DONNE CHIESA MONDO

Suore

Diario intimo da un Capitolo

 Diario intimo  DCM-011
04 dicembre 2021

Una delegata delle Figlie di Maria Ausiliatrice racconta


E sono arrivata con cinque ore di ritardo, il 10 settembre a Roma, senza bagaglio e cartella di lavoro, all’appuntamento delle 13 in casa generalizia. Tutte le ispettrici con le delegate di 97 nazioni dei cinque continenti erano già qui, in 172 compresa la Madre generale ed il suo Consiglio. Mentre io, che vivo ad appena un’ora di volo, attendevo al nastro bagagli dell’aeroporto per recuperare la valigia, mai messa sul nastro trasportatore.

Inizia così la mia prima e lunga giornata di delegata al Capitolo generale xxiv dell’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice. Le lunghe giornate si sono poi ripetute per 36 giorni e 864 ore, dall’apertura ufficiale dell’assise il 18 settembre al 24 ottobre, con qualche variante al cronoprogramma e un evento speciale: il 22 ottobre è venuto Papa Francesco.

Dico delegata perché sono stata eletta dalle suore della Sicilia per rappresentarle, insieme ad altre due, nel dibattito argomentativo e nella ricerca di strategie riguardo la nostra presenza profetica in questo oggi storico. In cui la crisi sociale ha portato con sé il mutamento nella scala dei valori, nella visione della vita, nei modelli di comportamento.

In aula capitolare, sfogliando la carpetta contenente la logistica, gli elenchi ed altro materiale funzionale, ad un primo sguardo furtivo alla timeline mi sono detta: questo tempo è una chance per il discernimento spirituale, la preghiera, la condivisione, in particolare l’incontro interculturale. E per cogliere, anche nei tempi di silenzio e di adorazione al “padrone di casa”, Dio che abita dentro il mio desiderio di innamorata. Non nascondo che un piacevole sentimento accarezza la mia anima perché mi trovo nelle condizioni di attraversare la parola sinodalità che da criterio diventa concretezza.

Il Capitolo generale, questa grande convocazione indetta - lo scorso anno e poi rimandata a causa della pandemia da Covid-19 - dalla superiora generale Madre Yvonne Reungoat per tutto l’Istituto, mi appare come un tempo prezioso. Un tempo forte sia di verifica sia di orientamento per ricercare con tutto il mondo, racchiuso in una grande aula, cosa vuole dirci e chiederci oggi il Signore.

Vivo queste giornate ad ascoltare, con cuore disponibile, le chiamate di Dio presenti in questo nostro tempo fragile e precario, spezzato dalla pandemia inaspettata che ha accentuato la solitudine di tutte le fasce di età. In particolare i giovani, che considero l’adesso di Dio e la parte essenziale del carisma salesiano, hanno sentito minata la loro libertà di vivere e di decidere sul proprio quotidiano.

Questa grande sfida, tra le altre, nel confronto interculturale, è emersa come opportunità di crescita nella generatività. Come possibilità di risposta alla mancanza di senso della vita, alla perdita della gioia, all’oscuramento della speranza.

La mia giornata da capitolare ha una struttura omogenea, eccetto la settimana dal 3 al 10 ottobre, dedicata al discernimento per l’elezione della nuova Superiora generale e del suo Consiglio, ai tempi di illuminazione e confronto con l’icona di Maria alle Nozze di Cana. E alle sfide che interpellano la vita religiosa e toccano l’esistenza dei giovani che oggi vivono diversificate forme di povertà.

Così dalla mattina alle 7 sino alle 19, con la pausa pranzo e momenti di break, mi sento inserita all’interno di un processo di confronto, di apertura e di dinamismo del Carisma. Nel dialogo con l’assemblea multiculturale, mi lascio prendere dalla lettura sapienziale della realtà e dalle decisioni che accrescono la vitalità dell’Istituto. Con questo animo penetro il tema del Capitolo: «Fate tutto quello che Egli vi dirà. Comunità generative di vita nel cuore della contemporaneità».

In esso scelgo la mia parola trasversale: camminare insieme. Questa mi fa respirare come Chiesa, come popoli fratelli, come terra futura, come famiglia spirituale apostolica. E mi sollecita a vivere il Capitolo come evento pentecostale. È entusiasmante sentirsi parte viva di una famiglia religiosa che rappresenta le varie culture con le inquietudini, le sofferenze, le attese e le domande esplicite, e non, dei contesti socio-culturali in cui viviamo. Siamo oltre undicimila Figlie di Maria Ausiliatrice presenti in 74 province religiose.

All’interno di questo quadro capitolare, assume un’importanza fondamentale la settimana dedicata al discernimento e all’invocazione dello Spirito per l’elezione della nuova Superiora generale e dei membri del Consiglio. Un altro momento ha anche coinvolto la responsabilità di ciascuna: le ore dedicate a ragionare insieme per individuare le linee guida per il sessennio 2021-2027. A questo scopo sono state organizzate cinque commissioni interculturali, a loro volta suddivise in sottocommissioni.

