A Loreto il cardinale Stella per la Natività di Maria

Ogni casa è scuola di umanità

08 settembre 2021

La Natività di Maria rimanda alla Santa Casa, dove la fanciulla di Nazareth «bambina e giovinetta» è «cresciuta ed è stata educata nella fede dei suoi padri e nella sapienza umana». In quella Casa, la Vergine «avrà imparato a conoscere la Bibbia e a pregare, avrà appreso le buone maniere e il modo di relazionarsi con persone di ogni età e livello sociale, e si sarà abituata ai piccoli servizi quotidiani e alla cura del bene e delle necessità dei suoi genitori». È la suggestiva immagine al centro dell’omelia che il cardinale Beniamino Stella ha pronunciato durante la celebrazione eucaristica presieduta mercoledì mattina, 8 settembre, nel santuario di Loreto, in occasione della festa della Natività di Maria.

Quest’anno la consueta festa della comunità lauretana è stata segnata dalla presenza del mondo sportivo. Il tema scelto dalla Delegazione Pontificia è stato infatti: «Dallo sport alla vita per essere luce». Presenti, per l’occasione, Andrea Zorzi (pallavolo) e Carlo Macchini (ginnastica), e in collegamento Gianni Bugno (ciclismo), Fabio Capello (calcio) e Dino Meneghin (basket). Prima della messa, si è svolta la cerimonia di accensione della “lampada della preghiera” per il mondo che è stata posta nella Santa Casa.

Nell’omelia, il cardinale ha sottolineato come ogni casa «è una scuola vissuta di vera umanità, che contribuisce a formare sin da bambini gli adulti che saremo». Così essa offre l’occasione «di uscire dall’egoismo di un troppo accentuato “io” per vivere la gioia relazionale del “noi”, a volte esigente e faticosa» ma sempre «preziosa come opportunità per far crescere la capacità di amare e di donarci, che Dio ha messo in ciascuno di noi».

Il porporato ha poi fatto notare che chiamiamo “santa” la Casa di Nazaret «in virtù di coloro che l’hanno abitata, che in essa hanno sviluppato la propria umanità e vissuto la propria fede». È una casa che «è stata resa santa da Maria e dalla sua famiglia», e si pone per noi «come invito a guardare anche alle nostre case come luoghi di santificazione, personale e comunitaria». È la prospettiva «dei discepoli di Gesù, forse nuova o poco considerata», in un contesto sociale che porta a guardare alla casa come “rifugio” dalle tensioni e dalle arrabbiature provate in un mondo ostile, o al rovescio come una “prigione” dalla quale «evadere non appena possibile, per cercare altrove distrazioni e gratificazioni poco impegnative».

Il cardinale Stella ha invitato a guardare a tante «relazioni con genitori o parenti»: in alcuni casi succede «un litigio, uno scambio reciproco di accuse e rivendicazioni, magari per mere questioni materiali, o risentimenti o gelosie personali», a cui segue «un silenzio di anni, o di decenni, in attesa che sia l’altra parte a scusarsi, o a fare il primo passo per la riconciliazione». Così la casa che «poteva essere luogo di santificazione e di gioia, oltre che di testimonianza cristiana e di evangelizzazione reciproca, diventa il “cimitero” di occasioni mancate e di affetti dolorosamente perduti».

Il pellegrinaggio alla Santa Casa «rimanda così alle case dalle quali siamo partiti». Da qui, l’invocazione, perché Dio sostenga «con fede di essere aiutati a guardare con occhi nuovi le nostre case e le nostre famiglie».

L’arcivescovo Fabio Dal Cin, prelato di Loreto, nel saluto iniziale, ha spiegato la scelta del tema di quest’anno, dicendo che lo sport «richiede iniziativa, intraprendenza, slancio, coraggio, determinazione, costanza. È palestra di umiltà, di altruismo, di sano divertimento, di altruismo, di sacrificio — senza sofferenza non si vince — e di tante altre qualità che non sono solo umane, ma anche genuinamente cristiane, e che un ragazzo e un giovane può assumere con maggiore convinzione in un’esperienza bella e gioiosa».

Dopo la messa, sul sagrato della basilica sono stati recitato l’Angelus e impartita la benedizione all’Aeronautica civile e militare di tutto il mondo, che riconosce nella Madonna di Loreto la propria patrona.