Intervista al cardinale Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita

Il Papa indica ai movimenti la sfida del servizio

 Il Papa indica ai movimenti  la sfida del servizio  QUO-216
23 settembre 2021

Il 16 settembre scorso, esattamente una settimana fa, il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita ha organizzato, nell’aula nuova del Sinodo, un incontro per le associazioni di fedeli, i movimenti ecclesiali e le nuove comunità. «La responsabilità di governo nelle aggregazioni laicali. Un servizio ecclesiale» il tema. L’evento è culminato nell’intervento di Papa Francesco che ha chiesto ai movimenti di essere sempre più «una forza missionaria e una presenza di profezia». Il Pontefice ha inoltre rammentato ai partecipanti all’incontro che «governare è servire» e che devono fuggire dalla tentazione di «eternizzarsi nel potere».

In un’intervista con Vatican
News, il cardinale prefetto Kevin Joseph Farrell è tornato al significato di quell’incontro, soffermandosi in particolare sulle parole del Papa e sul recente Decreto che limita la durata e il numero dei mandati al governo delle associazioni e dei movimenti.

Per il cardinale Farrell «il Decreto generale ha una grande rilevanza, anche sul piano pratico, perché pone un limite alla durata e al numero dei mandati di governo nelle associazioni internazionali di fedeli, per favorire un sano ricambio nelle cariche di governo».

Infatti, «dopo un certo numero di anni c’è l’obbligo di cambiare, non solo il responsabile generale, ma anche i membri dell’organo centrale di governo, che in genere si chiama Consiglio direttivo, per evitare che siano sempre le stesse persone a ricoprire questi ruoli. Si vuole evitare in questo modo — ha aggiunto il cardinale — che una o poche persone monopolizzino non solo l’esercizio dell’autorità, ma lo stesso carisma di un’associazione o movimento, finendo più o meno consapevolmente per considerarsi come unici “depositari” e “interpreti autentici” del carisma stesso, che invece appartiene a tutti».

«Diverso, invece, è il caso dei fondatori» ha fatto presente il porporato, «per i quali il Decreto prevede la dispensa rispetto al limite dei mandati di governo. I fondatori, infatti, avuto il parere favorevole dei componenti dell’organo centrale di governo, possono continuare nel loro incarico di moderatori perché hanno la missione specifica di consolidare la realtà che è nata per loro iniziativa, far sì che tutti i membri assimilino bene il carisma che le è proprio e favorirne il pieno inserimento nella Chiesa».

«Il Decreto — ha proseguito —stabilisce anche che i membri di tali associazioni siano adeguatamente rappresentati nel processo che porta all’elezione dell’organo centrale di governo internazionale, in modo che questo sia realmente espressione della volontà degli associati e non la scelta di pochi. Voglio sottolineare che questo provvedimento è stato approvato in forma specifica da Papa Francesco ed è entrato in vigore tre mesi dopo la data della sua promulgazione, dunque è effettivo a partire dall’11 settembre 2021».

Per superare qualsiasi dubbio, il cardinale Farrell ha suggerito di comprendere il Decreto «nell’ottica dell’accompagnamento. La competenza giuridica che il Dicastero ha sulle associazioni e il suo compito di accompagnamento si esprimono in una serie di attività che vanno viste come un tutt’uno. In questo senso, il Dicastero esercita una vera e propria maternità — o paternità che dir si voglia — nei confronti di queste realtà».

E «questa stessa paternità/maternità è all’opera sia quando le coinvolge in progetti ed eventi di carattere strettamente pastorale, sia quando interviene per aiutarle a superare conflitti e tensioni interne che potrebbero essere di grave ostacolo alla loro vita e al loro apostolato».

«A volte — ha spiegato il porporato — l’intervento del Dicastero mira a favorire la partecipazione di tutti i loro membri alle attività del movimento — sposati, celibi, religiosi, chierici — e ad armonizzare la loro comune partecipazione al carisma. Altre volte questo intervento si propone di indicare un cammino di risoluzione di problematiche legate al governo o alla corretta impostazione della vita comune, per evitare possibili situazioni di abuso. Ma in tutti questi ambiti si tratta sempre dello stesso accompagnamento materno e paterno».

