Uno scambio di esperienze per affrontare il problema degli abusi

 Uno scambio di esperienze  per affrontare il problema degli abusi  QUO-201
06 settembre 2021

La Pontificia Commissione per la tutela dei minori è stata istituita nel 2014 come organo consultivo al servizio del Santo Padre. Il compito della Commissione è «proporre al Santo Padre delle iniziative volte alla promozione della responsabilità nelle Chiese particolari nella protezione di tutti i minori e degli adulti vulnerabili» (Statuto, art. 1). Fin dall’inizio, la maggiore preoccupazione della Commissione è stata quella di trovare il modo migliore per proteggere i bambini e aiutare il Papa e la Chiesa a raggiungere questo obiettivo. Il ruolo della Commissione, peraltro, non è mai stato quello di assumere responsabilità per singoli casi di abuso (di competenza, invece, di un’autorità giudiziaria o di un tribunale).

È diventato presto evidente che in molti casi il comportamento della Chiesa — volto a difendere se stessa — la sprofondava sempre più in una situazione pericolosa, causando ancora danni. Il risentimento più profondo era stato causato da coloro che, in una posizione di autorità, avevano voluto tutelare le singole reputazioni e tentato di evitare gli scandali coprendo gli abusatori, trasferendoli e provocando in tal modo nuovi abusi di bambini invece che la loro protezione. La Commissione ha condiviso principi fondamentali generali quali la credibilità, la trasparenza, la responsabilità e la “accountability” (il dover rendere conto). Chiunque sia responsabile di altri deve rispondere, in maniera trasparente, del modo in cui fa uso della propria autorità; non è ammesso alcun criterio di auto-regolamentazione a porte chiuse, compresa la gestione degli aspetti professionali dei ruoli pastorali, di insegnamento, di consulenza e di coinvolgimento della comunità.

Nel primo periodo, la Pontificia Commissione ha dato il via a diverse attività e iniziative che hanno toccato problemi generali come il segreto pontificio e l’obbligo della segnalazione. Allo stesso tempo, vengono avviate diverse iniziative a livello locale. L’attenzione si concentra sostanzialmente su aree nelle quali già si parlava molto di abusi, come ad esempio il Cile. La Commissione è coinvolta nell’organizzazione di alcuni progetti e conferenze, come la Conferenza latinoamericana per la tutela dei minori (2019), organizzata congiuntamente dalla Pontificia Commissione e dall’arcidiocesi di Bogotá con la partecipazione della Clar (Confederazione latinoamericana dei religiosi), del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano), delle scuole cattoliche, di entità governative, di ong internazionali e locali, di organi di informazione internazionali e di Chiese di altre denominazioni cristiane; o come l’accertamento della condizione della tutela nell’educazione e nella formazione nelle scuole cattoliche, con progetti pilota avviati in Sud Africa, Colombia, India, Filippine e Tonga.

Europa centrale e orientale

In questa prima fase, l’Europa centrale e orientale è rimasta fuori dal principale campo d’interesse della Commissione. Mentre inizialmente sembrava che le Chiese di quella regione fossero state risparmiate da questi problemi, purtroppo in seguito è diventato evidente che non era così.

L’idea — o piuttosto la necessità — di organizzare una conferenza per quest’area geografica nasce alla fine del 2017, prima del vertice internazionale che si è tenuto in Vaticano. La conferenza «Our common mission of safeguarding God’s children» era stata inizialmente programmata per il febbraio 2019 e poi rinviata al 2020 a motivo dell’incontro voluto da Papa Francesco in Vaticano, proprio nel febbraio 2019. Purtroppo, la pandemia da covid-19 non ha permesso di organizzarla in quel periodo — ed ecco il motivo per cui alla fine la Commissione ha approvato la data di settembre 2021 per lo svolgimento di questa Conferenza.

Già nel 2017 era diventato evidente che il fenomeno degli abusi sessuali aveva una portata molto più ampia di quanto non si pensasse nei Paesi dell’Europa centro-orientale e che non era limitato a un solo Paese. Per questo, la Pontificia Commissione comprese l’importanza di organizzare questa Conferenza a un livello regionale più ampio. Inoltre, proprio in considerazione del rilievo e dell’importanza della Chiesa polacca, ma anche in considerazione del numero dei casi venuti alla luce nel Paese, si decise di svolgere la conferenza a Varsavia, ma che questa non si sarebbe concentrata unicamente sulla situazione in Polonia.

In questa regione ci sono diversi Paesi, diverse situazioni religiose e diverse comunità ecclesiali. Nonostante queste diversità, il problema dell’abuso sessuale di minori esiste, a livelli diversi, in tutta la regione. Per poter affrontare le sfide è necessario uno scambio di esperienze tra le Chiese di tutta la regione. Nella lotta contro la piaga dell’abuso sessuale sui minori e nel perseguimento dell’obiettivo statutario di promuovere le responsabilità delle Chiese locali, la Pontificia Commissione esprime tutta la sua solidarietà alle Chiese dell’Europa centro-orientale per il loro impegno a prevenire e affrontare il male originato dal tradimento dei giovani nella loro regione. Un modo di esprimere questa solidarietà è quello di fornire opportunità ai leader delle Chiese di incontrarsi e imparare gli uni dagli altri e da coloro che hanno particolare esperienza e/o che si sono confrontati con le realtà della crisi in uno spirito di comunione e determinazione per garantire che la Chiesa sia un luogo sicuro per i giovani. Un altro obiettivo della Conferenza è la prevenzione del fenomeno.

