La natura profonda della Chiesa

 La natura  profonda della Chiesa  QUO-281
10 dicembre 2021

«Il tema della sinodalità non è il capitolo di un trattato di ecclesiologia, e tanto meno una moda, uno slogan o il nuovo termine da usare o strumentalizzare nei nostri incontri» ha precisato Papa Francesco in apertura del discorso del 18 settembre scorso ai fedeli della diocesi di Roma. «No! La sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione. E quindi parliamo di Chiesa sinodale, evitando, però, di considerare che sia un titolo tra altri, un modo di pensarla che preveda alternative. Non lo dico sulla base di un’opinione teologica, neanche come un pensiero personale, ma seguendo quello che possiamo considerare il primo e il più importante “manuale” di ecclesiologia, che è il libro degli Atti degli Apostoli. La parola “sinodo” contiene tutto quello che ci serve per capire: “camminare insieme”».

E «Camminare insieme» è il nome dato alla rubrica che oggi muove i primi passi su questo giornale.

È anche il titolo di un famoso documento scritto esattamente 50 anni fa dal cardinale Michele Pellegrino alla sua Chiesa torinese. In questa pagina con cui oggi s’inaugura la rubrica si può leggere appunto una riflessione su questo testo scritta da don Claudio Margaria, della diocesi di Saluzzo (che a questo testo ha dedicato la tesi di licenza all’università Gregoriana) e, nei numeri successivi, saranno pubblicati ampi brani di questa lettera che risalta oggi di una splendente forza profetica. Oltre a testi di riflessione, la rubrica vuole raccogliere testimonianze, storie che raccontino come la Chiesa sta vivendo questa fase del processo sinodale voluto da Papa Francesco.

Ecco perché oltre alla riflessione sulla lettera del cardinale Pellegrino, il lettore potrà trovare i testi di alcuni pastori di oggi, dal cardinale Wilton D. Gregory a quella dei giovani sacerdoti Enzo Gabrielli e Roberto Oliva. Se Papa Francesco richiama la Chiesa degli Atti degli Apostoli, nella lettera del 1971 il cardinale Pellegrino si rifà spesso a san Paolo, sant’Agostino, a san Massimo e, in particolare, ai documenti del concilio, in primis a Gaudium et spes: la storia della Chiesa è sempre contemporanea. Tutti insieme questi contributi di riflessione e di racconto compongono uno scenario ricco e fecondo, contrassegnato da un approccio schietto e franco; colpisce da questo punto di vista l’articolo di Roberto Oliva che parte dall’autocritica vista come un’esigenza fondamentale per avviare il processo sinodale.

Il 6 settembre scorso, parlando ai giornalisti nell’aereo che lo riportava a casa dopo il viaggio a Cipro e in Grecia, il Papa ha riconosciuto che sulla sinodalità («cioè ascoltarsi l’uno con l’altro, e andare insieme. Syn odòs: fare strada insieme») le Chiese ortodosse hanno qualcosa da insegnare alla Chiesa latina perché mentre le prime «hanno conservato questo. Invece la Chiesa latina si era dimenticata del Sinodo, ed è stato San Paolo vi a reinstaurare il cammino sinodale» circa 50 anni fa. Erano gli anni del concilio, del cardinale Pellegrino a Torino, ma anche gli anni della Chiesa primitiva di Gerusalemme, così come gli anni della Chiesa di oggi, di fronte alla chiamata e alla sfida del processo sinodale.

di Andrea Monda