Il racconto

«Se chiudo gli occhi mi rivedo a Lampedusa a rianimare invano quella mamma con il figlio...»

 «Se chiudo gli occhi mi rivedo a Lampedusa  a rianimare invano quella mamma con il figlio...»  ...
29 settembre 2021

«Papa Francesco mi fa sentire meno sola quando chiudo gli occhi e mi rivedo a Lampedusa, mentre tento invano di rianimare una donna annegata: era all’ottavo mese di gravidanza e da allora è come se fossi rimasta sempre lì, con le mani che praticano il massaggio cardiaco a quelle due vite insieme — la mamma e il figlio — ma che io non sono riuscita a salvare».

Marina Castellano — infermiera, ha 57 anni, 18 dei quali passati in prima linea con Emergency e Medici senza frontiere — ha trovato nell’abbraccio di Francesco, stamani, all’udienza generale, «la risposta di speranza all’infinita sofferenza che sento di aver accumulato in tutti questi anni di missioni in prima linea».

«Veramente il Papa — aggiunge — mi fa sentire meno sola, meno impotente, quando cerco di salvare bambini, donne e uomini che rischiano di morire in mare, e tante volte purtroppo non ci riesco come nel terribile naufragio a largo di Lampedusa, o quando curo i più piccoli in un ospedale dell’Afghanistan».

Le storie che Marina ha vissuto sono un vero e proprio “atto di accusa”.

E a Francesco è venuta a dire che «il mondo oggi ha bisogno di lui», della sua parola. «In questi anni di missioni nei punti caldi del mondo e in contesti di guerra — confida Marina — ho visto crescere attorno a me tanto odio, intolleranza, cattiveria gratuita, mentre, invece, pensavo che il mondo piano piano sarebbe cambiato in meglio».

«Ho visto persone di ogni età affogare senza che né io né i miei compagni potessimo fare nulla per salvarle» racconta: «Le abbiamo viste morire davanti ai nostri occhi, non abbiamo potuto far altro che raccogliere i loro corpi».

A parlare con il Papa stamani è venuta con il marito, Stefano. Sono sposati da 34 anni. Hanno una figlia, Carlotta, che ha 30 anni.

Marina vive a Candiolo, un piccolo paese del Piemonte. La gente, racconta, «comprende poco la mia scelta di vita e quando rientro a casa puntualmente, dopo qualche complimento di rito, arriva sempre la stoccata... “ma adesso te ne starai un po’ a casa con tuo marito e tua figlia, no? Tanto ‘quelli’ mica li puoi fermare, continuano ad arrivare... ma chi glielo fa fare poi...”».

La risposta di Marina, oltre a spiegare il “punto” dei vista dei migranti, spesso prende spunto proprio dalle parole di Papa Francesco sull’accoglienza. Sì, «l’accoglienza è la chiave di tutto — fa presente — e poi ogni vita umana merita di essere salvata, accolta».

Ma la testimonianza concreta, senza proclami, di Marina sta smuovendo coscienze facendo a pezzi i luoghi comuni. Il sindaco, il parroco e tutta la comunità di Candiolo, nell’area metropolitana di Torino, stanno preparando un appartamento per una famiglia di migranti — afghana o siriana — che sarà accolta «come si deve». Sostenendola in un percorso di inclusione attraverso la scuola per i piccoli e il lavoro per gli adulti.

«Al mio ultimo rientro da Lampedusa — prosegue la donna — ho donato al mio parroco, don Carlo Chiomonte, un piccolo crocifisso realizzato da un artista locale con il legno delle barche che i migranti usano per attraversare il Mediterraneo». In quel piccolo crocifisso c’è la “risposta”. A tutto.

Un appartamento gratuito in ogni residenza per anziani che non dispongono dei mezzi economici: ecco il dono consegnato stamani nelle mani di Papa Francesco da Mariuccia Rossini, presidente di Over. «Cerchiamo di dare la possibilità alle persone anziane rimaste sole di vivere dignitosamente, e in sicurezza, in un vera e propria casa» spiega. E il primo appartamento messo gratuitamente a disposizione di una persona anziana è a Roma, in via De Marchi, al quartiere Nomentano.

Con un grande abbraccio il Papa ha accolto Lucia Nicita e Giuseppe Aru che sono venuti da Iglesias per festeggiare, con lui, i settant’anni di matrimonio. Entrambi stanno per compiere 91 anni — Lucia il 1° novembre e Giuseppe l’11 novembre — e hanno cinque figli, con numerosi nipoti e pronipoti. «La storia della mia famiglia, dei miei genitori, è una testimonianza di amore, unità e fede» dice la figlia Maria Cristina, commossa per la delicatezza di Francesco.

Prima dell’udienza, il Papa ha ricevuto, nell’auletta dell’Aula Paolo vi , i partecipanti al convegno «Raffaello in Vaticano», suggerendo di puntare sempre sulla testimonianza della «bellezza». Ad accompagnarli l’arcivescovo Fernando Vérgez Alzaga, che dal 1° ottobre assumerà l’incarico di presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; don Rafael García de la Serrana Villalobos, direttore della direzione delle infrastrutture e servizi del Governatorato, e Barbara Jatta, direttore dei Musei vaticani.

di Giampaolo Mattei