Il saluto della presidente della Repubblica

Contributo alla riconciliazione

 Contributo alla riconciliazione  QUO-277
04 dicembre 2021

Il «forte messaggio di fede e di fraternità» che trasmette, sulle orme degli apostoli, «simboleggia il riferimento della Chiesa alle sue origini, alle sorgenti dell’unità e della concordia, alla sapienza e alla gioia del Vangelo»: così la presidente della Repubblica ellenica, Katerina Sakellaropouloui, si è rivolta a Papa Francesco salutandolo durante l’incontro con le autorità nel Palazzo presidenziale.

In tempi difficili, con «grandi prove per l’umanità, come la crisi migratoria con i tanti profughi, la povertà, il cambiamento climatico e la pandemia», il contributo della religione e della Chiesa «non è solo di importanza esistenziale e non è limitato ai soli credenti». È direttamente collegato alla politica «della cura e dell’umanità» e apre la strada alla «pacifica convivenza e alla prosperità di tutti noi». La presidente ha fatto notare in proposito che «la salvaguardia della dignità umana e della coesione sociale è la scommessa che dà senso al rapporto tra autorità ecclesiastiche e autorità laiche», in una società mondiale «dalle potenzialità inesauribili, ma anche con dolorose contraddizioni».

L’infaticabile e disinteressata donazione al prossimo, «la compassione per coloro che sono in una posizione di debolezza e bisogno, gli sfortunati», così come la «profonda sensibilità sociale», caratterizzano il «prezioso lavoro» di Papa Francesco, contribuiscono alla «condivisione» e alla «riconciliazione tra le società e rimuovono pregiudizi obsoleti e muri culturali del passato».

La presidente si è rivolta al Pontefice, riconoscendo che ha «costantemente sostenuto la legittimità internazionale e lo stato di diritto», ma anche i princìpi fondamentali che sono alla base della «democrazia liberale, che anche la Grecia abbraccia e difende». La comune comprensione «dei valori è il fondamento della cooperazione tra il Vaticano e il nostro Paese», ed è di «particolare importanza per le sfide che affrontiamo, che trascendono i nostri confini nazionali».

Infatti, ha aggiunto, la pandemia «ha mostrato quanto siamo vulnerabili ed esposti nelle moderne società», e quanto è necessaria anche «la vigilanza internazionale e l’assistenza tra gli Stati». Allo stesso tempo, «la crisi sanitaria è un esercizio di responsabilità per tutti noi», soprattutto attraverso i «comportamenti quotidiani di sostegno di chi è nostro prossimo». La presidente ha poi fatto riferimento al particolare interesse del Papa «per l’ambiente e per il cambiamento climatico», con i suoi interventi e messaggi negli incontri internazionali, nonché la «sollecitazione agli Stati ad adottare misure più ambiziose». Questo, ha aggiunto, è uno dei «più grandi problemi morali, con riferimento alla vita delle generazioni future», ma anche con «conseguenze drammatiche nel presente, come quelle vissute dalla Grecia e da altri Paesi del Mediterraneo con gli incendi estivi». Combattere la crisi climatica, ha sottolineato, «è una priorità assoluta per l’Europa e richiede un approccio olistico allo sviluppo sostenibile, nonché un cambiamento radicale nel nostro modo di vivere».

La presidente ha fatto riferimento anche alle iniziative del Pontefice per la crisi migratoria e per i rifugiati, e alla sua presenza a Lesvos, che «testimoniano l’importanza del problema» e la sua grande dimensione umanitaria. Ha ricordato anche la «sensibilità per i migranti e i richiedenti asilo» da parte del Papa e il suo invito alla comunità internazionale «a unirsi al dialogo e alla risposta coordinata alla loro disumana strumentalizzazione». In tal senso, Francesco ha «contribuito alla gestione della crisi e ha riconosciuto l’umanità dei greci, nonché il peso sproporzionato che hanno sopportato». La presidente ha sottolineato inoltre l’impegno del suo Paese «per prevenire i traffici illeciti di persone e il loro sfruttamento politico».

La Grecia, ha affermato, «attende con impazienza la collaborazione con la Santa Sede per la protezione delle popolazioni cristiane nelle aree dove vi è pericolo, persecuzione e discriminazione». E «il Vaticano — ha fatto notare — ha già compiuto passi importanti in questa direzione in tutto il mondo, e in particolare nel Medio Oriente». Infatti, il rispetto «della libertà religiosa delle comunità cristiane e la conservazione dei monumenti e del patrimonio culturale è un prerequisito per il consolidamento del pluralismo e della tolleranza».