A colloquio con la vice-postulatrice Stefania Falasca

La sua arte di parlare con semplicità, nella verità

13 ottobre 2021

Accanto al cardinale Stella, postulatore dal 2016, e prima di lui ai salesiani don Pasquale Liberatore e monsignor Enrico dal Covolo, che si sono succeduti nell’incarico, ha lavorato dal 2006 la vice-postulatrice Stefania Falasca, vaticanista e scrittrice, impegnata in un lungo studio delle fonti documentarie su Giovanni Paolo i . È lei che ci parla della semplicità evangelica di Albino Luciani, della sua capacità di comunicare a tutti «la sostanza del Vangelo», «nell’assoluta coincidenza tra quanto insegnava e quanto viveva».

Stefania Falasca, finalmente si vedono i frutti di un lungo lavoro iniziato nel 2003, al quale lei ha dato un grande contributo dal 2006. Cosa le resta di questo viaggio tra le tante fonti documentarie su Albino Luciani?

È un viaggio che è durato 15 anni, dalla fine dell’inchiesta diocesana. Si è fatta un’investigazione archivistica che ha interessato più di 70 archivi in diverse località, quindi è stato profuso un notevole impegno proprio nel reperimento delle fonti con le quali si può parlare davvero, con cognizione di causa, riguardo a quello che è stato Giovanni Paolo i , il suo pontificato, tutta la sua vita e la sua opera. È un lavoro di paziente ricerca che fin dall’inizio della fase romana del processo mi ha coinvolto. Si deve sottolineare anche il significato storico e storiografico di questo lavoro, che non era mai stato prima compiuto per Giovanni Paolo i . È un tempo che è stato per me, ed è, benedetto perché bisognava conoscere soprattutto attraverso le carte, perché la storia si fa con le carte. Rispetto ad altri Papi che hanno avuto l’introduzione della causa nel Novecento, quello di Luciani non è durato di più. Certamente, la causa di Luciani è stata introdotta più tardi rispetto a quelle di altri Papi del Novecento, 25 anni dopo la morte.

In sintesi, perché sarà beato Papa Luciani?

Tutta la vita di Albino Luciani fu impegnata a ricercare la sostanza del Vangelo come unica ed eterna verità, al di là di ogni contingenza storica. Questo lo aveva osservato subito dopo la morte con puntualità il professor Vittore Branca, che era stato legato a Luciani negli anni del suo patriarcato a Venezia. Come noto filologo evidenziava però una caratteristica che è inalienabile dell’atteggiamento pastorale di Luciani, quando vogliamo parlare delle sue virtù: la grande semplicità. Perché questa semplicità, con la quale ha esercitato anche le virtù in modo eccezionale, è un tratto distintivo di Giovanni Paolo i . Lui è stato fedele alla dottrina di san Francesco di Sales, un santo che gli è stato caro fin dall’adolescenza, quando lesse la Filotea e Il Trattato dell’amore di Dio. Luciani è stato il pastore nutrito di umana saggezza, che ha vissuto tutte le virtù evangeliche. Un pastore che precede e vive nel gregge con l’esempio, senza alcuna separazione tra la vita spirituale e l’esercizio del governo. Nell’assoluta coincidenza tra quanto insegnava e quanto viveva.

Io credo che questa possa considerarsi una testimonianza attualissima e così l’hanno considerata anche i cardinali che lo elessero al soglio di Pietro: il suo essere fino in fondo pastore, e lo è stato in maniera esemplare, nel solco del concilio. Certamente, quando si parla di semplicità di Luciani, parliamo di semplicità evangelica, che è anche un’arte, quella che i Padri della Chiesa chiamavano «arte di conversare semplicemente con gli uomini». Perché c’è un fondamento teologico al suo modo di parlare semplice, che è quello affermato da sant’Agostino nel De praedestinatione Sanctorum. Il parlare con semplicità, con umiltà, determinato dal fatto che si deve rispettare la verità, perché deve essere capita da tutti. Queste sono le ragioni del suo parlare semplice: per far arrivare a tutti il messaggio di salvezza. Con questo linguaggio Luciani ha rotto il confine tra credenti e non credenti, tra dotti e persone semplici.

Quali sono i tratti salienti del suo magistero e quale Chiesa voleva?

Prossimità, umiltà, semplicità, povertà e insistenza sulla misericordia e sulla tenerezza di Gesù sono stati i tratti salienti del suo magistero, che più di 40 anni fa suscitarono attrattiva e restano oggi più che mai attuali. Per questo, il breve pontificato di Albino Luciani non è passato come una meteora e ha incarnato quelle che erano anche le prerogative del concilio Vaticano ii . L’immagine della Chiesa che nutriva Giovanni Paolo i è quella del Discorso delle Beatitudini, dei poveri di spirito. Più vicina al dolore delle genti, una Chiesa non autoreferenziale che affonda le radici proprio in quel mai dimenticato tesoro di una Chiesa antichissima, senza trionfi mondani, che vive della luce riflessa di Cristo. Vicina all’insegnamento dei grandi Padri e alla quale era risalito il concilio. Io credo che qui vada riconsiderato anche lo spessore della sua opera, di valenza storica, del suo pontificato e di quello che è stato il centro della sua testimonianza come pastore. (alessandro di bussolo)