Una vita per i non vedenti

 Una vita per i non vedenti  QUO-206
11 settembre 2021

Una vita spesa al servizio dei non vedenti quella di Róża Maria (Rosa Maria) Czacka. Figlia di Feliks Czacki e Zofia Ledóchowska, nacque il 22 ottobre 1876, a Biała Cerkiew, in una famiglia nobile polacca che risiedeva ai confini dell’est del Paese, oggi territorio dell’Ucraina. Era nipote di Tadeusz Czacki, fondatore del liceo di Krzemieniec, il centro culturale polacco nel periodo in cui la Polonia non esisteva territorialmente a causa della spartizione, e del cardinale Włodzimierz Czacki, collaboratore di Pio ix e di Leone xiii per i contatti con la Russia e i Paesi soppressi dell’est.

Nel 1882 la famiglia si trasferì a Varsavia, dove Róża passò il periodo della gioventù. Nel 1894, una caduta da cavallo durante il salto ad ostacoli divenne concausa di un veloce deterioramento della vista, l’evento doloroso che influenzò tutta la sua vita. All’età di 22 anni, nel 1898, perse la vista. Questo colpo non l’ha abbattuta, perché la fede profonda e fervida ha fatto sì che lei accogliesse questa nuova situazione come segno di una chiamata particolare. Ha deciso di dedicarsi completamente alla causa dei non vedenti, la cui situazione all’epoca era particolarmente difficile, perché soltanto una minima percentuale di loro poteva contare su aiuto delle istituzioni statali. La maggior parte di loro, invece, viveva nell’estrema povertà e ai margini della società.

Negli anni 1898-1908, Róża acquistò conoscenza del problema dei ciechi in Europa e fece viaggi in Francia, culla del movimento tiflologico, in Belgio, in Austria, in Svizzera e in Germania. Imparò la scrittura di braille e intraprese una propria riabilitazione per raggiungere il massimo possibile di autonomia.

Verso l’anno 1908, cominciò ad adattare alla realtà della Polonia la proposta del francese Maurice de la Sizeranne: il non vedente, una persona utile. Fondò il primo ostello per le ragazze non vedenti e un laboratorio di artigianato per cestaio, impagliatore di sedie e maglieria. In seguito aprì una casa per le signore non vedenti anziane e un laboratorio di avviamento professionale per gli uomini non vedenti, abitanti nella città.

Nel 1911, ottenne dal governo zarista l’approvazione dello statuto di Towarzystwo Opieki nad Ociemniałymi (Associazione della cura per i non vedenti), da lei fondata. Per iniziativa sua e dei membri dell’associazione, negli anni 1911-1914 a Varsavia, furono fondati un asilo per bambini ciechi, una scuola elementare, laboratori dell’artigianato, una biblioteca pubblica di braille e, infine, il così detto “patronato”, cioè la cura dei non vedenti abitanti nella città.

Nel 1915 partì per Volynia, nell’est della Polonia di allora, dove rimase bloccata dalla prima guerra mondiale (1914-1918). Rosa scelse una vita veramente povera e austera, soccorrendo generosamente i bisognosi, in modo particolare i non vedenti. Alla fine del periodo di solitudine e di preghiera, durato tre anni, indossò l’abito del terz’ordine francescano. Fatta la professione perpetua, nel 1918, ritornò a Varsavia come suor Elisabetta. A novembre dello stesso anno ottenne l’autorizzazione per la fondazione della congregazione delle Suore francescane ancelle della Croce (Fac) ed accolse le prime 12 candidate. Alla congregazione nascente diede come obiettivo apostolico il servizio ai non vedenti fisicamente e l’espiazione per la cecità spirituale degli uomini, portando con gioia la croce quotidiana.

Negli anni 1921-1922 madre Elisabetta subì due interventi chirurgici per un tumore maligno, apparso improvvisamente e asportato nel corso di un anno. Durante il periodo di convalescenza, si aprì un nuovo capitolo nella storia dell’opera. Il dono, da parte di un benefattore, di un terreno a 16 chilometri dal centro di Varsavia, ai confini della foresta “Kampinos”, diede l’inizio all’istituto per i non vedenti a Laski, dal quale tutta l’opera ricevette il nome, molto conosciuto in Polonia: l’Opera di Laski.

Negli anni 1922-1938 stese le prime Costituzioni della congregazione e i documenti fondamentali per l’identità e la spiritualità dell’opera: il direttorio e i principi fondamentali, intitolati Triuno. Nel settembre 1939, durante il bombardamento di Varsavia da parte dell’invasore tedesco, la madre perse un occhio e fu sottoposta a un intervento chirurgico senza anestesia. Dopo un mese fece ritorno a Laski per dirigere i lavori di ricostruzione dell’istituto, distrutto dalle operazioni belliche. Dopo la guerra continuò la direzione dell’istituto fino al 1948, quando la sua salute iniziò ad indebolirsi in modo significativo portandola, nel 1950, alla decisione di dimettersi dall’ufficio di superiora generale. Da quel momento fino alla morte madre Elisabetta sostenne la congregazione e l’opera con il sacrificio e la preghiera. È deceduta il 15 maggio 1961 a Laski, in fama di santità.

*Postulatore della causa

di Slawomir Oder*