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Testimonianze

Famiglie putative

 Famiglie putative  DCM-011
04 dicembre 2021

L’esperienza della comunità creata da Erasmo Figini


Sostiene Erasmo Figini, importante designer d’interni italiano e padre di quattro ragazzi che portano il suo cognome, di avere scoperto il vero senso della paternità soltanto attraverso l’esperienza dell’affido e dell’adozione.

Il primo fu un bambino di cinque anni malato di Aids, poi ne arrivò un altro, e un altro ancora, tanto che oggi Figini sta ospitando nella sua casa undici bambini e adolescenti e ha perso il conto di quanti è riuscito ad accoglierne insieme alla moglie a Como, città lombarda dove con amici cari e imprenditori ha creato La Cometa, un centro di attività incessanti al servizio dei giovani che hanno bisogno di un punto di riferimento: doposcuola per i ragazzi della zona, luogo di socializzazione e aiuto per i genitori in difficoltà, ultimamente anche botteghe artigiane dove i giovani imparano un mestiere. Figini a loro affida la costruzione di mobili, restauri, oggetti: imparare a fare con le mani è curativo, aiuta a cicatrizzare ferite profondissime.

Anche in questo modo, e cioè attraverso la supervisione dei centri artigiani, Figini allarga il suo ruolo di padre putativo cominciato dopo la nascita di due figli biologici e l’adozione di quei primi due bambini arrivati all’improvviso dentro la sua vita: «Sono proprio i bambini affidatari ad avermi regalato una grande lezione sulla paternità che è simile alla esperienza di san Giuseppe: i figli, anche quelli naturali, non sono tuoi, ti sono affidati e tu come genitore sei un semplice strumento per dare amore a un essere unico e irripetibile», spiega durante una pausa dal suo impegno a La Cometa. «Questo l’ho imparato con un senso di enorme stupore quando è arrivato il primo bambino in affido, poi adottato. Sentire di amarlo come fosse mio è stata una rivelazione», continua. «Un figlio ti arriva, lo ami di un amore misericordioso ma non è un possesso, è importantissimo perché è un amore gratuito che dona la libertà». Perché un figlio «è un ospite sacro» nella accezione greca del termine: è colui che dimora nella tua casa e al quale bisogna fare spazio.

La seconda grande lezione sulla paternità, afferma Erasmo Figini, è l’avere compreso che «un figlio deve riposare sulle nostre certezze». Cosa significa? «Questo vale specialmente quando arriva l’età della ribellione. Un figlio vuole sfidare le regole del padre ma il padre non deve permettere al figlio di scardinarle. Arriva con la pazienza il tempo nel quale quel figlio arriverà a dire che avevi ragione e quella sua ribellione serve a verificare se quello che sostenevi aveva un senso». Per questo motivo Figini ritiene sbagliato assumere un atteggiamento troppo amichevole: «Rivedere le proprie certezze morali pur di mantenere il rapporto con un figlio è sbagliato. Pensi di avvicinarti e invece perdi autorevolezza, il figlio non ti crede più».

Infine, Erasmo Figini non teorizza la paternità perfetta, il padre che si sacrifica incessantemente per i figli: rimane, in un certo senso, nel grande perimetro dell’umano. «Mi spiace che la figura del padre sia massacrata di questi tempi. I ragazzi che frequentano La Cometa sono i primi a cercare i ruoli genitoriali precisi, madre e padre, ne hanno bisogno. Tuttavia l’importante è la qualità del tempo che dedichi, devono sapere che ci sei anche quando non ci sei fisicamente». I bambini in affido pongono specialmente il tema della sofferenza, del disamore provato nella famiglia originaria: «Non ci sono parole ma abbracci. Nella vita vince chi abbraccia più forte. L’autorevolezza misericordiosa non si scandalizza di fronte a niente, non modifica abitudini e stili di vita per accogliere ma consegna la certezza ai bambini che la famiglia lo accoglie e lo pensa. Questo accade quando si comprende che la vita non è andare dove ci porta il cuore ma assumere la responsabilità di padre e di madre e portarla a compimento senza egoismi e ripensamenti». È una riflessione, quella di Figini, anche sul rapporto matrimoniale: «Siccome è quasi impensabile pensare di amarsi sempre tra uomo e donna ecco che interviene quel sacramento del matrimonio dove il terzo è Dio che ci accompagna a superare le tempeste inevitabili della vita. Questo rapporto comunionale, questa certezza solida, è quello che i figli cercano», continua il designer facendo ancora una volta riferimento ai bambini che portano dentro di sé la ferita («eterna», dice) di non avere sperimentato quella certezza e quell’amore all’interno della coppia che li ha originati. Ecco allora che l’abitudine di vivere dentro una famiglia che non è la propria ma che è dotata delle caratteristiche intrinseche a dare amore può aiutare a costruire dentro i bambini feriti la speranza che non tutto è perduto.

Senza cedere, avverte il fondatore de La Cometa, al pensiero che i ruoli genitoriali siano intercambiabili: «È fondamentale che ognuno difenda il ruolo dell’altro, ma non possiamo da uomini essere madri o viceversa. Una madre è educatrice ma nella mediazione, e lo sento particolarmente quando mia moglie si fa portatrice delle istanze dei ragazzi in affido e in qualche modo porta a me un messaggio già razionalizzato, smussato. Come padre sento che il mio compito è educare a stare nel mondo, vivere con verità e sincerità ogni dettaglio, cogliere il senso di tutto e prendere le cose sul serio senza avere paura perché la vita vera, per noi credenti è fondamentale, è quella che affronteremo dopo».

di Laura Eduati