Onorificenza dal capo dello Stato italiano

Mattia, 12 anni: l’Alfiere della Repubblica che ha adottato il suo papà

 Mattia, 12 anni: l’Alfiere della Repubblica che ha adottato il suo papà  QUO-285
15 dicembre 2021

Quando i genitori vacillano sotto colpi insostenibili — malati, deportati, migranti — i figli piccoli si fanno loro genitori. I bambini escono dall’infanzia, in tutto tranne che nella totalità degli affetti, e li prendono in braccio. Un miracolo di forza straordinaria che sgorga dalla debolezza ma che, evidentemente, non è un caso. Lo racconta di sé Liliana Segre, deportata bambina dai nazifascisti insieme al papà con il quale aveva tentato un’inutile fuga verso la Svizzera. Lo testimonia Edith Bruck, scrittrice, che sui treni verso Auschwitz, nel 1943, scopriva a 12 anni quanto fossero inermi i suoi adorati genitori.

Mattia Piccoli, 12 anni, ed il fratellino minore, Andrea, stanno sperimentando anche loro la fragilità senza ritorno di un genitore, il papà Paolo, colpito da Alzheimer precoce 10 anni fa, quando di anni ne aveva 40. Anche loro, senza pensarci, l’hanno preso in braccio.

L’Alzheimer è la malattia che ti riporta indietro. Le donne riabbracciano le bambole, gli uomini cercano i luoghi dell’infanzia. Paolo, ad un certo punto, non sapeva più rivestirsi da solo, dopo la doccia. Mattia, con il piccolino di casa Andrea, un giorno entrò in bagno ed iniziò con la semplice frase che s’era sentito dire tante volte, quando c’era da prepararsi la mattina: «Allora, papà, prima gli slip. Poi i pantaloni, ora mettiamo la canottiera...». Un rito amorevole che culminò nel suggello di ogni vestizione, l’allacciatura delle scarpe con il doppio nodo. I due fratellini, ognuno per quel che poteva, da quel giorno sono stati i custodi di papà Paolo «nelle cose che non poteva fare da solo». Mangiare, lavarsi, passeggiare, ricordare il nome di chi incontrava. La mamma. Michela Morutto, racconta di averne avuto, anche lei, un inaspettato sostegno di ottimismo e fiducia.

Mattia Piccoli, di Concordia Sagittario (Venezia), è da ieri, per nomina del capo dello Stato Sergio Mattarella, Alfiere della Repubblica: motivazione, essere il custode del suo papà. A lui ha dedicato il premio ed alla sua famiglia. La mamma Michela non ha potuto, però, non ricordare la solitudine di questa, come di altre straordinarie famiglie colpite dalla malattia che spenge coscienza e facoltà. Famiglie che fanno quel che possono, da sole. «È stato difficile perfino avere una diagnosi» ha detto. Mattia è solo un bambino che per Natale vorrebbe la bici e la maglia della sua amata Juventus. Ora è anche un Alfiere. La Repubblica, si impegna a prendere esempio da lui. E a prendere in braccio chi non ce la fa.

di Chiara Graziani