Bailamme

Quando poeta
fa rima con profeta

22 ottobre 2021

La notizia è curiosa: un gruppo di poeti si riunisce presso il bell’emiciclo del Museo etrusco di Villa Giulia a Roma e decanteranno poesie, che altro possono fare? E fin qui tutto bene; la cosa strana sta nell’orario, visto che tutto questo avverrà alle 6 del mattino. «L’alba dei poeti» è il nome dato all’iniziativa, aperta al pubblico che dovrà prenotarsi (alla mail: albadeipoeti@gmail.com, greenpass obbligatorio), per assistere a questo evento che durerà prima, durante e dopo il sorgere del sole della prossima domenica 24 ottobre. «Ciò che i poeti raccontano va ascoltato in silenzio» recita l’invito che sta girando sulla Rete firmato da Antonella Giannaccaro, «Deve riecheggiare, la parola; sostare nel cuore di ognuno, aprirsi in palmo di mano» e, infine, negli auspici degli organizzatori, l’ascolto silenzioso della parola finirà per rivelare «la nostra possibilità di redenzione». Vasto programma insomma quello dei poeti sonnambuli che vogliono realizzare un «appello d’amore e difesa dei nostri luoghi, di ciò che abbiamo e che ci rende figli uguali di questa terra».

C’è qualcosa di antico dentro questa notizia: il canto in attesa del sole. Nel prezioso saggio Mai senza l’altro, il gesuita Michael De Certeau rifletteva sulla «fatica del desiderio» descrivendo una scena suggestiva di «certi monaci dei primi tempi della Chiesa, nel iii e iv secolo» che durante la notte si mettevano in piedi, «nella posizione dell’attesa. Si ergevano lì all’aperto, dritti come alberi, con le mani alzate verso il cielo, rivolti verso il luogo dell’orizzonte da cui doveva venire il sole del mattino». Tutto questo in silenzio, perché «la loro parola era il loro stesso corpo in travaglio e in attesa. Questa fatica del desiderio era la loro preghiera silenziosa. Erano là, semplicemente. E quando al mattino i primi raggi del sole raggiungevano la palma delle loro mani, essi potevano fermarsi e riposare. Il sole era giunto».

E c’è qualcosa di vero: i poeti come sentinelle del mattino, che vegliano e scorgono, prima degli altri, le luci dell’alba; è quando poeta fa rima con profeta, come nel caso di Rowan Williams, che in Advent Calendar cantava il mistero dell’avvento: «Verrà come il gelo. / Una mattina quando la terra rattrappita / si apre sulla nebbia, per trovarsi / bloccata nella rete di una bellezza sconosciuta, affilata». È forse questa la bellezza che si attende di sperimentare il pubblico che si riunirà al Museo Etrusco di Valle Giulia domenica prossima, all’alba.

di Andrea Monda


L’idea è venuta tanto tempo fa a due poeti, Silvia Bre e Nicola Bultrini. E ora possono realizzarla anche grazie allo scultore Oreste Baldini, che la accoglie nell’ambito della sua personale (al Museo Etrusco) “Bastabuste” dedicata alla cura della natura e in particolare del mare invaso dalla plastica. Prima e dopo le letture, gli interventi musicali di alcuni musicisti dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Al termine la Cooperativa “Caffè galeotto” offrirà a tutti i presenti la meritata colazione.