07 ottobre 2021
Mai capito se Gustav Mahler è l’ultimo esemplare di una specie aggrappata ai cascami di un vecchio mondo in disfacimento o il primo che porta la memoria del passato nel futuro. Gli organici le lunghezze e persino il sistema tonale, indiscusso protagonista fino all’inizio del Novecento, vengono spinti all’estremo, fino a esplodere. Al loro posto, però, non viene proposto nulla di nuovo. I temi popolari, soprattutto i più semplici, salgono alla ribalta con trattamenti contrappuntistici che da una parte li nobilitano dall’altra sottolineano non la loro pochezza, ma la nostra. Sembra di stare costantemente dietro al carro funebre di un eroe morto inutilmente, e magari non era nemmeno un eroe. Succede anche nella Sinfonia numero 2 in do minore, che pure gode dell’appellativo di “Risurrezione” e in questi tempi di sperata ...
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