Togliere il muro dai crocifissi e non i crocifissi dai muri

 Togliere il muro  dai crocifissi  e non i crocifissi  dai muri  QUO-259
13 novembre 2021

Ciò che sta a cuore a un cristiano non è la povertà ma i poveri, e se ci impegniamo a riflettere e contrastare l’ingiustizia della povertà è solo perché essa ha a che fare con delle persone e dei volti concreti. Questa precisazione non è di poco conto. Il Vangelo non è mai una battaglia ideologica, è sempre invece un’educazione a mettersi dalla parte degli ultimi, dalla parte cioè di coloro che Dio ha scelto come destinatari preferenziali della buona novella. Gesù, nel Vangelo di Matteo, arriva a identificarsi proprio con l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ammalato, il carcerato: «Tutto quello che avrete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli lo avrete fatto a me» (Mt 25, 40). Questa potente identificazione fa sì che lo sguardo del credente non possa mai passare oltre al povero, perché il Dio in cui crediamo è innanzitutto nascosto in loro. Se oggi ci domandassero dov’è Cristo Crocifisso noi non dovremmo indicare una Croce appesa a un muro, ma uno di questi nostri fratelli e nostre sorelle. Ecco allora perché la battaglia a non togliere i crocifissi dai muri non può essere una battaglia che ha a cuore semplicemente un’identità cristiana culturale che indubbiamente ha segnato in maniera significativa e decisiva la nostra storia, ma è l’imprescindibile consapevolezza che i “crocifissi” sono il luogo privilegiato dove incontriamo Dio e difendere loro ci fa difendere il senso stesso del Vangelo. Solo quando avvertiremo lo stesso senso di sacralità davanti all’Eucaristia e al volto del povero, solo allora la Grazia di Dio ci avrà realmente donato lo sguardo giusto per non trasformare la nostra fede in un’esperienza a parte rispetto alla storia concreta che abitiamo. I “crocifissi” di cui parliamo sono persone concrete che soffrono oggi dolore, ingiustizia, persecuzione. Ecco perché è troppo poco pensare che si fa un favore al cristianesimo lasciando semplicemente appesi i crocifissi ai muri. In realtà si realizza davvero il messaggio del Vangelo quando si tolgono i muri dai crocifissi. La nostra Europa potrà ritrovare le sue radici cristiane quando combatterà tutti i muri che innalza sui crocifissi della storia attuale: uomini e donne vittime di ingiustizia, di guerra, di persecuzione che invece di trovare accoglienza trovano barriere. Anziani scartati, bambini sfruttati, malati medicalizzati e spinti a pensare che l’eutanasia sia la via d’uscita. La battaglia di un cristiano è contro i muri. Lasciare i muri per appenderci sopra una vaga identità culturale cristiana significa svuotare il cristianesimo della sua forza più vera. In questo senso non vogliamo che si cancelli il cristianesimo perché senza di esso rischieremmo di avere un arcipelago di muri e non una comunità di popoli.

di Luigi Epicoco