Presieduto dal cardinale Tagle il rito di dedicazione della cattedrale di Nostra Signora d’Arabia

Parola, Eucaristia e carità per edificare la comunità cattolica in Bahrein

 Parola, Eucaristia e carità per edificare la comunità cattolica in Bahrein  QUO-281
10 dicembre 2021

La Parola di Dio, l’Eucaristia e il servizio della carità: sono le tre vie indicate dal cardinale Luis Antonio G. Tagle, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, alla comunità cattolica del Bahrein in occasione del rito di dedicazione della cattedrale di Nostra Signora d’Arabia, presieduto stamane, venerdì 10 dicembre, ad Awali.

Destinato a ospitare la sede del vicariato apostolico di Arabia del Nord, l’edificio di culto era stato fortemente voluto dal precedente vicario apostolico — il vescovo missionario comboniano Camillo Ballin, morto il 12 aprile 2020 — per i due milioni e mezzo di cattolici di Bahrein, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita, per lo più lavoratori migranti di diversi Paesi. Rievocando le vicende che hanno portato alla sua realizzazione, il cardinale Tagle a nome di Papa Francesco ha ringraziato il re Hamad Bin Issa Bin Salman Al Khalifa «per aver mantenuto la tradizione della famiglia reale di sostegno alla Chiesa cattolica e per aver donato il terreno» di novemila metri quadrati su cui sorge il tempio.

Quindi ha ricordato l’avviamento del progetto — con la posa della prima pietra avvenuta il 31 maggio 2014 — sostenuto dalla fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre” e «ora portato a termine con successo» dal vescovo cappuccino Paul Hinder, attuale amministratore apostolico del vicariato, presente alla celebrazione insieme con il nunzio apostolico Eugene Martin Nugent. Con una capienza di oltre duemila posti, ha una forma a tenda che richiama quella nella quale Mosè incontrò il suo popolo. «La dedicazione di una chiesa — ha spiegato all’omelia il prefetto di Propaganda fide — significa che essa è ora riservata ad attività sacre, per la gloria di Dio e la santificazione del popolo di Dio». Per tale motivo essa «viene solitamente chiamata “casa di Dio” e “casa della famiglia di Dio”». Da qui l’invito ai fedeli a tornarvi «spesso per incontrare il nostro Padre misericordioso» che «ci attende con impazienza. Sarebbe un peccato avere una bella casa senza nessuno che ci viva. Con i vostri frequenti incontri spirituali qui, chiunque entrerà» potrà sentire, respirare e toccare «l’amore e il calore della famiglia di Dio, piuttosto che il freddo vuoto di un edificio abbandonato», ha commentato.

Del resto, ha continuato Tagle, «mentre le pietre e il legno rimarranno insieme per molti anni», ai membri della comunità può bastare un solo giorno per «non andare d’accordo, ferirsi a vicenda e percorrere strade separate». Insomma, ha sottolineato il celebrante, «diventiamo pietre vive solo attaccandoci a Gesù», la pietra scartata dai costruttori che è diventata testata d’angolo, perché «senza di Lui» si rimane «pietre dure e fredde».

Un invito, che rilancia il senso dello stare «insieme. Nessuno, nessuna “pietra” — ha chiarito — dovrebbe essere lasciata sola. In Gesù diverse pietre possono unirsi; senza Gesù ci getteremo pietre l’un l’altro o getteremo via l’altro». E per spiegare «come rimanere pietre vive in Gesù che è la nostra pietra angolare», il cardinale prefetto ha attinto alle letture del giorno che propongono appunto «le tre vie» dell’ascolto della Parola, dell’Eucaristia — «offrendo noi stessi come sacrifici spirituali graditi a Dio» — e del servizio della carità. E riguardo a quest’ultimo aspetto ha auspicato che non vengano dimenticati quanti «hanno di meno: l’affamato, l’assetato, il forestiero, il senzatetto, il malato, il carcerato. Possano le pietre vive della comunità cattolica — ha concluso — contribuire al rafforzamento della solidarietà e dell’unità in Bahrein».