Dopo l’iniziativa in piazza San Pietro in ricordo dei piccoli sfollati

I bambini romani nella “casa del Papa”

 I bambini romani nella “casa del Papa”  QUO-205
10 settembre 2021

Più di sessanta bambini romani che partecipavano alla marcia di accoglienza “Apri” hanno visto realizzato oggi il loro desiderio. Volevano vedere “la casa del Papa”. E con grande sorpresa hanno incontrato faccia a faccia nel Cortile di San Damaso proprio Papa Francesco, che li ha salutati e si è intrattenuto amabilmente con loro.

Scambio di battute e vivacità cordiale hanno caratterizzato l’incontro, che si inserisce all’interno dell’iniziativa promossa dalla diocesi di Roma e dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, in preparazione della 107ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebra domenica 26 settembre.

I piccoli erano reduci da piazza San Pietro, dove stamani il cardinale Michael Czerny, sottosegretario della Sezione Migranti e rifugiati del Dicastero, e monsignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare delegato per la carità e per i migranti della diocesi di Roma, hanno accolto Amal, un burattino alto 3,5 metri raffigurante una rifugiata di 9 anni, simbolo di tutti i bambini sfollati che cercano di ricongiungersi con le loro famiglie. Amal è arrivata dalla località di Gaziantep, vicino al confine turco-siriano, per fare tappa in piazza San Pietro, nei pressi del monumento Angels Unawares, la scultura in bronzo di Timothy Schmalz che ritrae un gruppo di migranti.

Nel suo saluto, il cardinale Czerny ha fatto riferimento al simbolo scelto dalla diocesi per l’occasione: la tenda, che rimanda all’episodio narrato nella Genesi, alle querce di Mamre. «Abramo — ha detto — accoglie con generosità, nella sua tenda, tre stranieri che poi si rivelano essere inviati da Dio». I tre, ha proseguito, «recano ad Abramo e Sara l’annuncio di un figlio». Sono, quindi, «messaggeri di una buona notizia inattesa, che offre una prospettiva nuova sul futuro». Il passaggio biblico, dunque, indica che l’ospitalità «genera vita». La cultura dell’incontro «è foriera di sfide, non sempre facili, che permettono alle comunità di crescere in modo consapevole come famiglia umana, nella casa comune». Del resto, ognuno è in cammino, «la Chiesa è in cammino e il suo rinnovamento passa per il cambiamento di ognuno, dimostrando che è viva».

Per questo, occorre considerare che l’accoglienza «trasforma, come testimoniano tante comunità e famiglie che hanno preso su di loro la cura “dello straniero”», soprattutto quanti si occupano «di minori sradicati dalle loro famiglie, dalle loro comunità, dalle loro aspirazioni». L’integrazione, infatti, è «un processo bidirezionale, con riconoscimento e diritti e doveri reciproci». È un «percorso complesso, a volte accidentato, ma il cui obiettivo deve essere sempre il raggiungimento dello sviluppo umano integrale dei nuovi arrivati come di chi accoglie, specie dei più vulnerabili tra loro».

Amal, che fa parte del festival itinerante The Walk, percorrerà oltre 8.000 chilometri in cerca della sua famiglia per arrivare a Manchester, nel Regno Unito. Durante la cerimonia, dopo la testimonianza di un minore rifugiato ospitato in una struttura della Caritas di Roma, i bambini hanno preso parte a un laboratorio — promosso dall’Agenzia scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo (Ascs) — per la realizzazione di un aquilone, mentre gli scout Agesci Roma 51 hanno costruito una tenda.