I racconti della domenica Gedeone e i suoi 70 figli (Gdc 8, 30)

Nella fragilità Dio manifesta la sua forza

   Nella fragilità  Dio manifesta la sua forza  QUO-230
09 ottobre 2021

Una volta insediate nel loro territorio, lontano dai serpenti del deserto, le tribù d’Israele devono affrontare altri nemici. I più accaniti sono i madianiti che hanno come capi Oreb e Zeeb. Spesso Dio stesso deve intervenire per salvare il suo popolo. Ma vuole la collaborazione degli israeliti. Alcuni sono esigenti quando il Signore li chiama. Questo è il caso di Gedeone della tribù di Manasse, anche se l’autore della lettera agli Ebrei lo definisce come un uomo di fede (Ebr 11, 32-33).

Cominciamo col senso letterale del testo. Gedeone ha come secondo nome Ierub-baal, un nome pagano, in quanto Baal è il titolo della divinità principale dei cananei. La sua vicenda, descritta nei capitoli 6-8 del libro biblico dei Giudici, ricorda che egli sa di essere povero: «La mia famiglia è la più povera di Manasse e io sono il più piccolo della casa di mio padre». Nonostante la sua piccolezza, anzi, proprio a causa della sua umiltà, è spinto da Dio a diventare un “giudice”, cioè un salvatore del suo popolo, minacciato dai Madianiti. Ha 70 figli (Gdc 8, 30). La chiamata avviene mentre è al lavoro: sta battendo il grano nel tino per farne farina. I figli hanno fame.

Si presenta un angelo al quale Gedeone oppone la protesta di un popolo umiliato e oppresso, apparentemente ignorato dal suo Dio. A questo punto, entra in scena lo stesso Signore provocato dalla recriminazione del giovane. Lo prende in parola e gli impone una missione: «Va’ con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian. Non ti mando forse io?». Ma Gedeone tenta di sottrarsi alla sua vocazione, avanzando scuse.

Dio, allora, si piega a queste resistenze e accetta di offrire prove per spingere Gedeone ad accogliere la sua proposta. La prima è basata sull’offerta di un capretto e di focacce azzime all’angelo che è apparso: un fuoco scende dalla roccia e consuma la vittima. Il pranzo preparato per l’angelo si trasforma in olocausto. Perché Gedeone aveva visto l’angelo del Signore faccia a faccia, egli costruisce un altare al Signore che chiama Adonai-Shalom: “il Signore è pace”. Riceve poi l’ordine di distruggere l’altare di Baal. Ma, dopo aver convocato messaggeri in tutto Manasse, egli non è ancora convinto e chiede un’ulteriore prova. Vuole poi un doppio segno narrato in Gdc 6, 36-40: Dio doveva far piovere rugiada su un vello di lana che lui avrebbe steso all’aperto, senza bagnare il terreno circostante. Una volta esaudito, Gedeone insiste per ottenere il fenomeno opposto, lasciando asciutto il vello e bagnando il terreno tutto intorno. La parola “rugiada” si trova usata per la prima volta nella Bibbia nella benedizione di Isacco a Giacobbe: «Dio ti conceda rugiada del cielo e terre grasse e abbondanza di frumento e di mosto» (Gn 27, 28). Il Salmo 71, 6 parlando della venuta del Messia dice: «Scenderà come pioggia sul vello ( lxx ) e come acqua che irrora la terra». Dio concede a Gedeone il secondo miracolo, e gli chiede di iniziare la campagna militare, una guerra santa nella quale Dio stesso dà la vittoria. Dio lo lancia in un’avventura contrassegnata ancora una volta dal primato della grazia che, come dirà Paolo, «sceglie ciò che nel mondo è debole per confondere i forti» (1 Cor 1, 27).

Gedeone si decide a raccogliere l’esercito, per attaccare il nemico. Ma questa volta è Dio a metterlo alla prova e pone le sue condizioni. Gedeone, infatti, aveva raccolto un notevole esercito, ma Dio gli dice che tutti quegli uomini sono troppi, accettando solo quelli che dirà Lui. La selezione che Dio propone è questa: posti gli uomini davanti alla sorgente di Ayn Harod, Gedeone deve arruolare solo quelli che per bere portano la mano alla bocca, senza inginocchiarsi e bere direttamente con la bocca dalla sorgente.

Attraverso questa selezione, rimangono con Gedeone solo 300 uomini, con i quali deve sfidare l’esercito madianita. Non è il numero che conta. Per Origene — nell’Omelia sui Giudici 9, 2 — 300 è il numero perfetto della Trinità, «numero sotto il quale viene ascritto tutto l’esercito di Cristo». Con questo piccolo esercito, Gedeone deve provare le sue capacità di stratega. La prima cosa che decide di fare, è di cercare informazioni sui nemici. Avvicinatosi all’accampamento madianita, sente due sentinelle che parlano degli ebrei, esprimendo la loro paura e inquietudine. Allora pensa di sfruttare questo panico e l’effetto sorpresa e con i suoi pochi uomini attacca il campo nemico con tre piccoli gruppi. Nelle loro mani non hanno armi, ma delle fiaccole e delle piccole trombe, con le quali riescono a creare un tale frastuono da far credere ai madianiti di essere assaliti da un esercito immenso. Così tutti scappano e nella fuga si uccidono tra loro. Gli Israeliti chiedono a Gedeone di essere il loro re. Ma Gedeone risponde: «Il Signore regnerà su di voi». Nonostante tutto chiede ai suoi un pendente d’oro del proprio bottino e ne fa un efod utilizzato per la divinazione. La sua fede non è ancora perfetta. Di nuovo nella fragilità Dio manifesta la sua forza.

Origene, nell’Omelia 8, 4 sul Libro dei Giudici, dà il senso spirituale della vocazione di Gedeone che chiede un doppio segno: «La venuta di Cristo è annunciata nel Salmo 71: “Scenderà come pioggia sul vello ( (lxx ), e come gocce stillanti sulla terra”. Discese sul vello del popolo della circoncisione e come gocce stillanti sulla terra, cioè sul resto della terra portando la rugiada celeste. Gedeone non domandò solo il primo segno, ma tornò a chiedere un secondo, invertendo l’ordine. Sapeva che la rugiada divina, che è la venuta del Figlio di Dio sarebbe giunta non solo per i giudei, ma anche per le genti, perché dalla incredulità di Israele giunse la salvezza per le genti. E questo è il motivo per cui a prezzo dell’aridità del vello, tutta la terra fu intrisa della grazia della rugiada divina».

Il popolo dei pagani viene penetrato dalla rugiada di Mosè, bagnato dagli oracoli dei profeti. Non c’è traccia di teologia della sostituzione nel commentario di Origene.

L’esortazione apostolica post sinodale Cristus vivit n. 7 riprende l’esempio della chiamata di Gedeone: «In Gedeone riconosciamo la sincerità dei giovani, che non sono abituati ad annacquare la realtà. Quando gli fu detto che il Signore era con lui, rispose: “Se Yhwh è con noi, da dove viene tutto ciò che ci accade?” (Gdc 6, 13). Ma Dio non si offese per questo rimprovero e per lui raddoppiò la posta: “Va con la forza che ti anima e salverai Israele” (Gdc 6, 14). Nessuno chiamato da Dio è perfetto. La grazia non distrugge la natura».

di Frederic Manns