Per le emozioni provate nei giorni di discernimento, finalizzato alle elezioni, scrivo una pagina bianca nuova. Perché sono entrata nel processo dell’ascolto profondo e del senso di appartenenza a questa grande famiglia religiosa. Per cui la prospettiva, attraverso cui ho guardato il gesto di corresponsabilità delle elezioni, è stata quella della qualità di animazione e governo della Superiora generale e del suo Consiglio. Il gesto di scrivere un nome contribuiva alla fecondità dell’Istituto nei prossimi anni.

Così, il 5 ottobre, un applauso di 29 minuti e 59 secondi, sigla la scelta, al primo scrutinio, della nuova Superiora generale, Madre Chiara Cazzuola (nata 66 anni fa a Campiglia Marittima, in Toscana) decima successora della cofondatrice santa Maria Domenica Mazzarello.

Scrivo solo qualche cenno biografico per non dimenticare quando mi ritroverò a leggere queste pagine in età avanzata. La neoeletta è entrata nell’Istituto a 18 anni a Castelgandolfo ed è suora dal 1975. È stata prima insegnante, poi preside, coordinatrice della pastorale giovanile e prima superiora dell’Ispettoria Emiliana-Ligure-Toscana. Dal 2008 è consigliera visitatrice dell’America e dell’Europa e dal 2014 vicaria generale. Madre Chiara, dopo l’elezione, all’assemblea capitolare ha detto con commozione, umiltà e semplicità, qualità che la caratterizzano: «È una missione più grande di me. Io mi fido del Signore, Roccia eterna, e mi affido a Maria Ausiliatrice che sento molto presente. È lei la vera Superiora dell’Istituto, per questo dico sì e vi ringrazio della fiducia. So che sarà un cammino che percorreremo insieme».

La Madre generale emerita, suor Yvonne, l’ha accolta con un abbraccio affettuoso ed un bouquet di rose rosse. Una giornata proprio emozionante. Perché man mano che si segnavano i voti sul tabellone cresceva la commozione … fino alle lacrime di gioia.

Al Capitolo mi ha coinvolto molto lo scambio interculturale interattivo. Ho trascorso gran parte delle ore delle giornate nelle sottocommissioni. Le definisco vivaci palestre di ascolto e di condivisione. In una parola, luoghi di sinodalità. Ci siamo raccontate guardandoci dentro la contemporaneità ed inserendoci nell’orizzonte della formazione continua, del camminare insieme e della missione in rete.

Abbiamo parlato del nostro vissuto e della missione educativa prendendo spunto dalla frase biblica del Vangelo di san Giovanni: «Fate quello che Egli vi dirà» che è diventata la parola d’ordine del Capitolo. Si tratta di una delle poche parole che dice Maria di Nazareth nella Sacra Scrittura. Il filo rosso, infatti, che ha tessuto le nostre esperienze è stata proprio la “presenza” di Maria al primo miracolo di Gesù.

Mi sono lasciata interpellare di quale mancanza di “vino” soffrono il contesto odierno e le nostre comunità. E di quanto sia pregevole riflettere sula qualità della presenza della Madre di Gesù, e di riflesso sulla mia presenza di donna consacrata ed educatrice nel contesto odierno.

Mi sono appassionata del segno delle giare che il Signore valuta per operare il miracolo. Perché le riconosce come indispensabili e capaci di accettare un nuovo contenuto. Così mi sento interpellata a stare tra la gente con uno sguardo attento e di speranza. Uno sguardo che non annulla le differenze, ma le concilia. Uno sguardo che vuole esprimere l’apertura nell’unità del Carisma che valorizza la ricchezza del dialogo intergenerazionale, interculturale, interreligioso, intercongregazionale. In questo dialogo mi sento viva come donna consacrata, come Chiesa e come Famiglia salesiana. E mi impegno anch’io a testimoniare nella fedeltà al mio Gesù le esigenze dei valori evangelici e ad ascoltare il grido dei giovani, le urla dei poveri, il clamore della terra depredata, nella concretezza di scelte coraggiose per la missione in rete.

La storia di questi giorni di Capitolo fa adesso parte della mia storia, mi fa da specchio. Mi aiuta a guardare ciò che di me non osservavo mai.

di Maria Trigila
Figlie di Maria Ausiliatrice, docente al Liceo classico della Scuola don Bosco di Palermo e al servizio dei migranti della Comunità di Sant’Egidio di Catania.

 

Le Salesiane


Le Figlie di Maria Ausiliatrice, dette anche Salesiane di Don Bosco, sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio. Sono note come educatrici e formatrici.. Fondatrice della Congregazione  è Maria Domenica Mazzarello (1837 – 1881), oggi santa, che conobbe don Giovanni Bosco nel 1872.

Le prime furono 11 suore.  Oggi sono 11.225, presenti in 97 nazioni di 5 continenti. Ce ne sono 3251 in America, 446 in Africa, 4650 in Europa, 2858 in Asia, 20 in Oceania.