Un libro sul beato Carlo Acutis scritto dalla madre con Paolo Rodari

Il segreto di mio figlio

 Il segreto  di mio figlio  QUO-270
26 novembre 2021

Sono anni che seguo la storia di Carlo Acutis, ho letto e visto molto su di lui e ho imparato, come tanti, a ritenerlo fonte di ispirazione. Quando mi sono accostato al libro Il segreto di mio figlio, scritto dalla mamma Antonia Salzano Acutis insieme al vaticanista Paolo Rodari, mi aspettavo di rinnovare quanto già sapevo attorno alla vita e alle opere di Carlo. In realtà il libro è stata una sorpresa perché ho scoperto cose che non sapevo e ho imparato a conoscere ancor meglio questo ragazzo dalla “straordinaria vita ordinaria”. Il libro ha una struttura di narrazione molto filmica, nasce infatti come una sorta di flash-back che ha inizio dai momenti più difficili della vita del giovane Carlo e della sua famiglia.

Il racconto inizia dalla sua malattia e dalla morte che arriva solo dieci giorni dopo i primi sintomi, un primo capitolo vibrante, che trasmette tutto lo stupore per una malattia così fulminante che strappa Carlo dalla sua vita, il dramma della famiglia rischiarato dalla presenza di Carlo consapevole del suo ritorno tra le braccia del Padre. Una morte, quella di Carlo, che non segna un punto d’arrivo ma un reale punto di partenza per un viaggio in cielo dal quale agisce come fonte di ispirazione per tante persone, soprattutto giovani. E così la storia di Carlo, che la mamma racconta rendendoci partecipi di diversi momenti della sua vita familiare, molti dei quali intimi, ha la forma dei ricordi vividi che portano il lettore a quei momenti.

Mamma Antonia racconta di questo bambino piccolo che dimostra subito di essere speciale, trasparente alla grazia di Dio ricevuta nel Battesimo. Un bambino che nel passeggino anziché cedere ai dispetti di una bimba la guarda con occhio comprensivo e poi via attraverso l’esperienza scolastica, l’esperienza con gli amici e la naturale propensione ad aiutare gli ultimi, i poveri, con un atteggiamento di “povertà francescana” innata, puntando solo all’essenziale e condividendo il “di più” con i bisognosi.

«Non io ma Dio» diventa non solo una dichiarazione di Carlo, ma un suo modo di essere, di vivere ogni istante della sua vita ispirato da questo amore assoluto nei confronti del Signore, e questo amore diventa palese negli episodi narrati dalla mamma. La sua vita diviene un tracciato di un programma in cui si intessono i fili di una misericordia che agisce tramite la provvidenza; ciò emerge chiaramente e le vicende della vita terrena di Carlo possono essere lette come un segno chiaro di un progetto d’amore. Un amore assoluto, quello di Carlo, nei confronti della vita, dei suoi amici, degli adulti, di uomini e donne bisognosi d’aiuto concreto o semplicemente di una vicinanza. Carlo aveva parole per tutti, persino in punto di morte le sue parole di conforto erano per la mamma, il papà e per quanti si stavano prendendo cura di lui.

Ecco cosa mi ha stupito di questo libro, il tratteggio di una figura di un giovane che, ben lungi dall’essere un’appiattita immaginetta, esce come immagine tridimensionale, visto attraverso gli occhi innamorati ma pure pieni di stupore di una madre a cui la vita ha riservato un dono e una responsabilità così importante: essere la mamma del beato Carlo Acutis.

di Dario Edoardo Viganò