I cardinali Ouellet e Grech all’Assemblea ecclesiale dell’America latina e dei Caraibi

Ascoltare la voce anche dell’ultimo campesino

Group of people hugging in the park
27 novembre 2021

Dall’ultimo barrio delle grandi metropoli dell’America latina al collegio episcopale, passando per le parrocchie, le università, le associazioni, i campesinos, i movimenti popolari: la Chiesa sinodale “sognata” da Papa Francesco è quella capace di mettersi «in ascolto dello Spirito» a tutti i livelli, dalla base ai vertici. Lo ha sottolineato il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi e presidente della Pontificia commissione per l’America latina, intervenendo giovedì 25 all’Assemblea ecclesiale continentale che si conclude domani in Messico.

Al Pontefice, ha spiegato il porporato, non interessa «un nuovo modello di Chiesa», ma «la fede del popolo santo di Dio», che va ascoltato senza preconcetti, né pregiudizi. Dunque l’auspicio è quello di una Chiesa in cammino nella fede, la quale è inseparabile dalla speranza e dalla carità, per dare un nuovo impulso alla missione continentale in America latina e nei Caraibi.

E in tale ottica l’Assemblea ecclesiale che volge al termine costituisce per Ouellet un’opportunità di conversione personale, pastorale, sinodale e missionaria. Senza dimenticare, ha aggiunto, che Cristo ha voluto essere annunciato in queste terre «in modo singolare, popolare, tenero e decisivo» da una donna «meticcia, missionaria ma inculturata, maestra di sapienza divina: Nostra Signora di Guadalupe». Per questo, ha concluso il cardinale, occorre pensare al futuro della realtà latinoamericana «alla luce del cammino mariano» di queste Chiese nel corso dei secoli. Infatti, «una Chiesa sinodale in America latina sarà mariana o non sarà».

Infine il prefetto ha parlato del Simposio internazionale sul tema «Per una teologia fondamentale del sacerdozio» organizzato a Roma dalla sua Congregazione dal 17 al 19 febbraio prossimi.

Anche il cardinale segretario generale del Sinodo dei vescovi Mario Grech è intervenuto ai lavori assembleari in Messico, sottolineando come sia nella genetica spirituale di questa Chiese il procedere in modo comune e dunque sinodale. Lo testimoniano la storia e la traiettoria «Medellín, Puebla, Santo Domingo, Aparecida», tutte straordinarie esperienze «di comunione ecclesiale» che potrebbero essere da «esempio per molte Conferenze episcopali». Ponendo a confronto i caratteri universali della sinodalità con quelli caratteristici della tradizione ecclesiale dell’America latina, il porporato ha evidenziato come dopo la Conferenza di Aparecida e nel solco del Sinodo per l’Amazzonia, all’interno dell’esperienza e dell’identità delle comunità latinoamericane siano divenuti sempre più evidenti l’approccio «periferia-centro» e «l’ecclesiologia del popolo di Dio» tanto cari a Papa Bergoglio. E se nell’Evangelii gaudium i discepoli della “Chiesa in uscita” si distinguono perché sanno prendere l’iniziativa, si coinvolgono, accompagnano, portano frutto e festeggiano, questi cinque verbi, propri di una comunità evangelizzatrice, valgono allo stesso modo per una comunità “sinodale”, ha chiosato Grech.

Ecco allora che si tratta di agire «senza paura», andando “ai crocicchi delle strade” per «invitare gli esclusi»; perché, ha rimarcato, «la Chiesa sinodale ha un desiderio inesauribile di offrire misericordia», con «opere e gesti nella vita quotidiana», accorciando le distanze e abbassandosi «fino all’umiliazione se necessario», per accompagnare l’umanità intera «in tutti i suoi processi».

Come? Con «l’ascolto umile e rispettoso dell’altro e delle sue ragioni»; con «il coraggio di chiedere e dare perdono»; puntando all’unità «non a prezzo della verità»; insomma, ha concluso il segretario generale attingendo al linguaggio musicale, non con un «canto all’unisono, una linea melodica a una sola voce», ma con «una sinfonia, dove ogni timbro vocale arricchisce l’unico Vangelo, cantato in una infinita possibilità di variazioni».