I Missionari della Carità

Contemplazione in azione

 Contemplazione in azione  QUO-259
13 novembre 2021

«Nel nostro centro accogliamo persone, non poveri. In ognuno degli uomini che bussa all’ingresso della Casa Serena, a qualunque ora del giorno o della notte, contempliamo il volto di Gesù Cristo. Soltanto riscontrando questo atteggiamento di apertura e di rispetto — perché la dignità umana non diminuisce quando si è poveri — loro si possono sentire a casa da noi». È con lo sguardo scintillante e la voce piena di energia che padre Sebastian Vazhakala, 50 anni di sacerdozio alle spalle da pochi giorni, riassume per il nostro giornale il modo in cui sono percepiti gli uomini, tutti ultracinquantenni, ospitati nel centro da lui creato nel 1978 insieme alla casa generalizia dei Missionari della Carità - Fratelli contemplativi.

Un’oasi di silenzio nel bel mezzo dei campi sportivi che si trovano all’incrocio tra via Prenestina e via di Portonaccio, a est di Roma. Diecimila metri quadrati di serenità, che quarant’anni fa racchiudevano invece un insieme caotico di baracche. Nel complesso, qua e là, dietro ad un albero, nei corridoi della casa di accoglienza o nei luoghi di culto, compaiono statue e ritratti di Madre Teresa, una figura che ha segnato tutta l’esistenza del religioso indiano, originario del Kerala. «Mi ricordo bene del nostro primo incontro, il 30 novembre 1966, a Calcutta, avevo 24 anni — racconta padre Sebastian — quando mi sono presentato da lei per lavorare nel campo sociale, mi rispose che sbagliavo nel mio intento, perché dalle Missionarie della Carità “si fa l’opera di Dio”. Una differenza di senso che non ho capito in quell'istante». Negli anni successivi, i due si sono incontrati a più riprese, in India, ovviamente, ma anche a New York, Los Angeles, e infine a Roma, dove padre Sebastian vive dal 1978. «In quell’anno — si ricorda — mi occupavo dei senzatetto che giravano intorno a Termini, dove proponevo inoltre, nella cappella della stazione, un tempo di adorazione serale. Anche Madre Teresa si trovava a Roma e mi ha accompagnato quando ho perlustrato il posto in cui ci troviamo oggi. Allora era soltanto una baraccopoli. Ma lei era entusiasta lo stesso, e sentivamo entrambi che qui si sarebbe potuto fare qualcosa. Nei mesi successivi, dopo tante peripezie, siamo riusciti ad edificare la sede generalizia del nostro ordine, così come la Casa Serena, ma il terreno è stato comprato solo nel 2011». Poco a poco, ulivi, fichi, cachi, palme, gli alberi del centro — molti dei quali sono stati regalati — hanno strutturato lo spazio, che comprende adesso diversi edifici: la cappella dell’adorazione, la casa d’accoglienza, le cui stanze sono intitolate a grandi santi della carità, come Francesco di Assisi o Martino di Tours, il dormitorio dei fratelli, la chiesa principale. Un centro che costituisce il cuore pulsante della congregazione dei Missionari della Carità - Fratelli contemplativi, ufficialmente creata da Madre Teresa e padre Sebastian il 19 marzo 1979. La vita dei suoi membri è caratterizzata da un’intensa preghiera, penitenza e opere di misericordia corporali e spirituali: visitare gli anziani, i poveri nelle strade, negli ospedali e nelle prigioni. Negli anni in tutto il mondo sono stati creati rifugi per orfani e ragazzi disabili. I fratelli servono anche i più poveri tra i poveri in Albania, Ghana. «Dal 1978 fino ad oggi nella casa madre di Roma abbiamo accolto più di 7.000 persone, con una media di cinquanta al giorno», sottolinea il sacerdote che, insieme ad altri dieci fratelli, garantisce un’accoglienza 24 ore su 24, ma anche un’adorazione perpetua dell’Eucaristia. Per loro contemplazione del prossimo e contemplazione del Santissimo sono come le due facce d'una stessa moneta. «Questi momenti di preghiera mi permettono di superare i sentimenti negativi, di andare in fondo, di vedere la bellezza laddove è nascosta, nel cuore della gente e non in superficie, di trovare la verità», confida padre Sebastian: «Tutto il giorno sono attivo ma ho bisogno di pregare, soprattutto di notte». Per il religioso, quello che conta è l’oggi, il presente, una lezione imparata dalla sua grande amica e guida: «Madre Teresa mi diceva: questa persona ha bisogno di te adesso, invece di giudicarla fai quello che puoi, subito, senza esitazione, come il Buon Samaritano, che non ha giudicato l’uomo che stava a terra».

di Charles de Pechpeyrou