Il racconto

In silenziosa

 In silenziosa  QUO-227
06 ottobre 2021

È il «momento della vergogna». Prima di entrare nell’Aula Paolo vi per l’udienza generale, Papa Francesco ha incontrato quattro vescovi francesi e con loro ha pregato in silenzio.

«Sì, preghiera silenziosa: ha ragione il Papa, questo è il momento della vergogna di fronte al rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa in Francia. Sì, ora è il tempo della preghiera, della conversione, di chiedere perdono e fare di tutto perché questa vergogna non si ripeta mai più» dice, profondamente commosso, monsignor Emmanuel Gobilliard, vescovo ausiliare di Lyon. A pregare con il Papa, stamani, c’erano anche monsignor Yves Michel, vescovo di Valence, monsignor Laurent Dognin, vescovo di Quimper et Léon, e monsignor Yves Le Saux, vescovo di Mans.

La visita dei quattro vescovi in Vaticano, insieme a tre donne consacrate, è in realtà un vero e proprio pellegrinaggio per tastare il polso della vitalità della vita consacrata. Arrivati ieri, si confronteranno fino a venerdì 8 ottobre con la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.

Per monsignor Antonio Crameri, nuovo vicario apostolico di Esmeraldas, in Ecuador, è il primo incontro con Francesco. «La ragion d’essere della mia missione — dice — è il servizio ai poveri che sono “i nostri padroni”, diceva san Giuseppe Benedetto Cottolengo». E monsignor Crameri è proprio un religioso cottolenghino: «Gaetano, che non poteva che muovere gli occhi, e Vito, due delle “perle” del Cottolengo di Torino, mi hanno dato la forza di dire il mio “sì” al Signore proprio quando ero più scoraggiato. Gaetano e Vito, che il mondo considera “scarti”, mi hanno insegnato davvero la mia missione».

Originario di Locarno, in Svizzera, monsignor Crameri nel 2002 è arrivato in Ecuador come missionario e ha lavorato proprio a Esmeraldas, in un quartiere particolarmente povero, nella parrocchia di Santa Marianita. Poi, tra il 2016 e il 2019, ha svolto la sua missione nella zona più povera della confinante arcidiocesi di Portoviejo, nella parrocchia di Sant’Agostino in Flavio Alfaro. Il 20 dicembre 2019 Papa Francesco lo ha nominato vescovo ausiliare di Guayaquil e il 29 febbraio 2020 ha ricevuto l’ordinazione episcopale. Quindi il 5 luglio scorso ecco la nomina a vicario apostolico di Esmeraldas.

Tra i presenti in Aula Paolo vi — c’era il cardinale messicano Felipe Arizmendi Esquivel — anche il giornalista Riccardo Bonacina, che ha in mente il progetto di far proclamare il volontariato “patrimonio dell’umanità”.

Con un abbraccio Francesco ha accolto Adeodata Paluca, una ragazza albanese che ha vinto il concorso — intitolato a madre Teresa di Calcutta — promosso tra gli studenti delle scuole cattoliche dell’arcidiocesi di Tiranë-Durrës. Adeodata fa parte dell’Istituto Ylber, che vuol dire arcobaleno, diretto dalle suore dell’ordine della Compagnia di Maria, fondato da santa Giovanna di Lestonnac. È venuta a incontrare il Papa con la mamma e con l’arcivescovo George Frendo, che spiega: «L’obiettivo del concorso è coinvolgere gli studenti nelle opere di carità e Adeodata ha puntato la sua attenzione proprio sull’inclusione delle persone con disabilità».

Liubov Barykina, ex ginnasta russa, ha presentato al Papa alcune iniziative ecumeniche. La donna è protagonista del progetto «Arte e sport», fa parte dell’Accademia nazionale delle arti di Mosca, del consiglio dell’Associazione delle donne ortodosse russe ed è anche co-direttrice del mensile russo «Donna e politica». Con lei c’era la pianista kazakha Anastassiya Dranchuk.

Gaia e Alice Campello, 3 anni, sono due gemelle con una travolgente voglia di vivere. Nate premature, hanno più confidenza con le stanze dell’ospedale che con la loro cameretta. E stamani i loro genitori — Laura e Paolo — le hanno presentate a Francesco. Con l’accompagnamento del vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, la famiglia Campello al completo — nonni compresi — ha imparato a convivere con «preoccupazioni, veglie notturne, visite e interventi medici, lacrime. Ma tutto questo vissuto con grande fede e costante preghiera».

E il Papa ha poi salutato con gratitudine Tomasz Sobania, 23 anni, che ha corso per 1.500 chilometri, dal santuario di Częstochowa a piazza San Pietro — dal 29 agosto al 5 ottobre — «non per un fatto sportivo ma per promuovere una raccolta di fondi per una bambina di 8 anni, malata di tumore, che ha bisogno di cure molto costose».

Giuseppe Di Menza, medico a Fubine, nel Monferrato, ha presentato al Pontefice l’associazione L’Abbraccio, fondata per aiutare i bambini in Benin e per far continuare a “vivere” nelle opere concrete il figlio Paolo, morto a 21 anni in un incidente stradale. «Dal 2005 lavoriamo nel villaggio di Sokpontà — racconta Di Menza — con un ospedale pediatrico, una scuola materna ed elementare, un collegio per bambine, e forniamo assistenza socio-sanitaria, istruzione e lavoro con un’azienda agricola».

I militari del reggimento aviazione dell’esercito italiano “Sirio” hanno significativamente offerto una donazione per l’Afghanistan.

Infine, il Papa ha incoraggiato una rappresentanza di lavoratori del sindacato Cisl del settore della mobilità e dei servizi pubblici essenziali nel Lazio che durante la pandemia non si sono mai fermati. In particolare, spiegano i responsabili sindacali, i dipendenti dell’Alitalia vivono un momento di grave difficoltà.

di Giampaolo Mattei