24 novembre 2021
Stamattina mi è occorso di dover apporre una firma su un documento di lavoro. Un adempimento burocratico, apparentemente privo di una qualsiasi utilità in un mondo in cui la grafia della firma è diventata un fatto evanescente. Ma, poiché firmavo dopo coloro che mi avevano aiutato in quel lavoro e intravedevo dietro i loro nomi le loro vite, ho riflettuto sul valore ideale di un atto materiale, in un’epoca di firme digitali, spid, pec, che mi sembrano soltanto voler garantire l’autorevolezza di ciò che è firmato, di recuperare paradossalmente la materialità di un autore dietro la smaterializzazione dei suoi atti.
Innanzitutto sulla responsabilità della nostra firma; no, non quella di involontari e insolubili contratti con strani gestori di telefonia, ma quella che apponiamo sul ...
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