Il futuro sostenibile: una responsabilità di tutti

 Il futuro sostenibile: una responsabilità  di tutti  QUO-257
11 novembre 2021

Che cos’è una città? Un agglomerato di luoghi ed edifici anonimi o qualcosa di più? Come possiamo rendere le nostre metropoli accoglienti e a misura d’uomo? Lo sviluppo industriale e la produttività sono gli unici criteri in base ai quali dobbiamo decidere come le nostre città si evolvono?

Tutte domande con le quali siamo chiamati a fare i conti. Le città coprono oggi soltanto il 2 per cento della superficie terrestre, anche se, ed è questo il paradosso, in esse vive oltre il 54 per cento della popolazione globale. Sono i centri della vita economica e commerciale; producono i due terzi della ricchezza mondiale, anche se causano oltre il 60 per cento delle emissioni inquinanti. L’ufficio delle Nazioni Unite U n Desa stima che nei prossimi decenni il tasso di popolazione residente nelle comunità urbane crescerà fino al 66 per cento creando pensatissimi squilibri a livello di infrastrutture, trasporti e condizioni economiche. Questa crescita avverrà soprattutto in Cina, India e Nigeria, che insieme rappresenteranno il 37 per cento del fenomeno. Entro il 2030 si prevede inoltre che ci saranno 41 megalopoli con oltre 10 milioni di abitanti, oggi sono 28.

Le iniziative dell’Onu

Come controllare questo processo senza lasciare che si trasformi letteralmente in un incubo per milioni di persone? Come possiamo pensare la città del futuro? Nel 2016, nel corso della Conferenza Habitat iii , diversi Paesi hanno approvato la «New Urban Agenda», un programma di sviluppo sostenibile adattato alla scala urbana. In questo contesto di elaborazione e impegno politico, l’agenzia Un Habitat ha lanciato la «City Prosperity Initiative», un progetto che mira a coinvolgere le città, insieme agli Stati d’appartenenza, per misurarne lo stato di salute generale e fissare alcuni criteri per uno sviluppo sostenibile e legato al buon uso delle tecnologie digitali. Non solo: l’emergenza climatica ha reso ancora più chiara la necessità di un cambio di paradigma urbanistico. La relazione tra sistema produttivo e inquinamento ha evidenziato — secondo la Un Habitat — l’urgenza di includere altre variabili nelle nostre misurazioni, andando verso un modello di sviluppo che unisca sostenibilità economica, sociale e ambientale.

A partire da tali premesse, la Un Habitat ha identificato sei «dimensioni per la prosperità urbana» che sono produttività, sviluppo infrastrutturale, qualità della vita, equità e inclusione sociale, sostenibilità ambientale, istituzioni governance e regime amministrativo. In base a questa categorizzazione — che rappresentano soltanto un modello teorico — l’agenzia Onu ha creato una serie di sotto-indici per valutare la prosperità di una città e quindi le linee di sviluppo. Una delle indicazioni chiave è stata puntare sulle tecnologie digitali, e soprattutto l’intelligenza artificiale, per gestire i servizi pubblici
e i trasporti.
Lo smart working, inoltre, può giocare un ruolo chiave, permettendo il decongestiona-mento del traffico, lo snellimento delle procedure burocratiche, nonché il risparmio energetico.

La domanda da porsi, a questo punto, è se il rinnovo delle città e lo sviluppo urbano debbano essere lasciate in mano agli specialisti, ai tecnici.

L’esempio di Como

Un esempio notevole di strada diversa da percorrere è il progetto «Città Fratelli Tutti» lanciato dal Comune di Como, grazie al sostegno di diversi attori locali e internazionali, tra cui le Acli, le Agesci e diverse organizzazioni territoriali. L’obiettivo del progetto, al quale hanno aderito finora oltre 60 realtà del territorio, è quello di creare nuovi legami, sinergie e progettualità per rafforzare il senso di comunità e costruire insieme un nuovo modello di convivenza sociale. Il cuore del progetto è la piattaforma digitale S haps che permette di incrociare i bisogni della comunità con le disponibilità di risorse dei singoli cittadini o/e delle realtà del territorio. S haps — acronimo di share (condividere), help (aiutare), advice (consigliare), empower (dare forza), support (sostenere) — è un luogo virtuale che permette la circolazione delle idee e delle risorse a favore soprattutto delle persone ai margini, in condizione di solitudine e di povertà. Le parole chiave sono partecipazione, inclusione e sviluppo: un modo per andare al di là degli stereotipi che troppo spesso irrigidiscono il legame sociale fino a spezzarlo del tutto. Como, da questo punto di vista, è un battistrada importante.

di Luca M. Possati