Bailamme

Novembre

19 novembre 2021

Io sono nato a Novembre. Forse anche per questo l’ho eletto mio mese preferito. Ma non solo. Adoro l’autunno e confesso anche una forte propensione per i mesi invernali. È sempre stato così, anche quando ero più giovane. A Novembre i fasti estivi sono ormai un ricordo lontanissimo, e la primavera neanche si vede all’orizzonte. Nell’immaginario più diffuso è il periodo dell’anno più grigio, a tratti cupo, quasi spento. Me ne dispiace. Penso a queste cose mentre leggo questa bellissima poesia scritta da Francesco Scarabicchi e pubblicata poco dopo la sua dolorosa scomparsa: «Novembre» — Mese della caduta e della foglia, / degli ultimi colori di mestizia, / l’aspro del melograno e la dolcezza / del sonno della vita, ramo e soglia (da La figlia che non piange, Einaudi 2021).

Se penso all’estate, il colore dominante è il giallo del sole che splende sontuoso. Della primavera invece penso al verde fresco e luminoso della rinascita. Due tonalità dominanti dunque, che riempiono lo sguardo, in un certo senso lo saturano anche. A Novembre invece i colori sono meno diretti e schiaccianti, ma non per questo meno accesi. Intanto, è impossibile pensare a una tinta dominante, non c’è soltanto il verde (comunque più scuro) o il giallo (che tende all’arancio), ma tra mille altre sfumature, c’è il rosso, il marrone, il grigio, ad esempio. E tutti questi colori convivono, tra loro mescolati.

Se guardi i monti da lontano, i boschi, le pianure, sembrano quadri impressionisti, puntinati di colpi di pennello, che traducono sentimenti e stati d’animo contrastanti. È vero, per parafrasare la poesia di Scarabicchi, le foglie cadono, c’è un che di mestizia nell’aria, ma anche il sapore forte del melograno (un frutto meraviglioso, quasi misterioso), e la dolcezza di un sonno vitale, un ramo (forse spoglio) che però è anche soglia.

Quanta vita in tutto ciò; che straordinario trionfo di esistenza. In un certo senso si quietano gli animi dopo l’isterica euforia, ci si ritira in una dimensione di intimo raccoglimento. Ma sempre nella consapevolezza di essere circondati da un tripudio di elementi vitali, che si trasformano, si rinnovano; e ci dicono che siamo sempre su una soglia, che questo nostro stare al mondo è un armonioso transito.

di Nicola Bultrini