Il racconto

Alidad e i diciotto pescatori

 Alidad  e i diciotto pescatori  QUO-291
22 dicembre 2021

Alidad e i diciotto pescatori: ecco la storia — a lieto fine — scritta stamani nel “grande libro” dell’Aula Paolo vi , sempre più crocevia di incontri e speranze, nell’ultima udienza generale di Papa Francesco prima del Natale. Culminata con abbracci alle persone più fragili, in particolare ai bambini ammalati e con disabilità.

E in Aula — proprio accanto alla famiglia giunta da Lesbo (la storia è raccontata a pagina 2) — c’è Alidad Shiri, anch’egli afghano. È arrivato in Alto Adige nel 2005, da solo, legato sotto un camion per scappare dalla guerra nel suo Paese d’origine. Aveva 14 anni. Ora di anni ne ha 29 e si è da poco laureato in Filosofia all’università di Trento con una tesi sulla situazione politica in Afghanistan. «Un inno d’amore» per la sua gente, per la sua terra, intriso però della forte consapevolezza che violenze e ingiustizie non portano a nulla.

Dopo le medie e la scuola professionale a Merano e Bolzano, Alidad ha deciso di continuare a studiare. Oggi vive tra Merano e Soprabolzano. La rete che lo circonda è stata la sua forza. «Tante persone mi hanno aiutato in un cammino difficile, grazie a loro sono riuscito a laurearmi, superando ogni mio sogno. Dopo la morte della mia famiglia in Afghanistan non riuscivo più a sognare. Arrivato in Italia, piano piano sono tornato a vivere» racconta. Ha perso il papà, la mamma, la nonna e la sorellina a causa della guerra.

Il viaggio è stato infinito: dall’Afghanistan al Pakistan e poi in Iran, Turchia, Grecia e, infine, in nave in Italia, fino a giungere a Bressanone, legato di nascosto all’asse delle ruote di un camion. Alidad è sopravvissuto a fame, sete, pericoli d’ogni genere, violenze e abusi.

Sulla sua storia, assieme alla sua insegnante Gina Abbate, ha scritto il libro Via dalla Pazza Guerra - Un ragazzo in fuga dall’Afghanistan , che stamani, proprio insieme alla professoressa, ha consegnato al Papa. Inoltre Alidad collabora con l’Associazione Carta di Roma per la corretta informazione sull’immigrazione. E anche la sua tesi L’Afghanistan e la tragedia della politica sarà forse presto pubblicata. Prossimo obiettivo? «Lavorare alle Nazioni Unite a Ginevra».

Francesco ha accolto in un abbraccio 13 dei 18 componenti degli equipaggi dei due pescherecci di Mazara del Vallo che per 108 giorni, dal 2 settembre al 17 dicembre di un anno fa, sono stati trattenuti in Libia. A un anno dalla «drammatica esperienza del sequestro e della prigionia» il Papa ha espresso solidarietà e incoraggiamento, assicurando la sua preghiera.

Erano presenti anche i familiari dei pescatori, con il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, alcune autorità civili e i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil. «Una presenza significativa — ha fatto notare il presule — per il dialogo e la collaborazione tra Chiesa e mondo sindacale che, in qualche modo, fa parte dello stile sinodale».

«Il Papa aveva rivolto parole di incoraggiamento ai pescatori prigionieri — sono di diverse nazionalità, cattolici e musulmani — e ai loro familiari nell’Angelus del 18 ottobre 2020» ha ricordato monsignor Mogavero. «In quei momenti di grave incertezza le parole del Papa sono state di grande consolazione soprattutto per i familiari e hanno portato la vicenda sotto i riflettori del mondo», fino ad arrivare al gesto della liberazione.

E così, a distanza di un anno dal loro rilascio, i pescatori — all’udienza ne mancavano tre che sono ammalati e due che hanno fatto rientro nei loro Paesi di origine — hanno fortemente voluto ringraziare di persona Francesco per il suo interessamento e la sua vicinanza.

La comunità di Bolsena ha rilanciato la tradizione, iniziata dopo la visita di Paolo vi l’8 agosto 1976, offrendo a Papa Francesco «i pesci del nostro lago e i prodotti della nostra terra» ha spiegato Paolo Dottarelli, sindaco della «città del miracolo eucaristico».

Il premio Fair Play — un riconoscimento unico nel mondo dello sport — compie 25 anni. E per rilanciare l’impegno per la testimonianza di una cultura sportiva soprattutto ai più giovani, sostenendoli anche con borse di studio etiche per le scuole, una delegazione composta da sportivi di altissimo livello — capitanata da Andrea Lucchetta, tra le “icone” del volley mondiale, e Francesca Porcellato, l’atleta paralimpica più titolata — ha incontrato stamani Francesco per consegnargli il titolo di «Ambasciatore del fair play».

In particolare, gli sportivi hanno assicurato al Papa il loro impegno concreto, ringraziandolo «per la sua testimonianza e anche per le sue parole chiare sullo stile sportivo». Il premio Fair Play fa propri, infatti, il discorso del Papa ad Athletica Vaticana sul “fair play spirituale” di Pietro e Giovanni nella “corsa” verso il sepolcro e l’intervista alla «Gazzetta dello sport». Tra i presenti, Carolina Kostner, Gabriella Dorio, Giuseppe e Agostino Abbagnale, Andrea Giani, Ferdinando De Giorgi, Massimo Bonini.

Pinocchio “ambasciatore di valori positivi” tra i giovani: è la strategia della Fondazione nazionale Carlo Collodi, che da oltre 60 anni si occupa, appunto, della divulgazione delle opere delle scrittore e, in particolare, proprio delle Avventure di Pinocchio.

Il presidente Francesco Bernacchi ha donato al Papa una copia del libro e anche un’edizione dei Vangeli, entrambe illustrate dall’artista Antonio Nocera.

E ci hanno pensato sette zampognari — venuti dalla zona di Campobasso - Boiano, San Polo e Castelpetroso — a creare il clima natalizio eseguendo le tradizionali melodie in Aula Paolo vi , come fanno ormai dal 1993.

di Giampaolo Mattei