Il cardinale Ayuso all’università Al-Azhar del Cairo

Operare insieme per la fratellanza

 Operare insieme per la fratellanza  QUO-277
04 dicembre 2021

«Convinto che lavorare insieme per la fratellanza non sia un impegno inutile», il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e dell’Higher Committee of Human Fraternity (Hchf), si è recato sabato 4 dicembre al Cairo, per tenere una conferenza all’università Al-Azhar. Sottolineando come la «fratellanza» sia «una pianta che sta crescendo» e perciò vada «innaffiata ogni giorno perché produca i suoi abbondanti frutti», il porporato ha esortato a «sostenere gli sforzi esemplari e determinati, volti a promuovere la pace tra i popoli di tutto il mondo» compiuti da Papa Francesco e dal Grande imam della prestigiosa istituzione dell’islam sunnita Ahmed Al Tayyeb.

L’invito a parlare agli studenti e ai docenti della comunità accademica gli è stato rivolto dal presidente dell’ateneo, il professor Muhammad Hussein Al-Mahrasawy, che è anche membro dell’Hchf, costituito nell’agosto del 2019 per implementare i contenuti del Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio precedente dal Pontefice e dallo sceicco Al Tayyeb. E il cardinale Ayuso Guixot ha accettato volentieri perché — ha detto — «dopo 800 anni dall’incontro tra san Francesco d’Assisi e il sultano Malik al-Kāmil si è aperta una nuova prospettiva di vera fratellanza tra cristiani e musulmani». In questa ottica, ha aggiunto, «dobbiamo essere grati sia a san Francesco, che ha avuto l’ispirazione e il coraggio di incontrare il sultano, sia a Malik al-Kāmil per la sua apertura ed accoglienza». Dunque la loro esperienza costituisce «un modello al quale anche oggi dovrebbero ispirarsi i rapporti tra credenti delle due religioni: promuovere un dialogo nella verità fatto di stima e rispetto reciproci e nella mutua comprensione». Nella consapevolezza, ha spiegato il relatore, che «questo ideale rappresenta una sfida per costruire il bene comune, la coesione sociale e difendere la dignità di ogni persona». Del resto, ha ribadito, «non solo siamo “condannati” al dialogo», ma anche a vivere in spirito di collaborazione: «Noi cristiani troviamo nei musulmani, singoli e comunità, dei fratelli particolarmente sensibili a chinarsi insieme, in nome di Dio, sui poveri e sui bisognosi, e a impegnarsi per la “casa comune” in difficoltà».

Nel suo intervento il porporato dei missionari comboniani ha ricordato le precedenti visite all’università cairota dei Pontefici Giovanni Paolo ii — che vi fu calorosamente accolto nel febbraio 2000 dal Grande imam Muhammad Sayyd Tantawi — e Francesco, che vi si è recato il 27 aprile 2017 nel solco di un consolidato rapporto di fraterna amicizia con Al Tayyeb. Ma nel lontano 31 marzo 1965 anche il cardinale Franz König, arcivescovo di Vienna, prima della promulgazione del decreto conciliare Nostra aetate, poté prendervi la parola, presentando il tema «Il monoteismo nel mondo contemporaneo», grazie alla sensibilità e all’apertura al dialogo mostrate dagli allora responsabili di Al-Azhar, come il Grande imam Hassan Mamoun.

Definendola una «prestigiosa e nobile istituzione al servizio della cultura e della tradizione religiosa, che nel corso della sua storia secolare è divenuta nota nel mondo quale centro fondamentale non solo per gli studi teologici ma anche per quelli letterari ed artistici», il cardinale Ayuso Guixot ha evidenziato come Al-Azhar abbia «una particolare responsabilità, dato il suo prestigio, che va al di là delle frontiere dell’Egitto. Qui si formano giovani provenienti da ogni parte del mondo», i quali — ha detto — «saranno responsabili della sorte di numerose società umane». Perciò, ha proseguito, «gli studi che si affrontano dovrebbero essere coerenti con i nostri dettami religiosi, ma anche rispettosi dell’identità degli altri. Infatti avere un’identità chiara che si apre a comprendere quella dell’altro consentirà di ascoltare e apprendere con interesse, sensibilità e rispetto il ricco patrimonio umano e spirituale di ogni religione».

Da qui l’invito a coniugare «il dovere dell’identità» (perché non si può imbastire un dialogo sull’ambiguità, né sacrificare le proprie convinzioni per compiacere l’altro) con «il coraggio dell’alterità» (visto che chi è differente non è necessariamente un nemico ma un compagno di strada) e «la sincerità delle intenzioni», dato che «il dialogo interreligioso non è una strategia per secondi fini».

Da ultimo il presidente del Pontificio Consiglio ha elencato alcuni frutti nati dall’amicizia tra Papa Francesco e lo sceicco Al Tayyeb, e dall’applicazione di contenuti del Documento sulla Fratellanza umana: dalla Giornata mondiale a essa dedicata il 4 febbraio di ogni anno, istituita dall’assemblea generale dell’Onu il 21 dicembre 2020, allo stesso Hchf; dallo Zayed Award for Human Fraternity, creato nel 2019, alla Giornata di preghiera, di digiuno e di invocazione a Dio per l’umanità colpita dalla pandemia di covid-19, tenutasi il 14 maggio 2020. E ha concluso con l’auspicio che cristiani e musulmani possano «sempre essere testimoni di verità, di amore e di speranza in un mondo che soffre e quindi è bisognoso di compassione e di guarigione».

di Gianluca Biccini