Il saluto dell’arcivescovo Printezis

In ogni sofferente c’è Cristo

06 dicembre 2021

Le speranze e le prospettive suscitate dalla visita del Papa sono state rilanciate, nel suo saluto, da monsignor Josif Printezis, arcivescovo di Naxos, Andros, Tinos e Mykonos. «Le diamo il benvenuto a Lesbo, cinque anni dopo la sua prima visita» ha detto a Francesco. «Siamo molto felici che lei sia venuto di nuovo in mezzo a noi. La sua presenza qui rafforza anche la nostra piccola comunità cattolica dell’isola che, purtroppo, si vede impossibilitata ad accoglierla nella nostra piccola chiesa per pregare insieme, pastore e gregge».

L’arcivescovo ha ringraziato il Pontefice per la sua attenzione «per i migranti e i rifugiati» e per le piccole realtà di frontiera come Lesbo che fronteggiano un peso «sproporzionato»: «Nel 2016 lei aveva elogiato il popolo di Lesbo per la sua umanità e apertura di cuore verso i profughi che sono finiti sulle coste della nostra isola. Siamo onorati di questo riconoscimento e le siamo grati».

«La sua parola conforta i perseguitati e fortifica i buoni samaritani di quest’isola e di ogni luogo che li accoglie» ha affermato l’arcivescovo. «A Lesbo e nelle altre isole greche, i profughi hanno incontrato cristiani, ortodossi e cattolici, disposti a sostenerli nella loro sofferenza. La Caritas Hellas, l’organizzazione caritativa della nostra Chiesa, dal primo momento della crisi dei rifugiati si è chinata con particolare attenzione sui loro bisogni e ha cercato di ascoltare il loro passato, di aiutarli nella situazione attuale e di sostenerli nei loro passi per il futuro. Anche adesso che molti dei rifugiati hanno lasciato questo luogo, la Caritas Hellas continua ad accompagnarli nella loro integrazione nella società greca o nel loro transito verso altri Paesi». In conclusione monsignor Printezis ha fatto presente che la testimonianza del Pontefice «sensibilizza le autorità e quelli che si impegnano per far uscire queste persone dall’impasse. La ringraziamo per essere diventato la voce di chi non ha voce. La sua è la voce della pace. La ringraziamo per averci ricordato che nel volto di ogni rifugiato siamo chiamati a vedere il volto di Cristo».