Alla Conferenza «Our Common Mission» parteciperanno rappresentanti di quasi tutti i Paesi della regione dell’Europa centrorientale: Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ucraina, Romania, Croazia, Bielorussia, Ungheria, Slovenia, Lituania, Lettonia, Estonia, Russia, Serbia, Montenegro, Kosovo, Macedonia del Nord, Moldova, Albania, Bulgaria, Germania (con Renovabis). Da ciascun Paese parteciperanno persone designate dalle rispettive Conferenze episcopali, compresi i coordinatori o delegati alla Conferenza e rappresentanti di congregazioni religiose.

Il motu proprio di Papa Francesco Vos estis lux mundi, del 2019, che stabilisce la procedura che chiama in causa le autorità ecclesiali, è il documento sul quale si basa questa Conferenza.

La situazione
è in evoluzione dinamica

Le circostanze sono cambiate dall’istituzione della Commissione. Si possono distinguere due fasi nella maggior parte delle Chiese locali: la prima, che vede la crescente presa di coscienza del fatto che alcuni sacerdoti hanno abusato di minori; la seconda, quando diventa evidente che la gerarchia della Chiesa ha gravemente mancato nel rispondere alle denunce ricevute. La successione serrata degli eventi nel 2018, con accuse che hanno coinvolto leader di alto profilo nella Chiesa — come il cardinale Theodore McCarrick — e la negligenza delle autorità ecclesiali nel trattare le denunce hanno avuto un impatto negativo importante sull’opinione pubblica per quanto riguarda la credibilità e la fiducia nella leadership della Chiesa. L’interpretazione della legge, per quanto concerne la responsabilità di un superiore riguardo a un’azione di un subalterno, è cambiata: questo significa che oggi è possibile ritenere responsabile un’entità legale ecclesiale del danno causato dall’abuso sessuale da parte di un sacerdote, anche se questo è avvenuto «in occasione di» e non «nell’ambito di» un eventuale adempimento di un incarico canonico da parte del sacerdote, come l’insegnamento della religione o l’amministrazione di sacramenti. Nell’ambito della giurisdizione ecclesiale, Papa Francesco ha deciso che se i vescovi falliscono nel loro compito, ne devono rendere conto. Questa crisi richiede una riflessione teologica e canonica sulla responsabilità di un vescovo diocesano per quanto riguarda la garanzia di prevenzione, intervento, giustizia e riparazione.

Nel Paesi dell’Europa centro-orientale cresce la consapevolezza sociale e istituzionale dei problemi derivanti dagli abusi sessuali sui minori. Anche la Chiesa locale sta prendendo coscienza di questo problema. C’è ancora una radicata mentalità di segretezza e diffidenza, retaggio del passato comunista. È molto importante che questo aspetto sia tenuto in considerazione nella Conferenza.

Gli obiettivi principali
della Conferenza

Gli obiettivi principali
della Conferenza sono:

— La condivisione di esperienze e la riflessione al fine di conoscere come le Chiese dell’Europa centro-orientale stanno affrontando il fenomeno degli abusi sessuali dei minori;

— Ispirare le autorità nella Chiesa ad assumere le responsabilità dovute per affrontare correttamente gli abusi sui minori con una risposta adeguata ai crimini commessi da membri del clero e ai gravi errori delle autorità ecclesiali, insieme a un impegno forte in favore della prevenzione;

— Promuovere nei Paesi dell’Europa centro-orientale una migliore comprensione della posizione della Santa Sede nei riguardi di abusi sessuali su minori commessi da membri del clero;

— Promuovere una migliore comprensione nelle istituzioni della Santa Sede riguardo alla necessità delle Chiese dell’Europa centro-orientale di un’assistenza particolare per affrontare il fenomeno degli abusi sessuali da parte di sacerdoti;

— Creare una piattaforma di collaborazione e di scambio regolari tra i Paesi dell’Europa centro-orientale;

— Promuovere la comunicazione tra le autorità ecclesiali e i fedeli e la società civile nei Paesi dell’Europa centro-orientale;

— Creare un gruppo di lavoro che rappresenti una piattaforma per un futuro scambio regolare e collaborativo nella costruzione di ambienti sicuri per i minori.

L’inizio, non la fine

Fin dall’inizio è stata una precisa convinzione condivisa da tutti i membri della Commissione che gli ambiti delle buone pratiche dovessero comprendere programmi di formazione e di istruzione. In tutto questo, uno degli aspetti cruciali è la garanzia del diritto all’informazione. L’informazione esistente è insufficiente: in particolare, ci sono carenze in campo giuridico. Tra le molte iniziative, il riconoscimento di verità e giustizia come diritti delle vittime ha un’importanza grandissima e per questo motivo è necessario che siano riconosciuti standard minimi di diritto all’informazione. Non esiste Chiesa locale, in qualunque zona del mondo si trovi, che sia immune dalle conseguenze della tragedia dell’abuso sessuale sui minori. Le lezioni di assunzione di responsabilità e trasparenza, fornite da altre giurisdizioni, devono essere acquisite. Il tema del diritto all’informazione è nella sua fase iniziale e sarà necessario uno studio lungo e approfondito che compia un’analisi del suo funzionamento, ma anche uno scambio di esperienze.

Questo dimostra chiaramente che questa Conferenza rappresenta l’inizio e non la fine di questa attività e vuole essere l’avvio di iniziative e azioni congiunte.

+Docente di Diritto costituzionale ed esperta in diritti umani all’Università di Poznań (Polonia). È stata primo ministro della Repubblica di Polonia dal 1992 al 1993 e ambasciatrice del Paese presso la Santa Sede dal 2001 al 2013. Nel 2018 è stata riconfermata da Papa Francesco come membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori. Fin dall’inizio del 2017, insieme ad altri membri della Commissione, è stata impegnata nell’organizzazione dell’incontro regionale sulla protezione dei minori per l’Europa centro-orientale, che si terrà a Varsavia.

di Hanna Suchocka *