Il cardinale ha fatto notare anche «che alcuni provvedimenti presi negli anni passati sono stati difficili da accettare all’inizio, come quando il Dicastero ha chiesto di distinguere il ruolo di guida o di responsabile e il ruolo di confessore o direttore spirituale all’interno di alcuni gruppi. Ma tutti alla fine hanno riconosciuto la bontà e i frutti di questa misura e ci hanno ringraziato, perché la loro vita interna, in seguito, è molto migliorata».

Inoltre il cardinale prefetto ha rimarcato che «non c’è una dicotomia nel modo di agire del Dicastero. Tutto quello che fa il Dicastero è espressione di quella sollecitudine pastorale della Chiesa nei confronti delle associazioni e movimenti, che hanno in sé un potenziale evangelizzatore di cui, oggi più che mai, si ha grande bisogno».

Raccontando lo stile di servizio del Dicastero, il porporato ha messo in evidenza, anzitutto, l’impegno «di ascoltare le ispirazioni dello Spirito, insieme alle associazioni e ai movimenti, proprio per preservarne la freschezza e la fecondità, come il Santo Padre li ha spesso invitati a fare». Il Dicastero, ha insistito, «nutre uno sguardo di stima e di amore nei confronti dei movimenti, non vuole limitare la loro azione nella Chiesa, anzi, al contrario, cerca di promuoverne e di supportarne la missione, sia a livello universale che a livello di Chiese locali».

E, ha rilevato, «in questo senso è da evitare anche la dicotomia fra carisma e istituzione. Entrambi, infatti, sono stati coessenziali fin dal primo sorgere della comunità cristiana, entrambi partecipano alla stessa vita dello Spirito Santo, e cooperano entrambi allo stesso fine e alla stessa missione della Chiesa. Perciò anche le modifiche agli statuti sono volte unicamente alla tutela e alla crescita delle associazioni di fedeli e del dono specifico che esse costituiscono per la Chiesa».

Il Papa ha incoraggiato questo cammino anche con la presenza all’incontro e con la sua parola: «Abbiamo percepito — ha affermato il porporato — il suo atteggiamento davvero paterno nei confronti delle associazioni e dei movimenti, che ha voluto anzitutto ringraziare per la loro testimonianza cristiana e la loro generosità, specialmente negli ultimi tempi segnati dalla pandemia. Il Santo Padre ha detto che desiderava venire per far comprendere bene, con le sue parole, il significato positivo del Decreto, che, nel linguaggio giuridico tipico del diritto canonico, potrebbe sembrare a una prima lettura troppo “rigido”. Per questo ha voluto venire lui, “per spiegarlo bene” ha detto, e “per spiegare le tentazioni che ci sono dietro” all’esercizio del governo, quando non è vissuto come servizio, e che, ha aggiunto, “fanno tanto male ai movimenti e anche agli istituti religiosi e laicali”».

«Tutte le cose che ha detto» Francesco «sono state percepite come le parole di un padre che cerca di aiutare i figli, mettendoli in guardia da possibili rischi, e indirizzandoli su un cammino sicuro». Il Papa «ha invitato tutte le aggregazioni laicali ad accettare la sfida del rinnovamento e del cambiamento “nei modi di fare e di pensare” ha detto, “nei metodi di apostolato... nelle forme di organizzazione della vita interna” — e in quest’ottica va visto anche l’avvicendamento nei ruoli di governo — proprio per preparare già da ora il futuro che li attende, e sul quale la Chiesa conta molto. È stato un discorso molto ricco, con tante indicazioni preziose e concrete, e anche molto franco e diretto. Per questo abbiamo invitato tutti a far sì che le parole del Papa diventino oggetto di attenta riflessione all’interno di ogni aggregazione laicale nei mesi a venire».

Per il cardinale, infine, è stato significativo che l’incontro si sia svolto proprio nell’aula nuova del Sinodo: «Siamo stati nel “cuore” della Santa Sede, accanto alla basilica di San Pietro, vicino al luogo dove vive il Santo Padre. Tutto ciò ha un valore di segno molto eloquente: il nostro non è stato semplicemente un “convegno”, ma un “incontro ecclesiale” nel cuore della Chiesa».