Il padiglione della Santa Sede all’Expo di Dubai

Nel segno della fratellanza umana

 Nel segno della fratellanza umana  QUO-223
01 ottobre 2021

Nella centenaria storia delle Esposizioni Universali, la Santa Sede è uno dei pochi Stati che possono vantare una presenza ininterrotta a queste manifestazioni, iniziate a Londra nel 1851, e nate per celebrare il progresso tecnico e la reciproca conoscenza dei popoli. Quando il 1º ottobre apriranno ufficialmente i battenti dell’Esposizione Universale di Dubai, anche questa volta, la prima in un Paese del Medio Oriente, la Santa Sede sarà presente con un piccolo ma significativo padiglione. Non è stato facile portare avanti i lavori di progettazione e di costruzione del padiglione nel bel mezzo della tempesta perfetta provocata dalla diffusione della pandemia da covid-19 e dalla crisi economica, che ha ridotto ulteriormente le già scarse risorse disponibili per finanziare il padiglione, pur nella sobrietà che ha sempre contraddistinto le presenze vaticane.

Ma non poteva mancare la partecipazione della Santa Sede alla prima Esposizione Universale realizzata in un Paese a maggioranza musulmana, tanto meno dopo la firma, proprio negli Emirati Arabi, della Dichiarazione sulla fratellanza umana per la pace e la convivenza comune.

In effetti, sono l’incontro e la fratellanza a fare da filo conduttore al percorso tematico del padiglione, sotto il titolo «Deepening the Connection», declinando così, con caratteristiche proprie, il tema generale dell’Expo, «Connecting minds, Creating the Future» (“Collegare le menti, creare il futuro”). Non poteva, perciò, non richiamare l’incontro, avvenuto 800 anni orsono, tra il sultano Malik Al-Kāmil e san Francesco, che segnò una svolta nel progetto francescano sulla presenza dei frati nelle terre degli “infedeli”: «Che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani». Una riproduzione del famoso affresco del Giotto nella Basilica superiore di Assisi, raffigurante l’incontro avvenuto al Cairo nell’estate del 1219, presiede l’ingresso del padiglione, e rimanda immediatamente alla dichiarazione sula fratellanza umana, firmata a 800 anni di distanza ad Abu Dhabi, da un Papa di Roma che porta lo stesso nome di Francesco, e dall’Imam della moschea cairota di Al-Azhar, Aḥmad Al-ayyib, il 4 febbraio 2019.

I visitatori potranno ammirare una pregiata edizione in arabo e inglese, di quel documento, corredato da un’introduzione di S.A. Sheikh Mohammed bin Rashid Al Maktoum, Emiro di Dubai, e di Papa Francesco. Inoltre, la Libreria Editrice Vaticana ha curato un’edizione popolare, bilingue, stampata a Dubai, di questi documenti, che sarà distribuita ai visitatori del Padiglione.

Il percorso tematico dall’incontro passa alla creazione, con una riproduzione dell’affresco michelangiolesco della creazione di Adamo nella Cappella Sistina, posto sulla volta del padiglione. La credenza in un unico Dio creatore è infatti il fondamento della fratellanza umana e uno dei vincoli più profondi esistenti tra tutti i figli di Abramo.

Dagli affreschi della Cappella Sistina, scendendo idealmente sulla trama delle vicende umane, il visitatore troverà alcuni manoscritti originali della Biblioteca Apostolica Vaticana. Si tratta, in primo luogo, dell’incipit di una traduzione araba (ca. 800-830) delle Tavole manuali di Teone d’Alessandria, proveniente dalla Bayt al-Ḥikmah, di Bagh-dad, la grande biblioteca e università creata nel ix secolo a Baghdad, che rappresenta lo sforzo della cultura di quel tempo per rendere accessibili al mondo islamico le conoscenze di altri popoli. Si potrà vedere anche il Liber Abbaci di Leonardo Pisano, più conosciuto come Fibonacci, (c. 1170 – c. 1250), che introdusse i numeri arabi in Occidente. Infine, sarà esposto anche il testo delle Osservazioni sulla riforma gregoriana del calendario fatte dal cosmografo e matematico portoghese Tomá da Orta o Thomas Hortensius (†1594).

Pochi elementi sono così fondamentali per consentire la comunicazione come un calendario condiviso. La riforma del calendario promulgata da Gregorio xiii nel 1582, e impiantata dapprima nel mondo cattolico per estendersi poi al continente europeo e infine a tutto il mondo, è riconducibile alla meridiana costruita nella Torre dei venti dei Musei Vaticani. Su questa meridiana, gli esperti della Commissione nominata dal Papa poterono mostrare concretamente il divario tra le stagioni e il calendario giuliano, che nel corso dei secoli era andato accumulando un ritardo di ben 11 giorni. Una riproduzione di quella meridiana sul pavimento del padiglione, realizzata dalla compagnia NTT, ricorda il vincolo tra osservazione astronomica e vita di fede, e per estensione, il rapporto costante, anche se non sempre armonico, tra le scienze naturali e la teologia, che arriva ai nostri giorni attraverso le attività della Specola Vaticana e la Pontificia Accademia delle scienze.

Il padiglione della Santa Sede rappresenta uno sforzo corale, in mezzo alle attuali ristrettezze, per far presente la Santa Sede e la sua missione nell’Expo di Dubai. Al Pontificio Consiglio della cultura, forte delle precedenti esperienze alle Esposizioni di Milano 2015 e Beijing 2019 la Segreteria di Stato ha affidato il coordinamento dei lavori. Sono scesi in campo il Dicastero per la comunicazione che ha fornito materiali video e i testi che verranno offerti ai visitatori. La Biblioteca Apostolica Vaticana e i Musei Vaticani hanno contribuito con i pregiati manoscritti e altre riproduzioni di note opere d’arte. Non è mancata in questa occasione la partecipazione della Guardia Svizzera pontificia, forse una delle icona più facilmente associate al Vaticano e al ministero del Papa, che ha messo a disposizione un manichino vestito con la nota divisa colorata di questo corpo.

Significativa, infine, la presenza dei più di 300 volontari della Gioventù Francescana di tutto il mondo, che si susseguiranno nei sei mesi di apertura del padiglione per accogliere e accompagnare i visitatori del padiglione. Guidati dai padri francescani, con la loro tradizionale vicinanza al mondo arabo, i giovani volontari saranno l’espressione vivente dello spirito di san Francesco che invita tutti alla fratellanza.

di Tomasz Trafny