Nella chiesa di Saint-Sulpice a Parigi la messa di congedo dell’arcivescovo Aupetit

Perso d’amore ma per Cristo

 Perso d’amore ma per Cristo  QUO-282
11 dicembre 2021

«Una giornalista ha scritto: “L’arcivescovo di Parigi si è perso per amore”, ma ha dimenticato la fine della frase. La frase completa è: “L’arcivescovo di Parigi si è perso per amore di Cristo”». In un passaggio dell’omelia, accompagnato dagli applausi dei duemila fedeli presenti nella chiesa di Saint-Sulpice a Parigi, monsignor Aupetit ha replicato alle accuse rivoltegli da «Paris Match» in un articolo dell’8 dicembre scorso, riaffermando il senso profondo della propria vocazione: «Ieri ho perso la mia vita per amore di Cristo quando sono entrato in seminario. Oggi ho perso la mia vita per amore di Cristo. Domani perderò di nuovo la mia vita per amore di Cristo», perché «dobbiamo correre il rischio di amare, come Gesù». Gli applausi per monsignor Aupetit — a capo dell’arcidiocesi parigina per quattro anni fino al 2 dicembre scorso quando il Papa ha accettato la sua rinuncia — sono cominciati già al suo ingresso nella navata della chiesa. Il presule ha condiviso i suoi sentimenti e ha ringraziato i fedeli per l’affetto, ribadendo l’invito all’unità già espresso nella lettera di congedo scritta alcuni giorni fa. «Mi preoccupa l’unità al di là delle differenze che possiamo avere. Vi lascio oggi con la gratitudine, con la celebrazione dell’eucaristia che ci riunisce tutti, qualunque sia la nostra età e condizione».

«L’amore
è un rischio permanente»

Durante l’omelia, monsignor Aupetit ha messo in evidenza la «lucidità del Signore sulla condizione umana» in rapporto alla «frustrazione permanente della nostra umanità». È vero, ha rilevato, che spesso si cerca di compiacere la gente specie quando si tratta di conquistare i suoi voti, come per esempio, ha indicato, lo scenario delle prossime presidenziali rende evidente. Ma Cristo, ha detto il presule, non è un politico, «Gesù è libero». Libero della libertà del suo rapporto d’amore col Padre e libero per la salvezza dell’umanità, libero dalla gloria passeggera che i suoi contemporanei potevano offrirgli. Tuttavia, ha proseguito, «l’amore fa correre dei rischi» e Gesù li ha corsi mangiando con i peccatori o permettendo a una donna dalla dubbia reputazione di farsi lavare i piedi. Ma perché, si è chiesto l’arcivescovo emerito di Parigi, Gesù ha corso quei rischi? Per salvare quelle persone, perché «l’amore è un rischio permanente» e perché «se rimaniamo barricati in principi di precauzioni spirituali, la domanda sarà se amiamo veramente, se amiamo ancora Gesù».

Seguire
l’alfabeto divino

Monsignor Aupetit ha poi invitato i fedeli a seguire “l’alfabeto divino”, “l’alfabeto dell’amore”. Dalle prime lettere — con l’amore verso se stessi, i genitori, gli amici — fino alle lettere finali. La lettera “z”, ha osservato, «credo che consista nell’amare i propri nemici come dice Gesù» e «di fronte all’ingiustizia non c’è altro rimedio che andare alla lettera “z”».

La vicenda che ha portato alla rinuncia di monsignor Michel Aupetit e alla nomina dell’arcivescovo Georges Pontier in qualità di amministratore apostolico sede vacante et ad nutum Sanctæ Sedis di Parigi era cominciata il 23 novembre scorso con la pubblicazione di un articolo sul settimanale francese «Le Point», che criticava la gestione dell’arcidiocesi da parte del presule e metteva in risalto alcuni aspetti della sua vita privata, in particolare la presunta relazione con una donna ai tempi del suo ministero di vicario generale. Il presule aveva rigettato le accuse in una intervista a Radio Notre-Dame asserendo, fra l’altro, che chi lo ha conosciuto all’epoca e ha condiviso la sua vita quotidiana, avrebbe potuto «certamente testimoniare che non conducevo una doppia vita come suggerisce l'articolo», e concludendo di voler rimettere la vita «nelle mani del Signore: che mi permetta di servirlo ogni giorno nei miei fratelli».

di Alessandro De Carolis