Cambiamento climatico e sviluppo umano

 Cambiamento climatico e sviluppo umano  QUO-243
25 ottobre 2021

«Nessun problema ambientale ha finora generato una così alta ed acuta preoccupazione collettiva come il cambiamento climatico, considerato ora come un rischio per la specie umana. La Laudato si’ di Papa Francesco (2015), approfondendo decisamente il principio di integrazione profonda tra Dio, umani e creato, colloca il cambiamento climatico nella sfera generale dell’Ecologia integrale, con una grande attenzione ai drammatici squilibri generati dai processi di sviluppo nel Sud del mondo.

Il clima è una minaccia che deve essere affrontata attraverso una combinazione di governance politica globale, cambiamenti di attitudine morale verso il creato e nuovi stili di vita. Vi è ora un generale consenso della scienza, della politica, degli attori economici e delle persone sulla necessità di forti politiche climatiche. Tale consenso è tardivo, e gli attuali impegni per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi potrebbero essere insufficienti: la quantità massima cumulativa di gas serra che è possibile emettere per mantenere l’aumento di temperatura sotto +1,5° c verrà quasi certamente superata nel prossimo decennio. Assumono quindi importanza critica le strategie di adattamento, e cioè quelle misure e azioni che devono minimizzare gli effetti negativi del clima che cambia.

Sia per la mitigazione che per l’adattamento, una questione chiave rimane il rapporto tra i Paesi ricchi ed emergenti e i Paesi poveri. Nel 2019 l’Africa in complesso emetteva solo il 3,8% delle emissioni globali di C o 2 equivalente ma è destinata a soffrire grandi costi umani e tecnologici con il clima che cambia. Insufficiente appare il flusso di aiuti tecnologici e finanziari internazionali per sostenere i Paesi più poveri nelle loro azioni di mitigazione e adattamento. Nonostante gli impegni di “neutralità climatica” di Unione europea, Stati Uniti e Cina, rimangono incertezze aperte sulla possibilità di grandi risultati nella prossima Cop26 di Glasgow. Il rischio è quello di una debole risposta alla forte invocazione di Papa Francesco: «L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo, per combattere questo riscaldamento [del pianeta] o, almeno, le cause umane che lo producono o lo accentuano”» (Laudato si’, 23).

di Roberto Zaboli