Bambini nella giungla

A Haitian migrant woman carries a toddler as she crosses the jungle of the Darien Gap, near Acandi, ...
13 ottobre 2021

La giungla del Darién, è l’ultimo posto al mondo dove dovrebbe passare un bambino. L’Unicef ne ha contati, invece, 19.000 che l’hanno attraversata, dalla Colombia a Panama, fra gennaio e settembre 2021. Solo nel 2017 erano stati “appena” 109. Quest’anno ci si trova davanti ad un esodo che l’Onu denuncia come, ormai, intollerabile.

Piccoli migranti da soli o accompagnati o rimasti orfani per strada, per mano fratellini più piccoli da spingere in avanti, difendere dalle belve, sfamare, dissetare con acqua putrida. La loro strada passa per la giungla più ostile del pianeta che taglia in due il cordone ombelicale fra le Americhe, l’istmo di Panama. Il massimo dell’ostilità naturale unita a narcotrafficanti, contrabbandieri, rapinatori, stupratori. La più crudele delle rotte della migrazione globale umana, imposta dalla miseria, dalla guerra, dal mutamento climatico figlio di un modello economico che brucia a sud per produrre a nord.

Eppure si è avuta notizia di 19.000 bambini arrivati, superstiti, a Panama. La metà fra loro ha dai cinque anni in giù. Non bastasse, la cronaca ci avverte ancora di cosa accade a chi tenta la sorte via mare. L’ennesimo precario battello ha fatto naufragio. Tre morti, un piccolo di otto mesi è scomparso fra le onde. Jean Gough, responsabile Unicef per l’America Latina, si è appellata perché sia riconosciuta, senza più esitare, una delle emergenze umanitarie più invisibili. Quella dei bambini del Darién.