenze diversificate a seconda dell’età e delle condizioni sociali e ambientali. Tale «pandemia parallela, che colpisce le generazioni nella fase in cui si sviluppano le energie finalizzate ad alimentare l’immaginazione del futuro, è destinata a incidere in particolare sugli adolescenti». Perciò la nota della Pav «vuole fare tesoro di quanto vissuto, riconoscendo le risorse positive emerse ed evidenziando luoghi particolarmente fragili e problematici, al fine di affrontare il futuro con speranza».

Dopo aver analizzato «le risorse di bambini e adolescenti al tempo del covid-19» in termini di «sensibilità, resilienza e fiducia nella scienza», il documento individua «quattro sfide urgenti: aprire il più possibile le scuole, custodire le relazioni familiari, educare alla fraternità universale e trasmettere la fede». Soprattutto la prima di esse porta con sé una serie di conseguenze negative che la Pav elenca: crescita dell’abbandono scolastico in seguito all’interruzione delle lezioni (almeno 10 milioni di bambini non torneranno a scuola, venendo riassorbiti da lavoro minorile e sfruttamento); regressione delle abilità e acquisizioni scolastiche (specie per l’accentuarsi del “digital divide” connesso con la didattica a distanza); riduzione dell’apporto calorico quotidiano per i bambini che vivono in zone dove il sistema scolastico provvede anche al cibo (mentre al contrario, la chiusura delle scuole si associa nel mondo sviluppato a stili di vita meno sani); impatto sulla salute mentale; dipendenza da internet, videogame o Tv.

La Commissione

Un’alleanza tra i governi, le organizzazioni della società civile e quelle della Chiesa “unite” per alleviare la crescente sofferenza dei bambini, è quanto chiede la Commissione vaticana covid-19, prendendo spunto dalla constatazione che l’attuale situazione sanitaria ha spinto molti minori in condizioni di povertà, lasciandone altrettanti senza genitori. «Lo sfruttamento e la violenza contro i bambini sono aumentati — spiega la Commissione— e l’accesso alle strutture educative è stato ridotto».

Articolato in tre parti, il documento offre una fotografia del contesto odierno, quindi lo analizza alla luce del magistero, infine propone un piano d’azione concreta. Quella iniziale spiega come un’intera generazione stia sopportando il peso delle conseguenze economiche, sanitarie e sociali della pandemia, come l’incremento della povertà, la crescente insicurezza alimentare e l’aumento di violenze, abusi e sfruttamento.

Nella «consapevolezza che garantire e proteggere i diritti dei bambini può promuovere uno sviluppo economico e sociale a lungo termine», la Commissione rimarca come senza protezione o educazione i bambini abbiano «più probabilità di cadere in povertà, di avere problemi di abuso di sostanze o di salute mentale». Si stima che, più di 5 milioni di essi abbiano perso un genitore, un nonno o un tutore a causa del covid-19; uno ogni 12 secondi. Nei Paesi a basso reddito, dopo decenni di riduzione della povertà, 150 milioni di bambini sono precipitati in questa spirale e 160 milioni sono finiti impiegati nel lavoro minorile.

Stesso discorso sul fronte dell’insicurezza alimentare: nel 2020, 6-7 milioni di nuovi casi di malnutrizione acuta nei piccoli sotto i cinque anni hanno portato alla morte di circa 10.000 di essi al mese, l’80% dei quali nell’Africa subsahariana e Asia del sud. Anche la Commissione  inoltre, come la Pav, rileva i significativi ritardi nel campo dell’istruzione. Più di 168 milioni di ragazzini hanno perso un intero anno scolastico e molti altri hanno avuto una scolarizzazione ridotta.

Per non parlare di violenza domestica e sfruttamento, visto che i servizi di prevenzione sono stati interrotti. Ne sono vittime in particolare le ragazze. Circa 10 milioni di esse corrono il pericolo di un matrimonio infantile, mentre aumentano le gravidanze di bambine. E la nota non dimentica la sorte dei minori immunocompromessi o con disabilità, specie quanti vivono in strutture d’assistenza.

Attingendo al magistero di Francesco e alla Dottrina sociale della Chiesa, la seconda parte sottolinea come gli orfani dovrebbero rimanere in una famiglia, quando possibile; e che la violenza contro i piccoli è contraria al messaggio del Vangelo.

Ecco allora i piani d’azione proposti ai responsabili politici e alla società civile da un lato e alle organizzazioni ecclesiastiche dall’altro. Per quanto riguarda i primi, si tratta di promuovere l’equa distribuzione del vaccino, rafforzare i sistemi di cura all’interno della famiglia, dedicare una maggiore spesa di bilancio alla protezione dei minori, combinare i trasferimenti di denaro per i poveri con programmi complementari e proteggere quanti hanno subito un trauma alla riapertura delle scuole. Alle seconde è invece richiesto di preparare diocesi e parrocchie a intervenire rapidamente, di garantire un’assistenza sicura e arricchente all’interno delle mura domestiche, di raddoppiare gli sforzi per trovare una famiglia per ogni bambino, di affrontare direttamente l’aumento della violenza contro i minori.