Il cardinale Sandri per la festa di san Luigi

Un re al servizio dei poveri

21 ottobre 2021

La vita del santo re di Francia, «il suo amore per Dio e per la Chiesa, per la giustizia e per i più poveri», sono un insegnamento per tutti, «qualunque sia il nostro stato di vita o la nostra vocazione». Lo ha sottolineato il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, presiedendo domenica scorsa la messa nella festa liturgica di san Luigi dei francesi presso l’omonima chiesa di Roma

La vita del santo, ha detto il porporato, «fino ai suoi ultimi insegnamenti nel testamento», aiuta a «incarnare la parola del Signore ascoltata nel Vangelo: il più grande dei comandamenti, che riassume tutta la Scrittura, è l’amore della carità».

Insieme con il cardinale hanno concelebrato numerosi sacerdoti, tra i quali, il rettore della chiesa, monsignor Laurent Breguet, e officiali di vari Dicasteri vaticani, alla presenza di diversi ambasciatori. Sandri ha invocato l’intercessione del santo per i governanti francesi e per tutta la nazione transalpina. Luigi, ha fatto notare, è «un modello per tutto il popolo di Dio, un modello di vita cristiana al servizio di Cristo e del prossimo». Ha poi ricordato che Gregorio ix scrisse al giovane re che «Dio sceglie la Francia»; che «Dio ama la Francia». Nella Sacra scrittura Dio «rivela in Gesù Cristo un ideale completamente diverso: quello del servizio, della povertà di cuore e dell’umiltà vissuta nel dono di sé». Questo è il percorso che «Luigi ha seguito sulle orme di Cristo, permettendogli di passare da un regno terreno al Regno di Dio».

Sulla montagna, ha quindi fatto notare il prefetto, il Signore Gesù ha insegnato: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli». Luigi ix incarnò questa «beatitudine in modo straordinario e ci chiama a fare lo stesso».

Fin dalla sua prima infanzia, ha ricordato il celebrante, sua madre, Bianca di Castiglia, «gli insegnò la fede, la preghiera e l’amore per la Chiesa». Poiché l’amore di carità deve essere al primo posto nella vita di un cristiano, la donna gli insegnò «ad aborrire il male e il peccato, che feriscono la nostra relazione con Dio e con gli altri».

Il porporato ha poi fatto riferimento al segreto della gioia perfetta: «Una vita donata». Il santo re, ha ricordato, scrisse nel suo testamento spirituale: «Figlio mio, la prima cosa che ti insegno è di impostare il tuo cuore sull’amore di Dio, perché senza questo nessuno può essere salvato». Luigi insegna a «scegliere solo Dio nella Chiesa che Lui ha istituito». Egli era infatti «un uomo di preghiera che meditava il Vangelo» e viveva intensamente «nella divina Eucaristia, lasciandosi rinnovare nel sacramento della Penitenza». Era un uomo «di profonda vita interiore, un re che non aveva paura di inginocchiarsi pubblicamente davanti al suo Salvatore». Lì trovava «la forza di servire il suo popolo».

Il cardinale ha poi sottolineato come imitando «la vita dei primi francescani», Luigi non amasse «altro che la semplicità e la povertà». Come Gesù la sera del Giovedì santo, egli stesso «ha lavato i piedi dei poveri e li ha serviti a tavola. Non l’ha fatto per dare spettacolo, ma “nei fatti e nella verità”».

Se ha costruito a Parigi la Sainte-Chapelle, ha rimarcato il prefetto, «questa meraviglia di pietra e vetro, è stato per ospitare le preziose reliquie della Passione, la più importante delle quali è la corona di spine». Questa reliquia del resto era per lui «il memoriale dell’umiltà e della carità di Cristo, che ci invita a fuggire il male e a scegliere sempre il bene». Era un «ricordo costante del suo dovere di servizio e di amore». Più che mai, ha concluso, il mondo ha bisogno «di questa testimonianza concreta della carità cristiana. In particolare, la sua infinita misericordia per i più poveri e i peccatori».