Il cardinale Sandri incontra i siriani cattolici e ortodossi di Homs e Aleppo

«Francesco non ha mai smesso di starvi accanto»

02 novembre 2021

Circa duecento chilometri quelli separano le città siriane di Homs e Aleppo. Una distanza che oggi si percorre in autostrada attraverso uliveti e piantagioni di pistacchi. Fanno da sfondo però al paesaggio i segni delle distruzioni e della guerra che per lunghi anni hanno sconvolto il Paese mediorientale.

È il tragitto che il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, ha compiuto domenica 31 ottobre, nel sesto giorno del suo viaggio in Siria, per visitare due città simbolo e teatro di un conflitto che ha lasciato solo rovine, miseria e morte. Nel pomeriggio, ad Aleppo, il porporato ha incontrato nella cattedrale la comunità siro-cattolica. Poi, nella parrocchia latina, ha celebrato la messa. Per l’occasione, ha sottolineato come la comunione dei santi oltre «ad offrirci la certezza della presenza presso Dio e dell’intercessione di questa immensa moltitudine, illumina anche le nostre relazioni quotidiane, facendoci sentire abbracciati dall’amicizia di molti fratelli in Cristo»: in particolare uno, «il Santo Padre, che — ha assicurato — vi saluta e mi ha chiesto di portarvi la sua benedizione e conforto: non ha mai potuto finora venire in Siria, ma non ha smesso un istante di starvi accanto».

Grazie alla sua iniziativa, ha evidenziato il porporato, «le colonne di piazza San Pietro a Roma hanno come avvolto il vostro Paese in una distesa di preghiera e protezione il 7 settembre del 2013, primo anno del suo Pontificato, scongiurando una pioggia di bombe e distruzione come purtroppo accaduto in altri Paesi nel passato come l’Iraq o la Libia, lasciati nella confusione o nel caos che in parte perdura anche oggi».

Momento molto commovente è stato l’incontro riservato con la famiglia di padre Michel, giovane sacerdote armeno ventisettenne, rapito anni fa e di cui non si sa più nulla, e con le sorelle di suor Rima, uccisa da un missile. Il cardinale ha pregato con loro, li ha benedetti e ha consegnato un piccolo segno di condivisione e di aiuto da parte del Pontefice. Precedentemente, sempre ad Aleppo, nella residenza del vicariato apostolico, Sandri si era incontrato con i vescovi cattolici della città (maronita, melkita, armeno, caldeo, siro, latino), parlando, tra l’altro, della situazione della città, in cui i cristiani si sono ridotti a poche decine di migliaia quando prima del conflitto superavano abbondantemente le centomila unità. La richiesta rinnovata dei presuli è stata quella di sostenere la presenza cristiana, specie dei giovani, evitando di favorire la loro emigrazione.

La giornata di domenica era iniziata nella città di Homs, dove il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali ha incontrato il metropolita greco-ortodosso. Nella cattedrale ha venerato l’icona della Madre di Dio e ha benedetto l’assemblea riunita per la celebrazione della divina liturgia.

Da parte sua il metropolita ha ringraziato per la visita, definita «santa per ricevere messaggi di amore e di pace». Circa la condizione dei cristiani in Siria, il metropolita ha affermato: «non pretendiamo di avere tutta la verità, ma nessuno può negare che noi abbiamo le radici in questo Paese, non siamo arrivati da fuori successivamente».

Il cardinale Sandri, parlando del cammino verso la piena unità, ha sottolineato che questa «manca ancora». E ciò «è motivo di scandalo perché ci vedono discepoli di Cristo, ma divisi. Se Pietro è passato di qui, la vostra comunità è chiamata particolarmente a intensificare gli sforzi ecumenici insieme a noi». 

Dalla sede del metropolita greco ortodosso, la delegazione che accompagnava Sandri si è spostata quindi alla cattedrale siro-ortodossa. L’accoglienza è avvenuta sempre all’interno della divina liturgia domenicale, con molti fedeli presenti. Il porporato ha rivolto parole di saluto, ricordando la tradizione che attribuisce al luogo la conservazione della “cintura della Madonna”. Quindi ha ringraziato per la fede e la testimonianza, assicurando che la sofferenza della popolazione «è anche la nostra insieme» e auspicando che la guerra che ha danneggiato il loro tempio non torni più. Dinanzi ai problemi, ha aggiunto, «può capitare di sentirci in pericolo e senza meta: dobbiamo però sentirci come su una autovettura, quella della Chiesa, e indossare una cintura di sicurezza, quella della Vergine e della sua preghiera».

Il cardinale ha quindi portato il saluto di Papa Francesco, augurando che tutti possano «testimoniare insieme l’amore e la bontà del Signore». Dalla cattedrale siro-ortodossa, il prefetto ha poi raggiunto la comunità dei gesuiti per pregare sulla tomba di padre Frans Van Der Lugt. Il gesuita di origini olandesi era stato l’unico europeo e religioso a rimanere a Homs durante l’assedio delle truppe governative ai ribelli delle milizie islamiche. Dopo il dialogo con i gesuiti, al prefetto è stata donata un’immagine di padre Frans, in un sacchetto artistico che riporta il motto del religioso, il quale sempre ripeteva Ila al Amam (“Sempre avanti”).

Il cardinale ha poi visitato la casa gestita dalle suore dei Sacri Cuori, che accolgono circa 120 persone con sindrome di Down o autismo, intrattenendosi con i più piccoli, con gli operatori e le religiose.

Il giorno precedente, il porporato aveva visitato sempre la sede dell’arcieparchia siro-cattolica di Homs, dove lo hanno atteso sacerdoti, religiosi e consacrate che lavorano nelle circoscrizioni cattoliche dell’area. Ha salutato anche un gruppo di ragazzi impegnati nelle attività di catechesi e pastorale giovanile, prima di recarsi nei quartieri che portano ancora i segni della guerra e dei bombardamenti, per lo più deserti salvo qualche piccola attività che coraggiosamente prova a ricominciare.