La vecchiaia non è una malattia ma un privilegio

Non è una malattia, la vecchiaia, bensì un privilegio. Francesco capovolge ogni logica umana che vede nell’anziano un soggetto, anzi, un oggetto da scartare e in una lettera ai sacerdoti anziani e malati della Lombardia afferma: «State vivendo una stagione, la vecchiaia, che non è una malattia, ma un privilegio», il privilegio di «assomigliare a Gesù che soffre». Il gruppo di preti si è riunito ieri, 16 settembre, a Caravaggio, per la Giornata di fraternità insieme ai vescovi della regione. La missiva del Papa è stata letta dal vescovo emerito di Mantova, monsignor Roberto Busti.

Anche chi è malato, scrive nel testo di suo pugno il Papa, «vive un privilegio» che è quello di essere simile a Gesù «che soffre» e di «portare la croce proprio come Lui». Pertanto la comunità che si prende cura di chi è ammalato «è ben radicata su Gesù». Di questa comunità, i preti anziani non sono solo «oggetto di assistenza» ma «protagonisti attivi», assicura il Papa, perché «portatori di sogni carichi di memoria e per questo importantissimi per le giovani generazioni».

«Da voi viene la linfa per fiorire nella vita cristiana e nel ministero», afferma nelle ultime righe della sua lettera il Papa. Che conclude con la consueta richiesta di preghiera per sé, accompagnata da una battuta riferita alla sua salute dopo l’operazione al colon del luglio scorso: «Vi chiedo, per favore, di pregare per me che sono un po’ anziano e un po’ malato ma non tanto!».

La Giornata di fraternità, informa la Chiesa di Milano, si è svolta in occasione del consueto incontro della Conferenza episcopale lombarda (Cel) ed è stata promossa da Unitalsi Lombarda e Cel, con la collaborazione organizzativa della fondazione Opera Aiuto Fraterno. Una processione dei sacerdoti presenti ha introdotto l’incontro, alla quale è seguita la messa nel santuario di Santa Maria del Fonte, presieduta dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, e concelebrata dagli altri vescovi lombardi. Su espressa indicazione di Delpini, la memoria nella preghiera è stata rivolta a tutti i sacerdoti lombardi vittime della pandemia da covid-19: su quasi 300 presbiteri morti in Italia, ben 92 erano originari proprio della Lombardia.

di Salvatore Cernuzio