L’“alfabeto” di un viaggio alle radici dell’Europa

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02 dicembre 2021

La a degli apostoli Barnaba e Paolo, la e di ecumenismo, la m di migranti, la u di umanità, la stessa invocata dal Papa nei confronti delle tante persone che annegano nel Mar Mediterraneo. In quel mare nostrum sul quale affacciano Cipro e Grecia, pronti ad accogliere, da oggi a lunedì prossimo, il Pontefice. L’alfabeto del 35° viaggio apostolico internazionale di Francesco — il terzo del 2021, dopo la storica visita in Iraq di marzo ed il pellegrinaggio a Budapest e in Slovacchia svoltosi a settembre — è racchiuso da queste lettere, iniziali di parole che concretizzano il significato di un itinerario che, nell’arco di 4 giorni, 1 ora e 35 minuti, si snoderà complessivamente lungo 4.643 km. A segnare le varie tappe della trasferta papale saranno gli 11 discorsi che si prevede Francesco pronuncerà nelle diverse occasioni, suddivisi tra discorsi veri e propri (9), omelie (2) e Angelus (1). Dieci, per ora, le tematiche che sembrano emergere con maggiore evidenza.

Apostoli

San Barnaba e san Paolo sono stati gli evangelizzatori di Cipro, dove arrivarono insieme nel 46, e della Grecia, terra dalla fede radicata. Due figure imponenti salde nella fede e forti nell’amicizia, in nome di Cristo. È sulle loro orme missionarie, dunque, che si incammina Papa Francesco, seguendo il loro esempio di predicatori del Vangelo in due Paesi che, idealmente, uniscono Oriente e Occidente. Come sottolineato dal Pontefice all’udienza generale di ieri, quello che inizia oggi «sarà un viaggio alle sorgenti della fede apostolica e della fraternità tra cristiani di varie confessioni».

Consolazione

Il motto della tappa pontificia a Cipro è «Consolaci nella fede», ispirato al nome di san Barnaba che può significare “figlio della consolazione”. In questo modo, spiega una nota ufficiale, si vuole suggerire l’importanza del conforto e dell’incoraggiamento reciproco, «dimensioni essenziali per il dialogo, l’incontro e l’accoglienza, nonché caratteri salienti della vita e della storia dell’isola». Cipro ha alle spalle secoli travagliati, segnati prima dal dominio ottomano, poi da quello britannico ed infine dall’invasione della Turchia. A simboleggiare il tutto, ancora oggi, è la “linea verde”, la recinzione militare che taglia Nicosia da nord-ovest a sud-ovest, rendendola l’unica capitale al mondo ancora divisa in due frazioni separate: quella meridionale, capitale della Repubblica di Cipro, e quella settentrionale, capitale della Repubblica di Cipro del Nord, riconosciuta solo da Ankara. Nonostante questa realtà così complessa, l’isola è un esempio positivo: basti citare le parole pronunciate da Benedetto xvi che nel giugno 2010 ha visitato il Paese. «Cipro può giocare un ruolo particolare nel promuovere il dialogo e la cooperazione — ha detto l’allora Pontefice — (...). La strada che sta percorrendo è una di quelle alle quali la comunità internazionale guarda con grande interesse e speranza».

Ecumenismo

In entrambi i Paesi, Francesco incontrerà i capi delle Chiese ortodosse locali. Domattina, 3 dicembre, presso l’arcivescovado di Nicosia, compirà una visita di cortesia a Sua Beatitudine Chrysostomos ii , arcivescovo ortodosso di Cipro. Seguirà poi l’incontro con il Santo Sinodo, presso la cattedrale ortodossa della città. Nel pomeriggio del 4 dicembre, invece, presso l’arcivescovado ortodosso di Grecia, il Papa incontrerà Sua Beatitudine Ieronymos ii , arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia. Lo stesso Ieronymos ii ricambierà l’incontro nella serata di domenica 5 dicembre, salutando il Pontefice presso la nunziatura. I colloqui con entrambi gli arcivescovi ortodossi avverranno «nel nome del Signore della pace», ha spiegato il Pontefice, nel videomessaggio di saluto agli abitanti dei due Paesi, diffuso nei giorni scorsi, ed entrambe le visite porteranno con sé «una grazia sinodale, una fraternità apostolica», unita a «grande rispetto».

Europa

Nello stesso videomessaggio, il Papa ha definito questo viaggio come «un’opportunità di abbeverarsi alle sorgenti antiche dell’Europa: Cipro, propaggine della Terra Santa nel continente; la Grecia, patria della cultura classica». Non solo: entrambi i Paesi sono abbracciati dal Mediterraneo, quel mare nostrum dal quale «l’Europa non può prescindere», ha sottolineato Francesco. Quelle acque, infatti, collegano tante terre, invitando a «navigare insieme, non a dividerci andando ciascuno per conto proprio, specialmente in questo periodo nel quale la lotta alla pandemia chiede ancora molto impegno e la crisi climatica incombe pesantemente».

