Un seminario alla Lateranense su Cop26 e ruolo dell’educazione universitaria

Fra teologia e finanza un’alleanza per il Creato

 Fra teologia e  finanza un’alleanza per il Creato  QUO-289
20 dicembre 2021

«Gestire e governare la sostenibilità: ecco la grande sfida che abbiamo di fronte, alla quale vogliamo rispondere». È con queste parole che il delegato per la Cattedra Unesco per il Ciclo di studi in Ecologia e Ambiente, Paolo Conversi, ha aperto il seminario «Il post Cop26 e il ruolo dell’educazione universitaria», che si è tenuto alla Pontificia Università Lateranense il 16 dicembre scorso. Il seminario, organizzato all’indomani della Conferenza sui cambiamenti climatici, che si è tenuta a novembre, a Glasgow, ha riunito intorno a un tavolo diversi mondi: istituzionale, del lavoro, della ricerca, della società civile, della cultura e dell’informazione. Il 7 ottobre scorso, Papa Francesco ha istituito proprio nell’Aula del convegno la Cattedra Unesco dedicata al Futuro dell’educazione alla sostenibilità e il Ciclo di studi in ecologia e ambiente, cura della nostra casa comune e tutela del Creato. «Ci è sembrato, pertanto, opportuno che il primo incontro di riflessione in seno alla Cattedra fosse proprio quello sul ruolo centrale dell’educazione universitaria di fronte a questa sfida», ha detto Conversi. «Un ruolo educativo che deve assumere un carattere transdisciplinare, adottando l’immagine usata spesso dal Papa, anche quando parla di ecologia integrale, del poliedro che ha molte facce, moltissimi lati, ma tutti compongono un’unità ricca di sfumature, perché il tutto è superiore alla parte”». «Nei summit del g 20 e della Cop26 che si sono svolti recentemente, gli Stati membri hanno confermato gli obiettivi di neutralità climatica al 2050 e di riduzione del 55% delle emissioni al 2030, pur con diverse sensibilità. Quello che occorre in concreto — ha affermato Mario Antonio Scino, consigliere giuridico del ministro per lo sviluppo economico — è che la transizione climatica sia socialmente inclusiva e economicamente sostenibile, verificando che le misure adottate siano sempre realizzabili, eque e senza effetti controproducenti, come ad esempio l’aumento dei prezzi dell’energia o la chiusura di filiere industriali che costringono l’acquisto di merci da Paesi terzi a prezzi maggiori». «La sostenibilità è un driver di crescita ormai irrinunciabile, un tema che deve essere sempre più integrato nel business non solo delle aziende ma anche delle istituzioni finanziarie», ha concordato Rodolfo Errore, presidente della Sace, la società che si occupa del sostegno alle imprese italiane nel loro processo di internazionalizzazione. «Dal punto di vista finanziario, la vera sfida è il Transition Financing, cioè fare in modo che quanti più progetti si trasformino in green attraverso un sistema premiale. In questo contesto, la Sace ha un ruolo di primo piano per la transizione ecologica italiana. Siamo infatti attuatori e gestori del fondo tematico New Green Deal in Italia nell’ambito del Next Generation Ue, attraverso il quale possiamo emettere “Garanzie Green” per sostenere gli investimenti e i progetti verdi delle imprese italiane. A beneficio del Paese e delle giovani generazioni che erediteranno il pianeta, sulle quali dobbiamo puntare e investire». Educazione e riorganizzazione della conoscenza sono la risposta alla sfida ambientale, secondo Annateresa Rondinella, coordinatrice dei Rapporti istituzionali per le Cattedre Unesco in Italia. «Occorre un approccio all’educazione come ‘bene comune” e alla conoscenza come “bene comune globale”. Metodologicamente, si tratta di facilitare un ambiente di ricerca transdisciplinare, divenendo una “comunità di saperi” capace di interfacciarsi con altri attori sociali per costruire una società ecologica giusta e sostenibile». Il mondo dell’informazione, oltre che dal direttore de «L’Osservatore Romano», Andrea Monda, era rappresentato anche da Sarah Varetto, executive vice president Communication, Bigger Picture and Inclusion Sky Italia, che, da anni, promuove la tutela del pianeta, dedicando programmi e approfondimenti. «Attraverso Sky Zero, la nostra campagna ambientale di Gruppo, ci siamo impegnati a far diventare Sky, entro il 2030, la prima entertainment company europea net zero carbon (un’azienda che non comporta alcun impatto netto sul clima dovuto alle emissioni di carbonio, ndr) e a utilizzare la forza della nostra voce per ispirare sempre più persone ad unirsi a noi in questo percorso», ha affermato Varetto. «Il ruolo dei media è importante. Come dimostrato da un recente studio, sette consumatori su dieci sono pronti a cambiare i propri comportamenti e un consumatore su tre ha modificato il proprio stile di vita grazie ai contenuti visti in Tv». Della promozione della conoscenza e della ricerca scientifica ha parlato Paolo Bonasoni, dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr di Bologna, mentre della necessità di innovare il sistema energetico globale attraverso la rinuncia al carbone e agli altri combustibili fossili, in primo luogo quelli derivati dal petrolio, ha riferito Antonino Salvatore Aricò, direttore dell’Istituto di tecnologie avanzate per l’energia Nicola Giordano Cnr-Itae Messina. «La sostenibilità del nuovo sistema energetico si potrà realizzare attraverso uno sviluppo diffuso e su larga scala delle fonti rinnovabili, un sempre maggiore utilizzo del vettore elettrico, in associazione ai combustibili rinnovabili, come l’idrogeno verde, e la transizione verso una mobilità elettrica o ad idrogeno».

Si può affrontare la sfida di una società ecologica e sostenibile anche dal punto di vista della teologia e dell’antropologia cristiana, ha sostenuto Stefano Zamboni, docente presso l’Accademia Alfonsiana di Teologia morale, che ha citato il libro della Genesi: «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse». «Il giardino è uno dei primi grandi simboli dell’immaginario biblico ed è assai evocativo del rapporto fra l’uomo e la terra», ha spiegato Zamboni. «Esprime una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura. Tra natura e libertà umana non vi è opposizione; esse sono invece chiamate ad una alleanza. Coltivare e custodire il giardino della creazione: è questa la linea direttrice di una libertà umana e di una politica che siano davvero al servizio della nostra “casa comune”».

di Marina Piccone