Il cardinale Czerny capo-delegazione Santa Sede all’Incontro di alto livello dell’Unhcr

I muri per fermare i rifugiati aumentano sofferenze e conflitti

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16 dicembre 2021

La Santa Sede rilancia in tema di migrazioni il «forte appello di Papa Francesco a “fermare questo naufragio di civiltà” e, al contempo, riconosce la generosità e la solidarietà mostrate dai Paesi che continuano ad accogliere e ospitare sfollati». Lo ha detto il cardinale gesuita Michael Czerny, intervenendo ieri, 15 dicembre, all’Incontro di alto livello organizzato dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), con sede a Ginevra.

Il sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale ha ripetuto le parole del Pontefice durante la recente visita all’isola greca di Lesbo, rimarcando che «costruire muri non avvicinerà a soluzioni reali e sostenibili». Anzi — ha osservato — le divisioni «esacerbano solo la sofferenza umana e il conflitto». Al contrario, per il porporato, la strada maestra è quella della «fraternità e della solidarietà umana», da percorrere in «stretta collaborazione» con «la società civile», le «organizzazioni religiose» e le «Chiese locali».

Il capo della delegazione della Santa Sede all’Incontro di alto livello, ribadendo il sostegno alla visione e all’ambizione del Global compact on refugees (Gcr), si è quindi interrogato — a due anni dal primo Global refugee forum — sulla conseguenze della pandemia in riferimento alla situazione dei migranti. Da un lato, ha spiegato, il covid-19 «ha ritardato il raggiungimento di soluzioni durevoli»; però, dall’altro, ha consentito di «richiamare l’attenzione su parti del sistema di protezione internazionale che hanno bisogno di essere rafforzate e riformate». Rimane comunque il pericolo, è stata la sua denuncia, dell’indifferenza dinanzi al dolore dei rifugiati e di innumerevoli altre categorie di persone: dolore che spesso finisce con l’essere catalogato «come un evento quotidiano “normale”».

Sopraffatti dai dati sempre crescenti relativi a sbarchi e ingressi irregolari, si tende a «dimenticare che si tratta di persone e famiglie umane in cerca di sicurezza e di pace», ha spiegato Czerny. Ciò significa, ha detto ancora, «che non possiamo guardare dall’altra parte, negare la nostra comune umanità o ignorare coloro che stanno soffrendo». Invece bisogna scuotersi «dall’individualismo che esclude e risvegliare i cuori sordi ai bisogni del prossimo».

Da qui la gratitudine, espressa a nome della Santa Sede, per «quei Paesi che hanno preso impegni concreti, in particolare, nell’aumentare le quote di reinsediamento e nell’assicurare istruzione ai giovani rifugiati». Perché, ha concluso, «prevenzione, protezione e soluzioni durevoli sono inevitabilmente interconnesse».