Le parole del vescovo assistente ecclesiastico Giuliodori e del rettore Anelli

Un’esperienza di prossimità

 Un’esperienza di prossimità  QUO-252
05 novembre 2021

A dare il benvenuto al Papa e a presentargli storia, contenuti e prospettive della celebrazione dei 60 anni della Facoltà di Medicina e Chirurgia sono stati, all’inizio della messa, il vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale, e, in conclusione, il rettore Franco Anelli.

«La grande famiglia dell’Università cattolica del Sacro Cuore l’accoglie con immensa gioia — ha detto il vescovo al Papa — e le esprime la più viva gratitudine per aver accettato di presiedere questa celebrazione eucaristica. È un grande dono poter ringraziare assieme a lei il Signore per i 60 anni della Facoltà di Medicina e chirurgia».

«Siamo lieti di vederla pienamente ristabilita dopo i giorni di ricovero presso il nostro Policlinico Gemelli» ha proseguito monsignor Giuliodori. «Giorni in cui — ha assicurato — l’abbiamo sentita particolarmente vicina ai malati e al personale dell’ospedale, giorni in cui anche noi ci siamo spiritualmente stretti a lei con grande affetto e intensa preghiera».

«L’avvio e lo sviluppo di questa sede universitaria — ha affermato l’assistente ecclesiastico — sono il frutto del sogno lungamente cullato da padre Agostino Gemelli ed espressione della sua geniale intraprendenza educativa, culturale e scientifica. Ogni passo, in questi 60 anni di straordinaria crescita, è stato accompagnato dalla premura e dall’incoraggiamento dei Pontefici a partire dall’augurio formulato da san Giovanni xxiii il giorno dell’inaugurazione: “Questa Facoltà di Medicina fiorisca, cresca e sia stimata; qui risieda quanto c’è di alto, puro e bello; qui si educhino e si formino numerosi ed eccellenti medici”». Non meno significativi sono stati «i numerosi incontri con san Paolo vi e i diversi discorsi e ricoveri di san Giovanni Paolo ii »; e con Papa Francesco si continua sempre a sentire «il forte sostegno e la guida sicura del successore di Pietro».

«Abbiamo ancora bisogno — ha aggiunto il presule rivolgendosi al Pontefice — di essere confortati e orientati nella realizzazione dell’affascinante missione, ma anche difficile e complessa, di formare testimoni dell’amore misericordioso di Dio: medici, personale sanitario e amministrativo che sull’esempio del buon samaritano, come lei ci ha ricordato nel secondo capitolo dell’enciclica Fratelli tutti, sappiano prendersi cura con le più alte competenze scientifiche e con autentica compassione dei più bisognosi che qui hanno il volto dei malati sofferenti e afflitti da gravi patologie».

Al Papa monsignor Giuliodori ha chiesto l’aiuto per «essere fedeli al carisma dei fondatori» e «rinnovare il nostro impegno per continuare a essere un segno credibile dell’amore di Gesù che ci spinge ad andare verso tutte le periferie e ad essere testimoni credibili di quella Chiesa in cammino sinodale che sa farsi “ospedale da campo” per accogliere e curare le persone ferite nel corpo e nello spirito». Al termine della celebrazione, il rettore Anelli ha rivolto al Papa parole di ringraziamento. Il sessantesimo anniversario dall’inaugurazione della Facoltà di Medicina e chirurgia, ha affermato, è «una ricorrenza che cade in un tempo speciale e intenso per il nostro ateneo, perché quest’anno celebriamo i cento anni dalla fondazione, avvenuta nel dicembre del 1921». Si tratta di «una coincidenza importante per la nostra storia. Infatti, con l’avvio dei corsi di Medicina, giungeva a compimento il progetto originario di padre Gemelli. Per lui, medico, l’università dei cattolici italiani non poteva non ospitare una facoltà dedicata agli studi e alla pratica della medicina».

«Impresa ardua, ma indispensabile, perché, con questo gesto, il nostro fondatore sembra dirci — ha detto il rettore — che tutta la nostra opera di studio e insegnamento, in qualsiasi facoltà, deve guardare alle persone con la stessa cura che i medici riservano ai sofferenti: l’esperienza universitaria è infatti un’esperienza di prossimità».

E proprio «nel dramma della pandemia ne abbiamo avuto rinnovata certezza» ha fatto presente. «Anzitutto — ha spiegato — con l’impegno intenso e coraggioso dei medici e del personale sanitario del Policlinico, ma al medesimo tempo con lo sforzo dell’intero corpo docente e del personale dell’università per non interrompere l’esercizio della missione educativa, per non perdere il contatto con gli studenti e consentire a ciascuno di loro di proseguire il proprio percorso di studi».

«Nel corso di questi sessant’anni— ha proseguito — la Facoltà di Medicina e chirurgia ha fatto grandi progressi nell’attività didattica e di ricerca, mantenendo una missione chiara e immutata: unire» — come insegna il Papa — «il linguaggio della mente, del cuore e delle mani, e porli tutti al servizio del malato, nel quale si riflette l’immagine dell’umanità». In tal senso, ha aggiunto, «è significativo ciò che scrive il teologo Tomáš Halík, in un libro di recente tradotto dalla nostra casa editrice universitaria, Vita e Pensiero, quando osserva che, invitando l’apostolo Tommaso a toccare le sue ferite, Gesù gli ha voluto dire che “lì dove tocchi la sofferenza dell’uomo, e forse solo lì, riconoscerai che Io sono vivo, che Io sono”».

Il rettore Anelli ha, infine, nuovamente ringraziato «con particolare affetto» Papa Francesco: «In questi tempi difficili siamo costantemente confortati e incoraggiati dal suo magistero, dai suoi gesti e dalle parole che ci hanno accompagnato nei momenti più dolorosi per dirci di guardare al male che ci sfidava come a un’occasione per apprendere e riflettere, crescere e migliorare».