Bailamme

Miniatori, artisti prodigiosi e padri di Instagram

17 dicembre 2021

Siamo tutti miniatori? Non è forse quel che facciamo quasi tutti usando Instagram, ovvero componendo sul social (in post e stories) lettere e immagini in modo da dare uno sguardo rappresentativo alla realtà più ricco e profondo?

Gli antichi miniatori erano grandi artisti, come quel Franco Bolognese, di cui non sappiamo nulla, e che è pur citato da Dante insieme a Masaccio, Giotto, Odorisi da Gubbio. Figure spesso velate dalla storia, non assurte alla fama di grandi loro contemporanei. Eppure lo splendore d’Europa è anche quello delle loro miniature, delle loro invenzioni, dei loro prodigiosi capoversi e delle illustrazioni con cui accompagnavano le edizioni che fondavano il sapere.

Il sempre lungimirante Roberto Longhi auspicava che qualcuno prima o poi mettesse mano a uno studio monografico dedicato a uno di questi alluminatori, ritenendoli degni di attenzione tanto quanto i grandi artisti che hanno fatto immenso il patrimonio italiano. Alcuni di loro restano avvolti in un alone di mistero biografico, non solo quel Franco Bolognese ma anche uno che lo stesso Longhi indicava come “L’illustratore”. A lui, finalmente, per mano di uno studioso acuto e attento come Gianluca Del Monaco, allievo di un ramo della scuola longhiana che ha nel professor Benati un eminente prosecutore, viene dedicata dunque una monografia, edita da Bononia University Press. In L’Illustratore e la miniatura dei manoscritti universitari bolognesi del Trecento si percorre la storia della sua opera, il suo valore e l’importanza di una ricca officina editoriale che ebbe influenza in tutta Europa.

Questione da specialisti, si direbbe, se non che, appunto, oggi siamo tutti un po’ miniatori, ovvero stiamo provando, appena avuto uno strumento in mano, a miniaturizzare la nostra visione del mondo unendo lettere e immagini. Certo, niente a che vedere dal punto estetico con la prodigiosa inventiva di certi capolettera, di certe immagini di accompagnamento ai testi che diventavano mondi, sintesi simboliche e linguaggio tra i linguaggi, come mostra Del Monaco nella sua dotta ricostruzione. Ma di fatto, quelle antiche immagini e gli studi che ne mostrano la forza, ci dicono qualcosa intorno alla nostra natura non solo intorno a un momento della storia dell’arte e della editoria.

I cambi d’epoca sono sempre editoriali, ovvero sono segnalati nella loro profondità dai cambi nel mondo editoriale. Avvenne al crollo dell’impero romano con la risorgenza benedettina e i copisti, poi in era gutenberghiana nella crisi europea del 1500, e ora con la nascita di nuovi “falsi” editori come il mondo social. Vedere come di nuovo la lezione degli antichi miniatori ci inviti a un uso intelligente, simbolico e non narcisistico, cosmologico e non banale, sapienziale e non decorativo delle nostre miniature può essere uno dei modi con cui non diseduchiamo lo sguardo. Cioè l’anima.

di Davide Rondoni