Presentata alla festa del cinema la serie tv con Papa Francesco

Ritrovare i nonni

 Ritrovare  i nonni  QUO-241
22 ottobre 2021

«Quando mi capita di confessare giovani coppie gli chiedo sempre “ma tu ci giochi con i tuoi figli?”. Perché giocare insieme è donarsi. È amore. Quello vero, quello gratuito». Questa frase di Papa Francesco non è solo l’incipit ma l’intera cifra della serie tv Stories of a Generation presentata ieri in anteprima alla Festa del cinema di Roma e in programmazione sulla piattaforma Netflix dalla sera del prossimo Natale. Un format originale diretto da Simona Ercolani con la consulenza editoriale di padre Antonio Spadaro prodotta da «Stand by me» per Netflix.

La serie si articola in quattro puntate (ieri è stata presentata la prima Love) che raccoglie racconti di vita vissuta all’insegna della relazione tra generazioni dal punto di vista dell’anzianità. Un po’ il seguito o lo sviluppo del fortunato libro di Papa Francesco La saggezza del tempo (curato anch’esso da padre Spadaro ed edito in Italia da Marsilio). Si intrecciano così le storie della primatologa e antropologa inglese Jane Goodall, che rintraccia l’origine dell’amore umano già nella sua animalità, a quella della nonna di desasperacidos che ritrova dopo 36 anni il nipote, figlio della figlia uccisa al tempo della dittatura. Dalla anziana coppia uruguaiana che ha fondato il proprio amore nell’accoglienza della reciproca alterità e che vive ancora la propria tenera affettività attraverso il tango, alla storia di Vito Fiorino, il gelataio che a Lampedusa durante una partita di pesca con gli amici diviene testimone dell’immane tragedia dei 386 migranti annegati di fronte all’isola il 3 ottobre 2013, e soprattutto dei 47 che riuscì a salvare con le proprie mani. Fino a un inedito Martin Scorsese che si svela sorprendentemente nella sua intimità di figlio prima e di padre poi.

Tutte le storie non solo evocano ma già sono dentro la relazione tra anziani e giovani perché sono realizzate da film makers che in genere hanno l’età dei nipoti dei protagonisti. «Ne abbiamo raccolte in realtà più di cento — spiega Simona Ercolani, che ha costruito una regia eccellente nel ritmo e scrupolosa nel dettaglio — e non abbiamo scelto le più belle, perché erano tutte belle, ma quelle che erano più aderenti al proposito di mostrare l’importanza di una relazione tra generazioni». Ma sicuramente il piatto forte è la partecipazione, per certi versi inedita, di Papa Francesco. Inedito per l’assoluta spontaneità e verità con cui si trasmette. Bravissimo padre Spadaro (che mai compare in video) che nulla concedendo alla confidenzialità riesce però nei colloqui a svelare una straripante umanità di Bergoglio. Si narra, parla di sé, non nasconde le sue emozioni, tratteggia ricordi con ironia. Allo spettatore appare evidente che il Papa si stia divertendo parlando della sua passione per il tango («ha sempre un fondo di speranza»), dell’amore («non è un concetto, non si spiega.. è come una vibrazione elettrica»), della sofferenza («non si va da un malato a rincuorarlo, a dirgli di essere positivo, bisogna invece immedesimarsi, sentirsi come lui, toccargli la mano e guardarlo negli occhi in silenzio»), o nel ricordo della nonna Rosa («più che con le parole, mi parlava con intensi sguardi silenziosi»). «È vero, dice padre Spadaro, è stato molto generoso in questo progetto, donandoci — insieme a sei ore di colloquio — momenti di grande verità. Quando gli ho parlato del progetto la prima volta ha aderito subito con entusiasmo ponendo però una condizione “Non voglio essere io il protagonista. Voglio essere a lato, accompagnare queste belle storie”. E così in effetti è stato, i suoi interventi fanno da collante alla sequenza di racconti, ma non c’è mai un giudizio. Alle loro storie replica con le sue storie. Il tutto con grande verità, che traspare dalle stesse espressioni facciali».

La verità è d’altronde il carattere preminente di tutte le testimonianze, nelle quali non c’è mai nulla di seppure inconsciamente recitato o impostato. Anche quando questo implica una severa autocritica, come nel caso di Vito Fiorino che ammette di aver scoperto il lato emozionale della paternità solo dopo aver salvato quei 47 giovani, ma quando ormai i suoi figli erano già grandi. O come Martin Scorsese che ritrova un’affettività, troppo a lungo frustrata, solo con la nascita della terza figlia (che è anche la film maker del suo spezzone) a 55 anni. «Sono quelli — continua Spadaro — che Papa Francesco chiama “i santi della porta accanto”, quelli cioè che indifferentemente dalle proprie convinzioni, anche religiose, hanno una tale consapevolezza della propria unicità da non potersi esimere dall’amare quella altrui. E poi c’è un altro aspetto caro al Papa: il confronto sulle storie. Lui ama spesso ripetere che il vero discernimento non si fa tra le idee ma sulle storie».

Nell’insieme una proposta che oltre a delle immagini belle e originali ci propone una riflessione su un tema di gigante attualità nel cambiamento epocale che viviamo: senza trasmissione della memoria non c’è vita.

di Roberto Cetera