L’impegno dei giovani domenicani pakistani

Costruttori di comunità

  Costruttori di comunità  QUO-243
25 ottobre 2021

L’annuncio dell’amore e della salvezza donati da Cristo Gesù viaggia in Pakistan grazie ai “frati predicatori”: sono tanti i giovani domenicani che oggi nella “terra dei puri” avvertono il desiderio di condividere la loro fede e di portare, da battezzati, un messaggio di speranza soprattutto ai più poveri, ai vulnerabili, agli emarginati. Missionari di compassione in una nazione a maggioranza islamica, esprimono la loro fede soprattutto con la testimonianza di vita con l’amore al prossimo, ma anche nel promuovere dialogo e accoglienza a persone di ogni fede, cultura, etnia. I giovani domenicani pakistani hanno nella loro opera un saldo riferimento: quello al missionario italiano padre Aldino Amato, che, nel suo servizio pastorale di quasi sessant’anni in Pakistan, ha costruito sei chiese, tre scuole e ostelli, due centri di formazione per non vedenti, due villaggi per fedeli cattolici, un collegio femminile, un ospedale. Il missionario, deceduto in Pakistan per covid nella scorsa primavera, è sepolto in una cappella del Rosary Christian Hospital, da lui fondato, e continua a ispirare le nuove generazioni dei frati predicatori pakistani che lo riconoscono come «grande sacerdote, vero missionario e un leader straordinario che ha seminato tanto bene nella nazione», affermano. Per loro, padre Aldino è l’immagine del buon samaritano, sempre pieno di compassione e misericordia per i poveri e bisognosi, colui che ha amato il popolo pakistano e ha dato tutto se stesso per la crescita della comunità cattolica e per il servizio alla società.

Oggi, guardando padre Amato, i domenicani in Pakistan sono missionari predicando la Buona Novella attraverso la vita, impegnandosi per promuovere una vita dignitosa di tante persone, offrendo un contribuito nel campo dell’istruzione e della salute. Spiega a «L’Osservatore Romano» padre Younas Shahzad, vice provinciale della Provincia Ibn-e-Mariam dell’Ordine domenicano in Pakistan: «Ricordiamo padre Amato con gratitudine per i suoi instancabili servizi ai poveri e ai bisognosi. È stato un costruttore di comunità, consolatore e sostenitore delle persone bisognose. Prendiamo esempio da lui per continuare questa opera meritoria». Sabir Michael, laico cattolico non vedente, era studente nel centro per non vedenti fondato da padre Amato. Oggi, da professore in varie università di Karachi, nota: «I missionari come padre Amato ci hanno trasmesso un esempio di fede e di spiritualità che è stato determinante nella nostra crescita. Di lui posso dire che era ricolmo di Spirito Santo e da qui scaturiva il suo impegno per il bene delle persone. Posso dire con orgoglio che, attraverso i suoi occhi, ho visto il mondo e ora vivo una vita dignitosa. Sarà sempre nel mio cuore».

La missione domenicana in Pakistan è iniziata nel 1931 quando i domenicani italiani, guidati da Benedict Francis Cialeo, giunsero nella diocesi di Lahore che allora era ancora in India, prima della partizione che porterà alla nascita del Pakistan. Nel 1939 padre Cialeo divenne il primo vescovo della diocesi di Multan e vent’anni dopo i missionari domenicani americani, giunti con un gruppo di trentacinque religiosi, assunsero la responsabilità della diocesi. Nel 1966 il primo gruppo di giovani pakistani si unì all’Ordine che portò ad aprire una casa di noviziato e una casa di studi a Karachi: il primo sacerdote domenicano pakistano è stato ordinato nel 1973. Oggi, dopo il prezioso contributo dei missionari italiani e americani, i religiosi prestano servizio pastorale in quattro diocesi del Paese, con una comunità che conta circa trenta sacerdoti, quindici gruppi di laici domenicani e diversi gruppi di giovani. Il servizio pastorale si svolge nelle parrocchie, nelle scuole e negli ospedali, ma anche nel campo del dialogo interreligioso. Tra le iniziative rilevanti dell’Ordine, vi è la gestione del Centro per la pace a Lahore, affidato a padre James Channan, autentico esempio di promozione della pace e dell’armonia tra persone di diverse fedi.

di Paolo Affatato