Il racconto

Per fare canestro bisogna guardare verso l’alto

 Per fare canestro bisogna guardare verso l’alto  QUO-250
03 novembre 2021

Per fare canestro bisogna sempre guardare verso l’alto. È con questa “massima” sportiva che stamani, in Aula Paolo vi , uno straordinario team di leggende del basket mondiale ha detto a “coach” Papa Francesco che si sono già messi a disposizione dei più giovani per aiutarli a ripartire insieme, dopo l’esperienza della pandemia. Proprio attraverso uno sport di squadra come la pallacanestro.

E hanno anche dato vita all’associazione Liba Italia (Legends international basketball association) capitanata da Carlo “Charlie” Caglieris e Pierluigi Marzorati — al femminile da Mara Fullin — che ha visto entrare insieme questa mattina nell’Aula Paolo vi , come fosse un palasport, campionissimi del calibro dello spagnolo Juan Antonio Corbalán (stella del Real Madrid e oggi chirurgo), Antonello Riva, Renzo Bariviera e tantissimi altri.

Progetti di questo dream team? «Non solo sport agonistico ma anche e soprattutto educazione, formazione, socializzazione per i giovani, con una particolare attenzione al mondo della scuola» dice Marzorati con piglio da playmaker, facendo presente che la “partita” del progetto-pilota è già iniziata in Lombardia. «La FederBasket italiana ieri ha compiuto 100 anni — rilancia — ma stiamo coinvolgendo le leggende del basket anche in Spagna, Argentina, Grecia, Svizzera, Slovenia, Croazia, Grecia, Albania, Lituania e Montenegro».

A Francesco il dream team ha donato un pallone da basket con l’autografo di tutti. Una firma, spiegano “le leggende”, che è anzitutto un impegno — tracciata sul loro “strumento di lavoro” — a restituire, attraverso la loro esperienza, quanto di straordinario hanno ricevuto dallo sport per fare in modo che sempre più giovani vivano l’esperienza di essere parte di una squadra.

E per restare in tema, particolarmente significativa la presenza del gruppo “Amici per lo sport” venuto da Falconara Marittima per presentare al Papa la tradizionale manifestazione ”Nonni & nipoti”.

«La organizziamo da dieci anni ogni estate — racconta il presidente Tarcisio Pacetti — e nonni e nipoti camminano insieme per le vie della città, uniti da un laccetto di stoffa al polso, a simboleggiare quel legame affettivo così forte tra generazioni».

«La camminata “Nonni & nipoti” — spiega — è una esperienza di inclusione con un’apertura forte verso il mondo della disabilità, tanto che vi partecipano, appunto, un gruppo di persone sulla sedia a rotelle per cercare insieme di abbattere ogni tipo di barriera».

Con parole di incoraggiamento Papa Francesco ha accolto suor Gloria Cecilia Narváez Argoti, rapita in Mali il 7 febbraio 2017 e liberata — dopo 4 anni e 8 mesi di prigionia — il 9 ottobre scorso. Ad accompagnarla cinque sue consorelle — tra loro anche la superiora generale — della congregazione delle Francescane dell’Immacolata Concezione. Papa Francesco aveva già incontrato la religiosa il 10 ottobre, nella basilica Vaticana, alla messa per l’apertura del Sinodo sulla sinodalità.

Da domenica scorsa, in piazza San Pietro, sotto il colonnato di sinistra, è allestita la mostra fotografica «Emozioni per generare il cambiamento» ispirata all’enciclica Laudato sì’. A realizzarla insieme Lia Beltrami, regista e scrittrice cattolica, e Asaf Ud Daula, fotografo musulmano originario del Bangladesh.

L’esposizione — promossa dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale — è stata pensata in occasione dell’Anno speciale Laudato sì’, del lancio della Piattaforma di azioni Laudato sì’ e in contemporanea con il summit della Cop26 a Glasgow. Resterà aperta fino all’8 novembre.

Significativa la collaborazione dell’arcidiocesi e della provincia autonoma di Trento: ad accompagnare la delegazione all’udienza era presente l’arcivescovo emerito Luigi Bressan. Compongono, infatti, la mostra 40 fotografie, 26 delle quali sono esposte su appositi pannelli costruiti con il legno degli alberi abbattuti dalla “tempesta di Vaia”, che nel 2018 ha colpito l’area montana delle Dolomiti e delle Prealpi venete.

di Giampaolo Mattei