Fraternità

Oggi, la Chiesa cattolica cipriota è composta principalmente da fedeli latini, che sono 38 mila (4,47%) e da maroniti (1,5%), ai quali si aggiunge una piccola comunità armeno-cattolica (0,3%). In Grecia, invece, i cattolici sono 133 mila su una popolazione di quasi 11 milioni di abitanti (1,2%). Di questi, meno della metà è greca. Negli ultimi decenni è infatti cresciuta in modo significativo la presenza di cattolici di origine straniera che si sono stabiliti definitivamente nel Paese ellenico. A questi vanno aggiunte diverse migliaia di lavoratori immigrati con permessi di soggiorno temporaneo e richiedenti asilo. Si tratta, dunque, di «piccole greggi», come ha spiegato Papa Francesco, «sorelle e fratelli cattolici che il Padre ama tanto teneramente e alle quali Gesù buon Pastore ripete: “Non temere, piccolo gregge” (Lc 12, 32)». A loro, in spirito di fraternità, il Papa porterà «l’incoraggiamento di tutta la Chiesa cattolica».

Giovani

Come per altri viaggi di Francesco, a chiudere questo 35° sarà l’incontro con i giovani: la mattina del 6 dicembre, poco prima di ripartire per l’Italia, il Papa saluterà i ragazzi greci presso la scuola San Dionigi delle suore orsoline a Maroussi (Atene). Francesco ascolterà le voci di tanti giovani, incrocerà i loro sguardi, accoglierà le testimonianze di chi arriva da Paesi piegati da conflitti decennali, come la Siria. Il fatto che l’ultimo grande evento della visita papale sia proprio un abbraccio ideale con le giovani generazioni vuole essere un forte messaggio di ripresa, non solo per la Grecia, ma anche per il mondo intero.

Migranti e Mediterraneo

È il grande tema di questo viaggio, esplicitato in due momenti forti del programma: domani, alle ore 16, nella chiesa parrocchiale di Santa Croce a Nicosia, Francesco prenderà parte ad una preghiera ecumenica con i migranti. Domenica mattina, invece, si recherà a Mytilene-Lesvos per incoraggiare i rifugiati accolti nel Reception and Identification Center. Sull’isola, il Papa avrà «l’opportunità di avvicinare un’umanità ferita nella carne di tanti migranti in cerca di speranza», come ha ricordato ieri, all’udienza generale. In questo caso, si tratterà della seconda volta del Pontefice sull’isola, già visitata il 16 aprile del 2016 per portare vicinanza e solidarietà ai profughi presenti nel campo di Moria. Da ricordare che, al ritorno da quella visita, sul volo papale, Francesco ha accolto 12 rifugiati siriani e li ha accompagnati a Roma, per offrire loro assistenza. Lo stesso Pontefice, nel già citato videomessaggio, ha detto: «Penso a coloro che, in questi anni e oggi ancora, fuggono da guerre e povertà, approdano sulle coste del continente e altrove, e non trovano ospitalità, ma ostilità e vengono pure strumentalizzati. Sono sorelle e fratelli nostri. Quanti hanno perso la vita in mare! Oggi il “mare nostro”, il Mediterraneo, è un grande cimitero». Di qui, il suo forte appello: «Il mare, che molti popoli abbraccia, con i suoi porti aperti ricorda che le sorgenti del vivere insieme stanno nell’accoglienza reciproca».

Pace

Il logo del viaggio del Papa a Cipro raffigura, oltre a Francesco e san Barnaba, anche un ramoscello di ulivo legato a una spiga di grano, segni di pace e comunione. Per la Grecia, invece, è stato realizzato un disegno che rappresenta la Chiesa come una barca nelle acque turbolente del mondo, con la croce di Cristo come albero maestro e lo Spirito Santo a gonfiarne le vele. La loro forma e il loro colore giallo evocano la mitra pontificia, a sottolineare che Francesco arriva come «amico della Grecia».

Speranza

Il motto del viaggio apostolico in Grecia è «Apriamoci sempre più alle sorprese di Dio». La frase è tratta dal messaggio del Papa per la 36° Giornata mondiale della gioventù, celebrata lo scorso 21 novembre, e che nella sua versione completa, recita: «Apriamoci alle sorprese di Dio, che vuole far risplendere la sua luce sul nostro cammino». Evidente il richiamo alla speranza: come spiega una nota ufficiale, «in un periodo che risente delle conseguenze della pandemia e della recente crisi finanziaria, si esprime la speranza che la visita del Papa porti un raggio di luce per l’avvenire della Grecia». Dopo la grave crisi del debito sovrano, iniziata nel 2009, la nazione ellenica ha visto infatti precipitare la sua situazione economica, tanto da dover ricorrere per ben tre volte al piano di salvataggio internazionale. Nel 2018, il Paese ha registrato qualche segnale di ripresa, ma poco dopo la pandemia da covid-19 ha ribaltato nuovamente la situazione. Ad oggi, la nazione ellenica fa registrare oltre 924 mila contagi da coronavirus e quasi 18 mila decessi. Senza contare i danni che l’emergenza sanitaria ha arrecato a settori essenziali quali il turismo e l’industria navale, tanto che nel 2020 il Pil nazionale si è contratto dell’8,2 per cento, mentre il debito pubblico è balzato ad oltre il 200% del Pil nazionale, ovvero ai massimi all’interno dell’Unione europea.

Umanità

In particolare per la tappa a Lesvos, Francesco si è definito «un pellegrino alle sorgenti dell’umanità», fermo nella convinzione che «le fonti del vivere comune torneranno a essere floride soltanto nella fraternità e nell’integrazione: insieme». «Non c’è un’altra strada», ha ribadito. Ed è dunque a partire dai «trascorsi luminosi» della Grecia, ma anche di Cipro, due «Paesi ricchi di storia, di spiritualità e di civiltà», che il Pontefice sembra chiedere a tutti, cattolici e non, un sussulto di umanità, per un futuro di nuove speranze.

di Isabella Piro