Conclusa la visita del cardinale Sandri

Una nuova alba per la Siria

04 novembre 2021

«Ci sarà certamente un’alba per l’amata e martoriata Siria, come ama ripetere Papa Francesco»; e allora ci si renderà conto che «anche oggi il Signore l’avrà protetta e nascosta — come la roccia fu rifugio e riparo per santa Tecla — per restituirla alla vita e all’affetto di quanti la amano, e anche a quelli che dentro e fuori i confini le hanno fatto del male, alle sue chiese, alle sue città, ma soprattutto ai suoi figli». Con un pensiero di speranza rivolto al futuro il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, ha concluso il suo viaggio nel Paese mediorientale, dal quale è rientrato mercoledì 3 novembre a conclusione di otto intense giornate.

L’ultima, martedì 2, è iniziata con il ricordo e la preghiera per tutte le vittime della guerra e per i benefattori che hanno consentito di versare sul popolo ferito «una goccia di balsamo di consolazione e guarigione, interiore ed esteriore». Il cardinale ha presieduto la celebrazione eucaristica, nel monastero carmelitano, vicino al vicariato latino ad Aleppo. Terminata la messa, ha incontrato le sei monache, che nonostante tutto hanno scelto di rimanere durante il conflitto.

La tappa successiva è stata la visita alla comunità armeno-cattolica, dove Sandri è stato accolto dall’arcivescovo Boutros Marayati e dai bambini della scuola attigua alla splendida e appena restaurata cattedrale. Dopo una preghiera comunitaria, è stato donato al prefetto un crocifisso realizzato con il legno della volta della chiesa che era crollata durante i bombardamenti.

Poi il cardinale si è recato nella cattedrale dell’arcieparchia maronita, dedicata a sant’Elia. Dopo la preghiera e la benedizione, ha ricordato la precedente visita alla tomba di Mar Maroun, fondatore della Chiesa maronita, che si trova in Siria nei pressi delle Villes Mortes.

Proseguendo nelle sue soste presso le cattedrali, Sandri si è diretto in quella dell’arcieparchia siro-cattolica. Quindi l’ultima tappa ad Aleppo è stata nella cattedrale caldea, dove è stato accolto dai bimbi della vicina scuola materna. Nella preghiera comune ha affidato al Signore la Siria, Aleppo, ma anche tutta la Chiesa caldea, con il patriarca Sako, e l’Iraq, visitato pochi mesi prima da Papa Francesco.

Da Aleppo — dove il giorno precedente aveva incontrato le associazioni e le organizzazioni caritative — si è diretto a Deir Mar Mousa, monastero fondato da padre Paolo Dall’Oglio, per incontrare la comunità ancora vivace e attiva dopo il suo rapimento.

Sandri si è spostato poi nella città di Yabroud, prima presso una parrocchia melkita per pregare davanti alla statua della Vergine Maria donata da un benefattore dopo la guerra, e poi nella antica e splendida cattedrale dedicata a sant’Elena. Infine, l’ultimo trasferimento a Maloula, piccolo villaggio interamente cristiano dove si parla ancora l’aramaico, la lingua di Gesù. Il luogo è stato martoriato dall’occupazione delle milizie radicali islamiche negli anni scorsi e successivamente liberato. Quindi la sosta del prefetto del dicastero orientale alla parrocchia melkita di San Giorgio, dove il parroco con pazienza ha quasi ultimato la pulitura degli affreschi completamente anneriti dal fumo dei falò fatti dai jihadisti con il legno delle icone e delle iconostasi. Al piano superiore, accessibile con una scala angusta e senza luce, nella balconata che si affaccia sulla chiesa, la galleria “museo” di tutte le icone sfregiate e profanate con atti sacrileghi.

A conclusione, il trasferimento all’antichissimo monastero dei Santi Sergio e Bacco, con una chiesa risalente al iv secolo, entrambi in parte distrutti, con le icone — tranne due rimaste sotto le macerie — bruciate o derubate. Nella notte, il ritorno alla nunziatura a Damasco e, prima dell’alba, la partenza per Beirut, per prendere l’aereo alla volta di Roma.