L’Osservatore permanente della Santa Sede all’incontro dell’Onu sul contrasto al traffico di persone

Progressi significativi ma la situazione resta allarmante

25 novembre 2021

La valutazione dei progressi compiuti nell’attuazione del piano globale delle Nazioni Unite, adottato nel 2010, per combattere il traffico di persone è stata al centro dell’incontro di Alto livello dell’assemblea generale che si è tenuto ieri a New York. «Un crimine odioso e una grave violazione della dignità umana e dei diritti umani». Così monsignor Gabriele Caccia, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, ha definito la piaga della tratta — che colpisce ogni angolo del mondo, assumendo molte forme — intervenendo all’incontro.

Nella dichiarazione, letta da monsignor Fredrik Hansen, l’Osservatore permanente ha sottolineato che «nonostante il numero crescente di Stati che negli ultimi decenni hanno sviluppato sistemi di raccolta dati sulla tratta, le cifre mondiali sono ancora limitati, un fatto che indebolisce un’azione internazionale più efficace».

L’incontro è un’importante opportunità che, ogni quattro anni, permette di fare il punto sui risultati ottenuti, identificare le lacune e riflettere sulle sfide. Al riguardo, monsignor Caccia ha ribadito che «tale valutazione è particolarmente impegnativa a causa della mancanza di stime globali affidabili sul numero delle vittime». La pandemia — spiega — ha reso questo impegno ancora più complesso, poiché «le vittime sono più isolate e meno visibili, mentre le ripercussioni socio-economiche del covid hanno esacerbato la vulnerabilità delle persone più a rischio di essere trafficate, compresi i diversi milioni di donne e uomini che hanno perso il lavoro e sono rimasti privi di sostegno sociale».

Monsignor Caccia ha evidenziando che «i bambini, soprattutto quelli provenienti da famiglie estremamente povere e privi di cure parentali, continuano a rappresentare circa un terzo delle vittime, soprattutto nei Paesi più poveri, dove la tratta è legata al più ampio problema del lavoro minorile». Le donne e le ragazze — ha aggiunto — costituiscono ancora la grande maggioranza delle vittime. Nonostante la situazione allarmante, ci sono stati tuttavia progressi significativi in una serie di aree cruciali: molti dei fattori che rendono le persone vulnerabili al traffico di essere umani sono stati identificati più chiaramente; c’è una crescente consapevolezza e riconoscimento legale del fatto che le vittime non dovrebbero essere punite o perseguite per atti che potrebbero aver commesso come conseguenza diretta dell’essere state vittime di tratta; ci sono stati anche progressi nella formulazione delle norme giuridiche per indagare, perseguire e punire i trafficanti. Infine, sono stati rafforzati i partenariati tra gli Stati e le parti interessate. Particolarmente importante in molte regioni è la cooperazione tra autorità locali, governi e organizzazioni religiose. Caccia ha ricordato il lavoro delle reti di Talitha Kum, presenti in 92 Paesi, rimarcando che la Santa Sede continuerà promuovere un modello di cooperazione basato su fraternità, solidarietà e impegno capace di porre rimedio alla globalizzazione dell’indifferenza in cui prospera il traffico di esseri umani.